Crisi Inter, Tronchetti accusa: «Una squadra non si gestisce da Giacarta»
Appiano come un fortino nel giorno del silenzio. La società non ha niente da dire di fronte all’ennesima disfatta dell’Inter. Del resto, il club aveva dato la fiducia a Frank De Boer proprio qualche giorno fa, durante l’assemblea dei soci. Un’operazione studiata a tavolino per dimostrare che la società è unita e sa parlare a una voce sola. In realtà non è proprio così: De Boer ha le ore contate e la telefonata dall’oriente che potrebbe allungargli la vita non è ancora arrivata. L’olandese è un uomo solo, mandato allo sbaraglio dall’Inter molto cinese, un pò indonesiana. In ogni caso sempre meno italiana con il trio Ausilio, Gardini e Zanetti privo di veri poteri decisionali.
I tre dirigenti si ritrovano ad Appiano, non parlano con De Boer e avviano una sorta di consultazione interna in attesa di un cenno da Nanchino. Non è facile congedare il tecnico senza perdere la faccia: il presidente Thohir dovrebbe fare marcia indietro e ammettere di aver preso una cantonata. La società deve trovare una via d’uscita onorevole. L’allenatore ha molte colpe, è sordo ai consigli, refrattario al calcio italiano e incapace di gestire il gruppo senza creare conflitti. Ma sono i vertici nerazzurri a salire sul banco degli imputati. Si naviga a vista e forse si attende la trasferta contro il Southampton per porre termine a una lenta agonia.
Oggi tutti tacciono ma alla fine è Tronchetti Provera a uscire allo scoperto: «Anche un allenatore straordinario senza la società non riesce a raggiungere grandi obiettivi. Una squadra di calcio non la si gestisce da Giacarta, da Pechino o da Nanchino. Moratti ha vinto quindici titoli in sei anni grazie al fatto che la proprietà era presente. In generale, nel calcio l’unica formula vincente è una proprietà appassionata e vicina alla squadra: esattamente come Berlusconi con il Milan, o Agnelli con la Juventus...». L’unico responsabile della crisi dell’Inter è il club stesso: «Una somma di errori troppo lunga. Devono affidarsi a una persona che conosca bene il calcio italiano e con pieni poteri per gestire la squadra. Una persona di fiducia».
Ancora una volta Tronchetti Provera auspica un ritorno di Massimo Moratti: «Doveva essere un problema già risolto da tempo, oggi parleremmo in modo diverso dell’Inter».
La squadra nerazzurra ha conquistato quattordici punti in undici partite, ben cinque le sconfitte in campionato e con il rischio di uscire dall’Europa League. Un anno fa, quando Mancini era in panchina, l’Inter era prima in classifica con 24 punti e un solo ko. De Boer chiede tempo ma il distacco può diventare incolmabile e non è escluso che la società decida di affidare la squadra - già per la sfida con il Southampton - al tecnico della Primavera Stefano Vecchi. Solo un’ipotesi per ora, mentre continuano a circolare i nomi di Blanc, Leonardo, Pioli e Guidolin come possibili sostituti.
Si candida anche Edoardo Reja: «Finora non è arrivato nessun segnale concreto ma ne sarei onorato anche con un breve contratto». La situazione resta incerta e viene ben sintetizzata da Alessandro Altobelli. «Per quanto riguarda l’allenatore dell’Inter - dice a Premium - a questo punto farei un referendum. Moratti vuole Leonardo, Thohir vuole Bielsa o Blanc, Suning vorrà un altro e Ausilio vorrà un italiano. Mi sembra una cosa fuori dal normale, stiamo assistendo a cose inverosimili. Sono amareggiato e penso che Thohir sia un pò il responsabile di quanto sta succedendo».
Stessa opinione per Roberto Boninsegna: «La squadra è stata costruita male, piena di doppioni. E non c’è chi comanda».