Bolelli e Fognini, si spegne il sogno della finale a Parigi In rosa la ceca Safarova sfiderà la n.1 Williams

Simone Bolelli e Fabio Fognini si sono fermati in semifinale nel doppio al Roland Garros di Parigi. La coppia azzurra ha ceduto sul “Philippe Chatrier” ai gemelli statunitensi Bob e Mike Bryan, primi favoriti del seeding e numeri uno della specialità e vincitori in carriera di 106 titoli, tra cui 16 nei tornei dello Slam: 63 63 in 59 minuti.
Peccato perché nel primo set i due azzurri erano partiti bene strappando il servizio al mancino Bob salendo 3-2. Poi quattro game di fila la coppia americana ha rovesciato l’inerzia della sfida. Nel secondo set, sotto 4-3 e di un break, Bolelli e Fognini hanno anche avuto una palla del contro break per rientrare ma l’hanno sprecata.
L’ultima sfida risaliva alla finale di Monte Carlo dello scorso aprile ed anche in quell’occasione i due americani si sono imposti in due set: 76 (3) 61.

“La loro forza è che si muovono insieme e ti chiudono ogni zone del campo - ha detto Fabio - del resto sono i più forti, i numeri uno della specialità, mentre noi siamo innanzitutto due singolaristi che giocano anche il doppio. La nostra forza è da fondo campo con la potenza di Simone, che io cerco di sfruttare a rete dove sono più agile. Peccato perché se gestivamo meglio il primo set senza commettere un paio di errori banali forse il match sarebbe andato diversamente”.
Simone ripensa a quel break di vantaggio nel primo set: “Eravamo per la prima volta riusciti a fare il break sul mancino Bob, Avremmo dovuto sfruttare meglio il vantaggio. Perdere il primo set è stato decisivo”.

Una stagione comunque da protagonisti quella di Simone&Fabio, praticamente già qualificati al Masters di specialità di fine anno (sono numeri uno della Race, la classifica stagionale). I due hanno vinto uno storico titolo agli Australian Open a gennaio, hanno raggiunto la finale nel "1000" di Indian Wells a marzo e quella del "1000" di Monte-Carlo ad aprile. A Parigi Bolelli e Fognini nelle precedenti partecipazioni non erano mai andati oltre il secondo turno.

Lucie Safarova: portarsi appresso l'etichetta di "magnifica perdente" non deve essere simpatico. Soprattutto quando hai un tennis da prima della classe, sei a posto atleticamente e per di più sei pure mancina! Adesso, dopo la finale raggiunta al Roland Garros, tra l'altro senza perdere un set, c'è da giurare che nessuno la considererà così. Mai più. L'ultima impresa Lucie l'ha messa a segno in semifinale superando per 75 75 Ana Ivanovic, ex campionessa di Parigi ed ex numero uno del mondo (anche se tutto datato 2008), alla quale non è bastato nemmeno il tifo appassionato dal box del fidanzato Bastian Schweinsteiger, stella del Bayern Monaco e della nazionale di calcio tedesca. Eppure per la 27enne di Belgrado la partita si era messa bene: palla del 5-1 nel primo set e comunque vantaggio di 5-2.

A quel punto la ceca ha ritrovato calma e tranquillità ed ha infilato cinque giochi consecutivi che hanno totalmente mandato nel pallone la Ivanovic, incapace di far male persino col suo colpo migliore, il diritto. La serba è apparsa incapace di reagire ed anche nella seconda frazione, dove ha ceduto la battuta nel terzo game, non ha sfruttato le chance di rientrare che pure la Safarova le ha offerto. Nel decimo gioco però, alla quarta palla break, e dopo che Lucie aveva sprecato con un doppio fallo un match-point, Ana ha messo a segno il contro-break. Solo un sussulto d'orgoglio: due game più tardi la Safarova ha chiuso l'incontro con un uno-due, servizio-diritto, che ha spazzato via ogni paura.

A 28 anni Lucie sta vivendo la sua miglior stagione di sempre: ora a Parigi ha conquistato la sua prima finale Slam, lei che prima di questo torneo poteva vantare quale miglior risultato in un major "solo" la semifinale a Wimbledon dello scorso anno. Sognare non costa nulla, anche se dall'altra parte della rete con tutta probabilità si troverà di fronte Serena, la più forte di sempre: l'ultima tennista mancina a trionfare all'ombra della Tour Eiffel è stata Monica Seles nel 1992. La "vecchia" Safarova non lo avrebbe mai nemmeno sognato: forse la"nuova" Lucie comincia a farci un pensierino.....

Serena Williams permettendo, naturalmente. E la statunitense per carattere non è particolarmente collaborativa.... Nulla riesce a fermare la numero uno del mondo, nemmeno tosse e raffreddore. Serena respira a fatica, ansima dopo ogni colpo, barcolla ma non cede. Chiedere a Timea Bacsinszky per informazioni. Nella seconda semifinale la statunitense ha battuto per 46 63 60 la svizzera, 23esima testa di serie e rivelazione del torneo, alla sua prima semifinale Slam in carriera. Timea è uscita dal "Philippe Chatrier" in lacrime, lei che lo scorso anno a Parigi giocava le qualificazioni dopo una lunga pausa dal tennis durante la quale aveva fatto la barista. La 25enne di Losanna per un momento forse ha anche sperato di riuscire nell'impresa: avanti 64 3-2 e servizio contro una Williams evidentemente affaticata sembrava che potesse farcela. Ed invece Serena ha semplicemente rifiutato di perdere - evidentemente nel suo vocabolario la parola "sconfitta" non è contemplata - ha infilato un parziale di 12 punti a 3, è salita 5-3 e poi ha pareggiato il conto dei set.

