Ottava finale sull'erba per Serena Williams Avversaria è la sorpresa spagnola Muguruza
Saranno Serena Williams e Garbine Muguruza a contendersi sabato il trofeo di Wimbledon 2015. Per la statunitense, in piena corsa per il Grand Slam, sarà l'ottava finale nel major londinese: per la spagnola la prima in assoluto in uno Slam. Nel bilancio dei precedenti Serena è avanti 2-1 ma Garbine ha dimostrato di poterle dare parecchio fastidio. E poi non sembra soffrire affatto di timori reverenziali.
CONTINUA IL SOGNO DI GARBINE - "Ho lavorato tutta una vita per un momento come questo". E il momento per Garbine Muguruza è stato quando ha messo nell'angolo lo schiaffo di diritto che l'ha proiettata nella sua prima finale a Wimbledon, la prima in assoluto in uno Slam. E dritta dritta nelle top-ten: male che vada, lunedì sarà numero 9. In semifinale la spagnola, 20esima testa di serie, ha battuto per 62 36 63, in un'ora e 56 minuti di gioco, la polacca Agnieszka Radwanska, 13esima testa di serie, finalista sui prati di Church Road nel 2012. La 21enne di origini venezuelane, tennis potente basato su servizio e diritto estremamente incisivo, ha dimostrato di avere carattere. E' entrata in campo senza troppi timori, e si è in tutta scioltezza trovata avanti di un set ed in vantaggio per 3-1 nel secondo. A questo punto probabilmente intravedere un traguardo così prestigioso le ha tolto tranquillità spingendola ad allontanarsi da quello schema servizio/diritto lungolinea che le riesce così bene.
La Radwanska ne ha approfittato infilando sei giochi di fina e iniziando il set decisivo con un break di vantaggio. A questo punto è arrivata la reazione di Garbine che si è concretizzata in un contro-break immediato: la spagnola ha ritrovato la calma e, nel sesto game, ha strappato la battuta alla polacca. Nell'ottavo game è stata a due punti dal match ma "Aga" è riuscita ad allungare l'incontro. Nel gioco successivo la Muguruza ha salvato due palle-break poi, sulla seconda parità, durante uno scambio nel quale peraltro la spagnola era in posizione favorevole per chiudere il punto, dal box della polacca è arrivato un chiarissimo suggerimento (il coach?) di chiamare il falco su una palla poi rivelatasi dentro della spagnolo.
Ed è arrivato il primo match-point: per Garbine è stato più che sufficiente. "Mi piacerebbe avere qui per la finale i miei genitori e i miei due fratelli, ma forse non dovrei cambiare nulla...", ha detto scherzando la spagnola. Dopo 19 anni dunque una spagnola di nuovo in finale all'All England Club (l'ultima era stata Arantxa Sanchez Vicario nel 1996, stoppata da Steffi Graf). Prossimo obiettivo per Garbine eguagliare Conchita Martinez, trionfatrice nel 1994 ( "In questi giorni mi sta dando tanti consigli"). Per Farlo la Muguruza dovrà battere la più forte di tutte (e forse di tutti i tempi), Serena Williams: nel bilancio dei confronti diretti con l'americana è sotto per 1-2. I soli quattro giochi concessi a Serena a Parigi 2014, però, qualcosa vogliono dire ....
SERENA E LA SCARAMANZIA - Povera Maria Sharapova. Da lunedì tornerà ad essere la numero due del ranking mondiale - seppure ad una distanza abissale di punti dalla numero uno - ma l'unica cosa che è riuscita ad ottenere contro Serena nella semifinale persa per 62 64, in un'ora e 18 minuti di gioco, è stata quella di rendere solo un po' meno severo il punteggio. La russa ha cominciato commettendo ben tre doppi falli nel primo game ed ha passato tutto il match ad inseguire la sua avversaria prima di perderci per la 18esima volta in venti confronti (non batte l'americana dal Master Wta del 2004). E dire che la numero uno del mondo non era apparsa fin qui in condizioni strepitose: aveva veramente convito solo nella sfida contro la sorella Venus ed anche contro la Azarenka era sembrata piuttosto incostante.
Ma, si sa, quando il gioco si fa duro ... con tutto quel che segue. Solo su una questione la Williams appare un tantino vulnerabile: nelle sue interviste si parla della sua qualificazione super-anticipata al Masters Wta di Singapore (record: mai nessuna, da quando dal 2003 l'evento conclusivo del circuito femminile prevede solo otto giocatrici, ci era riuscita così presto) ed anche del fatto che, in caso di vittoria del torneo, da lunedì avrebbe più del doppio dei punti della seconda in classifica (Sharapova), situazione mai verificatasi prima nella storia del tennis.
