Non compera su eBay, minacciato di morte
Tutto è iniziato nell'estate 2011 con una normale vendita di un cellulare su eBay, ma quando la trattativa si è interrotta perché l'acquirente ha sentito odore di truffa, la venditrice non l'ha presa bene. Anzi, quando ha capito che il cliente era pronto a denunciarla, lo ha minacciato addirittura di morte. È una vicenda davvero inquietante quella definita davanti al Tribunale di Trento, dove una 38enne piemontese ha rimediato una condanna a a quattro mesi per minaccia, mentre è caduta l'accusa di truffa: il giudice non ha ritenuto sufficiente la prova del raggiro
Tutto è iniziato nell'estate 2011 con una normale vendita di un cellulare su eBay, ma quando la trattativa si è interrotta perché l'acquirente ha sentito odore di truffa, la venditrice non l'ha presa bene. Anzi, quando ha capito che il cliente era pronto a denunciarla, lo ha minacciato addirittura di morte.
È una vicenda davvero inquietante quella definita davanti al Tribunale di Trento, dove una 38enne piemontese ha rimediato una condanna a a quattro mesi per minaccia, mentre è caduta l'accusa di truffa: il giudice non ha ritenuto sufficiente la prova del raggiro.
Vittima della vicenda è un trentino, che aveva deciso di cambiare il telefono cellulare ed aveva addocchiato una possibile occasione su eBay, il celebre sito di aste online. Oggetto del desiderio un iPhone 4, che la venditrice aveva messo in vendita al prezzo di 480 euro. Ma secondo l'accusa, se il trentino avesse provveduto al pagamento del telefono, sarebbe rimasto a bocca asciutta. E l'acquirenti, in effetti, aveva sentito odore di «sola». Come sarebbe buona norma fare, aveva probabilmente verificato le credenziali della venditrice, giungendo alla conclusione che fosse meglio abbandonare la trattativa. Non è infatti raro che l'acquirente, dopo avere vinto l'asta e pagato il prezzo, rimanga a bocca asciutta e attenda invano l'arrivo della merce acquistata. Sta di fatto che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avvedendosi del tentativo di truffa, il cliente non aveva proceduto al pagamento del cellulare. Ma l'addio all'asta della vittima trentina ha scatenato la rabbia della venditrice, che ha iniziato a spedire alla volta del malcapitato una serie di missive. E mail dal contenuto altamento minaccioso, rivolte sia al cliente e a tutta la sua famiglia. Ma dal tono appare anche chiaro l'intento intimidatorio della donna, che evidentemente temeva potesse essere denunciato il tentativo di truffa.
Il contenuto delle lettere, indicate nel capo di imputazione, non lasciano certo spazio alla fantasia e le promesse di vendetta sono esplicite e spudorate. «Chi si fa i fatti suoi campa 100 anni...ha pestato i piedi alla persona sbagliata, questo glielo assicuro, a me una denuncia in più non fa nulla, ma la gente come lei deve pagare...come mi ha estorto un documento, se lo ricorderà per tutta la vita il giorno in cui è inciampato nei miei piedi...tutta la sua breve vita glielo assicuro, fosse l'ultima cosa che farà..odio gli infami». E per rendere, se possibile, ancora più concrete le minacce, la donna fa pure riferimento ad un periodo già trascorso in carcere (ben 9 anni, pare sempre per colpa di qualche «delatore), specificando che non la spaventerebbe l'idea di tornare in cella per avere commesso un omicidio.
In altre email la donna avrebbe fatto anche esplicito riferimento all'indirizzo dell'uomo, tanto per fare capire che se voleva poteva recarsi direttamente a casa sua per vendicarsi o mandare qualcuno perché gli facesse un bel «servizietto»: «Molto presto verrà qualcuno a spaccare la faccia a lei e alla sua famiglia». E ancora, altre lettere digitali nella quali assicura che non esiste denuncia in grado di spaventarla. «Non vedo l'ora che me lo dica in faccia mentre gliela spacco che mi denuncia..può fare mille denunce ma nessuno mi impedirà di fargliela pagare la sua presa per il c...».
Ma le mail, cariche di violenza e offese, non hanno ottenuto l'effetto sperato. Il trentino non si è fatto intimorire ed ha raccontato quello che è successo. L'acquirente ha sporto denuncia e la donna si è trovata a processo con una duplice imputazione: truffa e minaccia.
Il giudice, però, ha ritenuto che l'ipotesi del raggiro non fosse provata. La 38enne è stata invece condannata a quattro mesi per le minacce, oltre al pagamento delle spese processuali.