In avvio di terza frazione, con due incredibili errori di diritto, Timea ha ceduto ancora la battuta ed in pratica il match è finito li. Serena ha completato la sua striscia di dieci giochi di fila chiudendo per 60 la quarta rimonta di questo Roland Garros. Sabato giocherà contro la Safarova la sua terza finale a Parigi: le due precedenti, nel 2002 e nel 2013, le ha sempre vinte. Nel bilancio dei confronti diretti con Lucie, la 34enne americana, che punta al 20esimo titolo major, è avanti per 8-0.

Un sogno chiamato Roland Garros. Quel che è già certo è che domenica sul "Philippe Chatrier" sarà incoronato un sovrano nuovo di zecca. Nessuno dei quattro semifinalisti dell'edizione 2015 dello Slam francese ha mai alzato infatti in carriera la Coppa dei Moschettieri. Ed uno soltanto tra loro, Novak Djokovic, ha già giocato in finale (due per la precisione, nel 2012 e nel 2014, sempre sconfitto da Nadal).

Sabato di semifinali - WAWRINKA vs TSONGA - Ovvero: la semifinale che non ti aspetti. Da quella parte di tabellone (quella bassa) accreditati per un posto nel penultimo atto c'erano Federer, Berdych, Nishikori. Ed invece eccoti "Stan the man", mai oltre i quarti in terra francese (peraltro raggiunti una sola volta, nel 2013), ed il "Cassius Clay del tennis", a bissare inaspettatamente - ma per la gioia suprema del pubblico do casa - il risultato di due anni fa.
Un Wawrinka versione de luxe, ottava testa di serie del torneo, ha eliminato nei quarti in tre set il connazionale Roger Federer, numero due del seeding e del ranking mondiale, sfoderando una condizione molto vicina a quella che gli aveva permesso un anno e mezzo fa di conquistare a Melbourne il suo primo - e fin'ora unico - titolo Slam in carriera. Il 30enne di Losanna troverà dall'altra parte della rete il coetaneo di Le Mans, 14esima testa di serie, che si è imposto in cinque set sul giapponese Kei Nishikori, quinto favorito del seeding. A Parigi il campione di origini congolesi era già arrivato in semifinale nel 2013, stoppato dallo spagnolo David Ferrer. Ora Jo-Wilfred ha un'altra chance - forse piccola, forse l'ultima - di rendere felice una nazione intera. Grazie a lui il pubblico parigino può continuare a sognare un trionfo che nel torneo di casa manca dal 1983, quando Yannick Noah riuscì nell'impresa, lui l’ultimo tennista d’attacco a vincere lo Slam francese da 32 anni regno incontrastato dei grandi ribattitori, con l'unica eccezione di Federer nel 2009 (l'anno in cui lo svizzero centrò il Career Grand Slam).
In parità il bilancio dei precedenti tra lo svizzero ed il francese: 3-3.

DJOKOVIC vs MURRAY - Stroncando in tre set nei quarti Rafa Nadal, signore incontrastato della terra parigina e non solo (almeno fino a mercoledì 3 giugno 2015 - peraltro giorno del 29° compleanno dello spagnolo), Nole ha cancellato ogni residuo dubbio su chi sia in questo momento il giocatore più forte del mondo, anche sul rosso. Ora al 28enne di Belgrado servono solo altre due vittorie per centrare l'obiettivo dichiarato senza mezzi termini sin dall'inizio della stagione: conquistare l'unico major che gli manca per completare il Career Grand Slam. Certo il Nole visto contro Rafa, benché il maiorchino fosse tutt'altro che al massimo della condizione, fa paura. A provare a rovinare i piani del serbo, in serie positiva da 27 match (l'ultima sconfitta risale alla finale di Dubai persa contro Federer lo scorso febbraio), venerdì ci proverà Andy Murray. Lo scozzese, terzo favorito del seeding, nei quarti si è imposto in quattro set, con una prestazione piuttosto convincente, sullo spagnolo Ferrer, settima testa di serie: per il 28enne di Dunblane sarà la terza semifinale a Parigi dopo quelle raggiunte nel 2011 enel 2014, sempre stoppato in tre set da Nadal. Nel bilancio dei confronti diretti Nole conduce per 18 ad 8 su Andy ed ha vinto tutte le ultime sette sfide: Murray non batte Djokovic dalla storica - per il tennis britannico - finale di Wimbledon 2013. Ma Murray quest'anno ha scoperto di essere in grado di vincere anche sulla terra, con il titoli back to back di Monaco di Baviera e Madrid, i primi in carriera sul "rosso".

 

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