Dopo 12 anni Malfer lascia la Fidal e si candida alla presidenza Coni
Dopo dodici anni alla guida del Comitato Fidal Trentino, Giorgio Malfer - arcense classe 1958 - ha deciso di passare la mano, rendendosi disponibile per la candidatura alla presidenz del Coni Trentino.
«Credo sia ora di un rinnovamento: lascio un Comitato in salute, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico e di questi tempi non si può certo dire che sia poca cosa», commenta a poche settimane dall'appuntamento elettorale il numero uno del Comitato Fidal Trentino.
«In questi anni ho avuto il piacere di guidare il Comitato lungo tre avventure olimpiche che dopo anni di assenza hanno riproposto il Trentino sul palcoscenico principale dello sport mondiale: a Pechino Martina Giovanetti aveva meritato la convocazione, poi a Londra è toccato a Yuri Floriani fino alla storica tripletta di Rio 2016 con lo stesso Floriani scortato da Silvano Chesani e Giordano Benedetti. L'Olimpiade è solo la punta di un iceberg fatto di tante medaglie tricolori conquistate in tutte le categorie e degli importatissimo trionfi europei di Silvano Chesani, argento a Praga nel 2015, e Yeman Crippa, due volte campione continentale nel cross under 20. Proprio sui fratelli Crippa si è definito negli anni precedenti un progetto che oggi possiamo dire essere andato in porto».
Dopo tanti anni di presidenza, inevitabile il capitolo dei ringraziamenti.
«Innanzi tutto mi preme sottolineare l'importanza di aver avuto accanto una figura come Walter Malfatti, segretario del Comitato da 16 anni e spalla insostituibile oltrechè amico di una vita. Ma un grazie va rivolto a tutti i consiglieri che si sono alternati in Comitato, iniziando da Giuliano Toniatti che per dodici anni ha curato la contabilità di Fidal Trentino. Un pensiero particolare va anche ai giudici di gara ed ai due fiduciari tecnici di questo cammino, con il professor Pietro Endrizzi a dettare le linee tecniche del Comitato fino al 2010 quando è stato nominato responsabile del mezzofondo azzurro; poi è iniziato il periodo targato Massimo Pegoretti che dura tutt'ora e ha permesso di cementare ancor più una struttura tecnica invidiataci da tutta Italia e di ottimizzare il progetto Poli di Sviluppo e di curare la crescita generale del movimento. E poi grazie di cuore a mia moglie Michela che mi ha supportato e sopportato per questi anni di presidenza».