Gallinari bloccato a Oklahoma City «Ogni giorno penso a Lodi, il mio paese»
Danilo Gallinari e compagni tutti negativi al coronavirus.
Ad annunciarlo Oklahoma City Thunder, franchigia Nba nella quale milita il Gallo e che lo scorso 11 marzo avrebbe dovuto giocare contro Utah Jazz, la squadra di Rudy Gobert, primo giocatore Nba risultato positivo al Covid-19.
Il match non fu giocato e il francese non era presente alla Chesapeake Energy Arena. I Thunder fanno sapere che continueranno a «lavorare in coordinamento con i medici del team, i funzionari della sanità pubblica e gli esperti in malattie infettive, concentrandosi sulla salute e sulla sicurezza di tutti». Inoltre il club ci tiene a sottolineare di non aver «utilizzato risorse statali, scegliendo un percorso alternativo per testare il proprio personale». Oklahoma City ha postato il link del comunicato su Twitter e tra i retweet c’è anche quello di Danilo Gallinari.
Danilo Gallinari non dimenticherà facilmente la scena di una decina di giorni fa alla Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City, quando le squadre di Oklahoma Thunder e di Utah Jazz sono state fatte rientrare precipitosamente negli spogliatoi, quando la partita di Nba è stata improvvisamente annullata dopo l’ufficialità che Rudy Gobert, centro di Utah, era risultato positivo al coronavirus.
«Non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo - ha raccontato il giocatore al New York Times - Eravamo tutti sotto shock. Forse io lo ero un po’ di meno degli altri, sapendo quello che sta succedendo nel mio paese».
Bloccato nel suo appartamento negli Stati Uniti, Gallinari, ogni giorno è in contatto con il resto della sua famiglia a Graffignana, nel lodigiano, nella zona dove è esploso il coronavirus Covid-19 in Italia. «Il mio è un pensiero quotidiano, avendo parte della mia famiglia lì, soprattutto i miei nonni. Non è una sutuazione facile. Noi stiamo in contatto ogni giorno per ore e speriamo di superare presto questo momento» dice il giocatore dei City Thunder, in isolamento a casa sua.
«Qui in America la situazione adesso è più chiara per tutti, anche se in alcuni stati ci sono maggiori restrizioni, cone ad esempio in California. In Oklahoma un po’ meno, ma noi giocatori non possiamo uscire di casa» ricorda Gallinari che comunque è quasi giornalmente informato dell’evolversi della situazione dall’associazione dei giocatori. «Ricevo quotidianamente delle email dall’assogiocatori e considerando che il presidente è Chris Paul (suo compagno di squadra, ndr) sono sempre informato. Per adesso dobbiamo stare a casa e aspettiamo ogni giorno degli aggiornamenti».
Sulla possibilità di giocare a porte chiuse che avava fatto dire a LeBron James che non sarebbe mai sceso in campo senza pubblico, Gallinari ammette: «È una soluzione che un giocatore non vorebbe mai attuare, perché i tifosi fanno la differenza a livello emotivo. Mi capitò in Italia ed fu una sensazione stranissima, sembrava quasi di fare un allenamento. Capisco la frustrazione di LeBron. Ma è una situazione difficile che bisogna superare, anche se è necessario prendere delle decisioni drastiche».
Sulla possibilità che la stagione dell’NBA non abbia una conclusione, il giocatore di Oklahoma afferna come ci sia «la volontà da parte di tutti e soprattutto dei giocatori di finire la stagione, perché tu lavori sin dall’inizo per un obiettivo e se non riesci a portarlo alla fine per una situazione particolare, vuoi superarla. Da parte di tutti noi c’è la voglia di non buttare quello che abbiamo fatto»