Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi Sedicesimi: Dionisi vs Merli Votate il vostro atleta del cuore
Nuova sfida tra del nostro sondaggio “Mvt - Il campione trentino di tutti i tempi”: oggi è tra il campione di salto con l'asta Renato Dionisi e il pilota di rally Christian Merli, arrivati ai sedicesimi di finale.
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Renato Dionisi.
Tre aggettivi per il suo sport.
«Meraviglioso, affascinante, coinvolgente. Qualcuno potrebbe pensare che non stia parlando del salto con l’asta».
La soddisfazione più bella.
«Aver vinto al Madison Square Garden di New York, nel 1971, in un meeting dedicato a Bob Richards, vincitore di due Olimpiadi: trionfare in casa degli statunitensi dominatori del Mondo è stato fantastico».
La delusione più cocente.
«Nessuna. Piuttosto parlerei di non aver saputo rimediare a degli errori in gara: ma è più un’arrabbiatura che una delusione».
Il campione di tutti i tempi?
«Nel salto con l’asta è difficile individuarne uno, direi Cornelius Warmerdam, capace un secolo fa di volare oltre i 4,60 con un’asta di bambù. Poi arrivano Bubka, Lavillenie e Duplantis, ma ognuno è stato interprete della propria era. Allargando la vista, da Spitz a Nuvolari: il club è molto numeroso. Dovessi proprio indicarne uno, mi viene in mente il discobolo Al Oerter, vincitore di quattro Olimpiadi, da Melbourne a Città del Messico».
La squadra del cuore?
«No, fatico a trovarne una».
L’avversario più tosto?
«Wolfgang Nordwig direi, in Europa è sempre stato difficile batterlo. Non faceva misure strabilianti, ma quando serviva era sempre al top».
Il compagno a cui è più legato?
«Il mio compaesano Vittorio Colombo».
Il suo pregio migliore?
«Sapere di avere molti difetti».
Il suo difetto peggiore?
«Probabilmente di non avere pregi».
Conta più il talento o il sacrificio?
«Senza il talento non si va da nessuna parte; ma da solo non basta».
Chi deve ringraziare se è arrivato al successo?
«Prima di tutto i miei genitori che mi hanno trasmesso l’attitudine. A seguire una lunga successione che sarebbe interminabile, dal professor Giuliani, al ragionier Santi e via dicendo».
Allo sport trentino manca...
«Credo che non manchi nulla, se non una maggior considerazione dalle sfere politiche. In ogni caso lo sport trentino ha sempre saputo camminare in alta quota con le proprie gambe«.
A parte il suo, lo sport preferito?
«Il motociclismo, una passione che mi è nata da giovane. Mi sarebbe piaciuto correre in moto, ma anche fare una discesa libera sugli sci.
La paura più grande?
«Sposarmi, anche se forse non dovrei dirlo».
Cosa le fa perdere la pazienza?
«Quando parlo con qualcuno che vuole aver ragione pur non sapendo di cosa parla».
È superstizioso?
«No».
Come trascorre il tempo libero?
«Adesso devo sistemare l’orto, poi seguo i giovani ed i tecnici; ogni tanto qualche corsetta».
Se non vivesse in Italia, dove vorrebbe vivere?
«La Repubblica Libera del Linfano ha tutto quello che mi serve».
Da piccolo sognava di...
«In un periodo avevo la mania dei trattori e delle macchine agricole».
Chi è per lei l’Mvt?
«Mi piacerebbe lo vincesse Pierpaolo Bresciani. Ma ho una grande ammirazione anche per il mio sfidante odierno, Christian Merli. Quasi quasi gli augurerei di vincere».
Christian Merli.
Tre aggettivi per il suo sport.
«Affascinante, emozionante, adrenalinico». Posso aggiungere rumoroso?
La soddisfazione più bella.
«Sicuramente l’annata 2018, dove ho vinto il Campionato Europeo, il Tricolore, il Fia Hill Climb Master a Gubbio e la vittoria in Bondone, dove all’arrivo c’era ad attendermi Antonio Zadra, l’ultimo trentino che aveva vinto la gara di casa nel 1970. Vedi, sono partito da zero ed ho superato tante difficoltà, delusioni ed a fine stagione ho ripensato ai tanti i sacrifici fatti. Momento magico».
La delusione più cocente.
«Nel 2017, alla penultima gara del Campionato Europeo in Slovenia. Per vincere il titolo, mi bastava arrivare al traguardo. In Gara 2, alla partenza s’è spento il motore e non sono riuscito a farlo ripartire. Ho chiamato il tecnico motorista, ma un commissario inflessibile mi disse che non poteva toccare la mia Osella e che il tempo era scaduto. Ero l’ultimo a partire, ma mi obbligò a spostare la macchina e tornate al box. Ero incredulo, frastornato».
Il campione di tutti i tempi?
«Alex Zanardi. Lo ammiro moltissimo. Forza di volontà incredibile e si è ricostruito una carriera. Nell’automobilismo si è laureato campione Cart nel 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005. Nel paraciclismo ha conquistato quattro medaglie d’oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, e otto titoli ai campionati mondiali su strada».
La squadra del cuore?
«Per tradizione famigliare tifo Inter, ma non seguo il calcio».
L’avversario più tosto?
«Simone Faggioli: è una grande soddisfazione lottare e vincere contro di lui».
Il compagno a cui è più legato?
«Il nostro non è sport di squadra. Ho solo colleghi e qualche amico».
Il suo pregio migliore?
«Sono testardo. Tanta forza di volontà e non mollo mai».
Il suo difetto peggiore?
«Non riesco a stare zitto quando vedo ingiustizie».
Conta più il talento o il sacrificio?
«Cinquanta e cinquanta, ma senza uno dei due non arrivi da nessuna parte».
Chi deve ringraziare se è arrivato al successo?
«Cinzia, la mia famiglia e Giuliano. Mi supportano e nel contempo mi sopportano. Non dimentico sponsor ed amici».
Allo sport trentino manca...
«Quasi nulla. Da trentino non mi lamenterei. Abbiamo dei posti magnifici che sono una palestra naturale per tutte le manifestazioni».
A parte il suo, lo sport preferito?
«Camminare in montagna e mountain bike».
La paura più grande?
«Sarei bugiardo se dicessi di non aver paura. Nelle nostre salite non abbiamo vie di fuga, così come nei rally. Un errore e sbatti».
Cosa le fa perdere la pazienza?
«Le ingiustizie».
È superstizioso?
«Il giusto. Salgo sempre dalla parte destra della mia Osella e metto per primo il guanto destro. Ma è tutto per attenuare la tensione».
Come trascorre il tempo libero?
«Oltre al mio lavoro, curo la forma fisica».
Se non vivesse in Italia, dove vorrebbe vivere?
«Canada, anche se non ci sono mai stato. Ma è un viaggio che farò».
Da piccolo sognava di...
«Ho sempre avuto il pallino di fare il pilota».
Chi è per lei l’Mvt?
«Attilio Bettega».
LA SITUAZIONE NEI GIRONI
Tabellone parte sinistra
Tabellone parte destra