«L'Italia fuori dai Mondiali farebbe bene al calcio»

Si parla di calcio e di nazionale nella lettera giunta in redazione. Ecco un punto di vista da tifoso fuori dal coro. 

LA LETTERA

Nella settimana della «mors tua vita mea» ci apprestiamo ad assistere ai due incontri decisivi della nazionale italiana contro la Svezia; in questo caso l'eliminazione dei nostri blasonati pedatori nostrani potrebbe rivelarsi quanto mai utile se non necessaria al fine di riprogrammare l'intero movimento calcistico. A cominciare dai campionati professionistici composti di troppe squadre, dai troppi stranieri, dalla scarsa fiducia concessa alle nostre giovani speranze, dall'invadenza delle televisioni e dalla moltitudine di calciatori e procuratori arricchiti a dismisura, ormai ben oltre il senso della morale condivisa. Troppi soldi in circolazione riducono il calcio a mera questione affaristica, basandosi sull'egocentrismo di personaggi di dubbia provenienza: basti vedere le due squadre milanesi finite in mano a fondi speculativi americani e cinesi. Un capitalismo illimitato ed esempio perfetto di contemporaneità: il trait d'union che connette fra loro i fenomeni più eterogenei e irrelati dell'alienato villaggio globale.

«Mala tempora currunt», guardiamo per questo con nostalgia al passato, agli anni in cui le formazioni delle squadre del cuore le imparavamo a memoria, come una poesia pasoliniana; cosa adesso impossibile, vista la rotazione impressionante dei calciatori e di come le singole squadre siano ormai prive di uomini bandiera. La globalizzazione mondiale non solo è stata negativa per la nostra identità e per l'antropologia culturale del nostro Paese, ma ha anche incrinato la nostra fede pallonara, pur nella consapevolezza dell'esistenza di enti e questioni più importanti del calcio fine a se stesso.
Sosteniamo l'Italia, è una questione di orgoglio nazionale, ma sappiamo che un'eventuale sconfitta potrebbe giovare a tutti, tifosi e appassionati compresi.  

Renato Bugna - Bersone

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