Volley, Urnaut e Vettori salutano e s'incrociano
Due cammini che s’incrociano sfiorandosi. Quello di Luca Vettori, che da Modena s’avvia verso Trento e quella di Tine Urnaut, che percorre il tracciato inverso, da Trento a Modena.
Entrambi, ieri, hanno usato le loro pagine facebook per salutare i propri tifosi e prepararsi al nuovo. Vettori lo ha fatto in maniera filosofica, con un lungo post ispirato da Italo Calvino. Urnaut ha invece scelto per questo commiato una via più diretta e sintetica: «Signore e signori è stato un onore vivere questi due anni con voi! Grazie di tutto vi porterò sempre nel cuore!»
Il post di Vettori è invece un addio ma rappresenta anche un biglietto da visita, una riflessione articolata che aiuta a conoscerlo: «Camminare mi piace. Forse ero un pellegrino qualche vita fa. C’è un cammino bellissimo che va da Parma al mare. Si fatica un po’ sul monte in salita ma quando si arriva si è davvero grati. E mentre si cammina spesso si pensa al tempo. E c’è chi vede il tempo come un fiume: un corso lineare, un procedere costante, deciso, pieno, che da alta sorgente si fa rigagnolo, poi lento ruscello ed infine fiume, sino ad arrivare, dopo molto tempo, alla propria foce, con un tramonto magari, un tragitto arzigogolato ma liquido, limpido e dritto verso la propria foce. E c’è chi vede il tempo come un ciclo: un ciclo stagionale, mutante e repentino. Un ciclo dettato dalle interruzioni, riempito dai vuoti, costellato di musica e poi – di silenzi. Un ciclo che si trasforma, che si raccoglie attorno al fuoco, che rende i ceppi braci, le braci cenere, la cenere aria, metamorfosi vicine alla magia, vicine all’enigma più sconosciuto.
Ebbene camminando, pensando al tempo, mi son sentito ardere. E mi son detto che era tempo di trasmutare in altre forme. Un po’ come in Chocolat quando lei sente il vento, giusto per render l’idea, dai che lo abbiamo visto tutti.
E ovviamente si pensa a ciò che si lascia. Al tanto, tantissimo, tantissimissimo che si è vissuto insieme per tre anni. Eppure qualcosa di molto importante rimane, la parte più bella ed incredibile, io credo; i volti, gli abbracci, i sorrisi, i grazie pronunciati, quelli che pronuncio ora, l’amicizia, la fratellanza, il sostegno… porto tutto con me, ringraziando a voce alta Modena».
Poi, citando «Irene» la città lontana di Calvino, il saluto: «Ciao Irene, ciao Modena, da viaggiatore pellegrino dico, preserva la tua bellezza, preserva il tuo volto, lasciati nominare, abitare, lasciati salutare, desiderare, accudire e abbi cura di mantenere viva e occulta la tua fiamma segreta».