Assolutamente vietato, però, accennare all'eventuale Grand Slam: quelle due paroline Serena non le vuole proprio sentire. A parte il fatto che le servono altre 8 vittorie (una a Wimbledon e sette agli Us Open), è ben consapevole che questa potrebbe essere l'ultima chance di poter ambire ad essere definita la più grande di sempre. In questa stagione ha già trionfato a Melbourne e a Parigi, ed era dal 2001 (Jennifer Capriati) che una giocatrice non riusciva ad aggiudicarsi i primi due major dell'anno. Meglio quindi concentrarsi sulla finale di sabato: l'ottava in carriera, la prima dal 2012. Delle sette precedenti Serena ha vinto quelle del 2002, 2003, 2009, 2010 e 2012 mentre ha perso quella del 2004 (dalla Sharapova) e quella del 2008 (da Venus).
Venerdì giornata dedicata alle semifinali maschili del torneo di Wimbledon. In corsa le prime tre teste di serie, nell’ordine Djokovic, Federer e Murray, e il 21esimo giocatore del seeding, Gasquet. Ecco curiosità e numeri delle due attesissime sfide.
(1) Novak Djokovic (SRB) c. (21) Richard Gasquet (FRA)
Nole è sicuro di restare al primo posto del ranking mondiale indipendentemente da come andrà a finire il torneo. Contro Gasquet parte nettamente favorito. Del resto il bilancio parla chiaro: 11-1 per il 28enne serbo. L’unica vittoria del francese, ex enfant prodige del tennis mondiale mai sbocciato del tutto, risale al 2007 nei round robin della Tennis Masters Cup a Shanghai sul veloce indoor. Da allora si sono incrociati nove volte e Djokovic ha ceduto solo un set nel 2013, sempre nei round robin delle Atp World Tour Finals di Londra. Sin qui il serbo ha perso due set, entrambi contro il gigante sudafricano Anderson, che era andato 2-0 prima della rimonta di Nole. In totale è stato in campo 10 ore e 43 minuti, contro le 11 ore e 13 minuti di Gasquet, che di set ne ha ceduti tre (uno a Kyrgios negli ottavi e due a Wawrinka nei quarti). Il francese gioca la sua seconda semifinale sull’erba londinese: la prima l’aveva raggiunta giovanissimo, a 21 anni. Djokovic va a caccia della sua 17esima finale in tornei del Grande Slam: il bilancio è di 8 titoli e altrettante sconfitte. Sarebbe la quarta ai Championships. dove vanta due successi e un ko. Battendo Gasquet centrerebbe la 51esima vittoria a Wimbledon, eguagliando Bjorn Borg al sesto posto di questa speciale classifica, che vede al primo posto Connors a quota 84. L’ultimo francese in finale a Londra è stato nel 1997 Cedric Pioline (fu sconfitto da Sampras). Per trovare un francese trionfatore a Wimbledon bisogna andare indietro fino al 1946, quando si impose Yvon Petra. Prima di lui c’era stata l’epopea dei vari Lacoste, Borotra e Cochet, ma si parla di anni Venti.
(3) Andy Murray (GBR) c. (2) Roger Federer (SUI)
Quanto scontata sembra la semifinale della parte alta (una vittoria di Gasquet sarebbe una delle più grosse sorprese del tennis da tanti anni a questa parte), così sembra all’insegna dell’equilibrio quella tra lo svizzero e lo scozzese. Lo dicono chiaramente i precedenti: 12-11 per King Roger, che tuttavia si è imposto nelle ultime tre sfide. Parità sull’erba: uno a uno, Nel 2012 Federer conquistò ad inizio luglio a Wimbledon il suo settimo titolo, 17esimo in totale negli Slam (l’ultimo per il momento) battendo Murray. Un mese dopo Andy si prese la rivincita battendo il rivale sempre sul Centre Court nella finale delle Olimpiadi e conquistando la medaglia d’oro. Per il campione di Basilea sarà la decima semifinale ai Championships, la 37esima negli Slam (nessuno come lui nell’era open). Insegue la decima finale sull’erba londinese, la 26esima nei Major: a 33 anni e 338 giorni, diventerebbe il più anziano tennis a giocare l’ultimo atto dei Championships dietro Ken Rosewall: l’australiano nel 1974 aveva 39 anni e 246 giorni. Dovesse vincere il titolo diventerebbe il primo tennista di sempre a conquistare otto titoli a Wimbledon. Solo Connors ha vinto più match di lui sull’erba londinese: 84 per Jimbo, 78 per ora i successi di Federer. Lo svizzero sin qui ha perso solo un set al tie break contro Groth al terzo turno e ha ceduto solo in un’occasione il turno di servizio: complessivamente è rimasto in campo sette ore e 51 minuti, contro le 11 ore e due minuti di Murray, che ha perso due set (uno contro Seppi al terzo turno e l’altro contro Karlovic negli ottavi). Per il 28enne scozzese di Dunblane sarà la 17esima semifinale di Slam, la sesta a Wimbledon dove insegue la terza finale. Nel 2013 trionfò mettendo fine ad un’attesa di 77 anni: era dal 1936 che un tennista britannico non alzava la coppa maschile nel torneo di casa. L’ultimo era stato il mitico Fred Perry (tre successi dal 1934 al 1936). Lo scozzese punta alla sua nona finale nei Major: ne ha vinte due (US Open 2012 e Wimbledon 2013).