La semifinale femminile agli Australian Open vedrà in lizza Vandeweghe e Venus Williams
E se gli Australian Open li vincesse CoCo Vandeweghe? Il giorno del sorteggio, quando l’urna aveva assegnato la 25enne californiana alla nostra Roberta Vinci, si era capito subito che non era un bel sorteggio, tutt’altro. E infatti, dopo l’azzurra, la 25enne nata a New York ma cresciuta a Rancho Santa Fe, ha messo in fila la Bouchard, la Kerber e la Muguruza centrando così la prima semifinale Slam della carriera. Era una ragazzina nel 2010 a San Diego, quando l’armata azzurra superò nella finale di Fed Cup gli Stati Uniti. Già allora Mary Jo Fernandez, capitano a stelle e strisce, ne parlava entusiasta.
“Per giocare un tennis aggressivo come il suo - ha detto nei giorni scorsi Martina Navratilova - bisogna avere una grande considerazioni di se stessi”. Di certo a CoCo non mancano personalità, coraggio e parlantina sciolta. Insomma ha tutto per diventare un personaggio e visto che Serena non è eterna per il tennis femminile è una buona notizia. Il circuito femminile è alla disperata ricerca dell’erede dalla Williams e la Vandeweghe alla più illustre connazionale somiglia per stile di gioco: pure lei tira delle tranvate da paura. Se n’è accorta sulla Rod Laver Arena la spagnola Muguruza, piegata dalla potenza devastante della rivale. Dall’alto dei suoi 185 centimetri CoCo si affida a un servizio bomba (non a caso è sempre ai primi posti nella classifica degli ace) e cerca di accorciare lo scambio più che può perché con quelle sue gambone non brilla per velocità negli spostamenti. Ma quando impatta la pallina al punto giusto fa molto male. In fondo la Kerber dopo la rincorsa dell'anno passato non ne ha più azzeccata una, la Muguruza va a corrente alternata, la Halep ha limiti fisici, la Pliskova buona, ovvero Karolina, è tutta ancora da decifrare. E intanto CoCo avanza a suon di randellate.
La nonna, Colleen Kay Hutchins, è stata Miss America nel 1952, ma la sua è una famiglia di sportivi. Mamma Tauna ha partecipato a due edizioni delle Olimpiadi: nel 1976 a Montreal come nuotatrice e nel 1984 a Los Angeles come pallavolista. CoCo, invece, è una cestista mancata: voleva seguire le orme del nonno Ernie, giocatore dei New York Knicks negli anni Cinquanta. Infatti ha iniziato relativamente tardi, a 11 anni, spinta dal fratello Beau, che ha poi ripiegato sulla pallavolo e ha ottenuto una borsa di studio presso la Pepperdine University. Fino a 15 anni si è divisa per qualche anno tra i campi da tennis e il parquet del basket, poi ha deciso di dedicarsi seriamente alla racchetta mettendo da parte il pallone a spicchi.
Da circa un anno è allenata da Craig Kardon, che in passato ha lavorato con Navratilova, Davenport, Capriati e Ivanovic. Tutte numero uno. Dopo il successo sulla Muguruza le hanno chiesto qual è il suo obiettivo: “Diventare la migliore del mondo. Ho sempre avuto sogni di questo tipo: vincere uno Slam, essere la numero uno. Devo mettermi nella posizione di pensare che sia possibile”. Questo significa parlare chiaro.
“I’m ready”. E’ il titolo della canzone che il rapper haitiano Wyclef Jean ha dedicato qualche anno fa a Venus Williams. I due si sono conosciuti nel 2008 durante le riprese di “Iconoclasts”, un reality show. La Venere Nera del tennis è in semifinale agli Australian Open, la terza a Melbourne, la 22esima nei tornei dello Slam in cui vanta 7 titoli. A 36 anni suonati ed alla 73esima partecipazione a un Major è la più anziana in tabellone. Non solo: nell’era open solo Billie Jean King (39 anni) e Martina Navratilova (38) erano più in là negli anni quando hanno raggiunto una semifinale in uno Slam (Wimbledon per entrambe).
Nei quarti Venus ha superato per 64 76 (3) la russa Anastasia Pavlyuchenkova. Dovesse proseguire la sua corsa c’è la concreta possibilità di rivedere a Melbourne la stessa finale di 14 anni fa: era il 2003 e la sfida in famiglia la vinse la sorella Serena. Tira aria di restaurazione con le due “pantere” americane ancora protagoniste.
La sua è una seconda giovinezza. Nel 2015 è rientrata tra le top ten, lo scorso anno ha vinto a Kaohsiung il titolo numero 49 in carriera. Ha chiuso il 2016 fuori dalle prime 10, ma grazie alla semifinale è già risalita fino alla 13esima posizione. Ma i numeri contano poco quando si parla di Venus Ebony Starr Williams, quarta figlia di Richard Williams e Oracene Price. La sua stella si era spenta tra sconfitte, lunghi stop e attività extra tennistiche: apparizioni in tv, la laurea in fashion design, sfilate da indossatrice. Ha posato nuda per la Body Issue di ESPN Magazine e lanciato una sua linea di abbigliamento, EleVen. Serena intanto è diventata la campionessa inarrivabile, Venus nella sua ombra. E’ la dura legge dello sport: quando perdi ti dimenticano. Eppure la maggiore delle due sorelle aveva raggiunto almeno i quarti negli Slam per 14 stagioni di fila, dal 1997 al 2010.
Nel 2011 ha scoperto di essere affetta dalla “Sindrome di Sjogren”, una malattia autoimmune. Non è mortale, ma essere sempre affaticata non è il massimo se fai lo sportivo ad alti livelli. La soluzione è stata una nuova dieta: oggi Venus, fervida testimone di Geova, è vegana e vive un capitolo nuovo della sua vita. “Ogni vittoria ha un sapore speciale”, ha detto dopo aver battuto la Palvlyuchenkova. Il bello è che non esclude di partecipare alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020 quando avrà compiuto 40 anni. “Sto cercando di capire se sarà possibile farcela. In caso positivo, non mancherò…”. “I’m ready”. Eterna.