Iniziano a scorrere i titoli di coda sull’era Berlusconi del Milan
Iniziano a scorrere i titoli di coda sull’era Berlusconi del Milan. L’ex premier ha accettato di restare con il ruolo di presidente onorario, mentre il suo storico braccio destro, Adriano Galliani, è pronto a lasciare quando a fine novembre la proprietà passerà alla cordata cinese guidata da Sino-Europe Sports. Si chiuderanno 30 anni di storia con 28 trofei e 16 secondi posti, uno score da aggiornare il 23 dicembre, quando i rossoneri, contro la Juventus, saranno di nuovo protagonisti di una finale cinque anni dopo l’ultima.
«Con la nostra gestione abbiamo conquistato un’ultima finale, la Supercoppa italiana a Doha, mi auguro che lasceremo il Milan con 29 trofei e 16 secondi posti. C’è da essere molto, molto soddisfatti» ha sottolineato l’ad rossonero, augurandosi che i cinesi riportino i fasti del passato. «Spero di sì ma è difficile tornare competere con realtà di proprietà grandissime e fatturati altrettanto grandi», ha spiegato dopo aver ricevuto la Guirlande d’Honneur dal Festival del cinema e della televisione sportiva, assieme a Dan Peterson, il coach che ha fatto la storia della Milano del basket e che lo stesso Galliani nel 1987 provò a portare sulla panchina del Milan. «Cinema, televisione e sport rappresentano l’essenza della mia vita professionale: questo è il premio più gradito a conclusione dei miei 30 anni di Milan - ha sorriso Galliani -. L’amore per il Milan è eterno. Fino al giorno del closing sarò assolutamente concentrato sul mio lavoro, come sto dimostrando.
Poi rimarrò tifoso del Milan: l’amore non passa».
Il post-Milan di Galliani resta in sospeso. Si ipotizza un ritorno alla presidenza della Lega Serie A, ma c’è chi ritiene probabile che il manager brianzolo, 72 anni, sia in cerca di un ruolo più adrenalinico. «Giuro che non ci ho pensato, non ci penso», ha tagliato corto, eliminando dalle opzioni l’ipotesi di lavorare nel basket per l’Olimpia Milano, un’altra passione che continuerà a seguire «solo da tifoso».
Da 37 anni al fianco di Berlusconi, l’ad rossonero definisce l’ex premier «un innamorato del Milan» e gli rende merito per la «politica dei giovani italiani», enfatizzata anche dal decisivo gol di tacco di Gianluca Lapadula a Palermo. «Lapadula ha una cattiveria agonistica che non ha eguali negli altri 27 giocatori del Milan. A Milanello rincorre chiunque, anche in giro per i vialetti...», ha sorriso Galliani ammettendo che non ci sono grandi differenze fra la rosa a disposizione un anno fa di Sinisa Mihajlovic e quella che Vincenzo Montella ha riportato ai piani alti della classifica: «In certi anni le cose vanno bene e in altri meno. Ci sono anni in cui i giocatori si separano dalle mogli, e l’ultimo è stato il record... Quest’anno filano tutti d’amore e d’accordo, e i rendimenti sono diversi».