Dall'Isis minacce anche a Twitter: «Ci oscurano, uccideteli»
Nuove minacce a Twitter targate Isis: secondo quanto riporta il sito Usa d’informazione Buzzfeed, un appello a uccidere i dipendenti ed il fondatore del social network Jack Dorsey è comparso sul Web.«La vostra guerra virtuale contro di noi causerà una guerra reale contro di voi», si legge in un testo in arabo pubblicato da presunti fiancheggiatori dell’autoproclamato Stato islamico e corredato da un’immagine di Dorsey al centro di un mirino.
Nuove minacce a Twitter targate Isis: secondo quanto riporta il sito Usa d’informazione Buzzfeed, un appello a uccidere i dipendenti ed il fondatore del social network Jack Dorsey è comparso sul Web.
«La vostra guerra virtuale contro di noi causerà una guerra reale contro di voi», si legge in un testo in arabo pubblicato da presunti fiancheggiatori dell’autoproclamato Stato islamico e corredato da un’immagine di Dorsey al centro di un mirino.
«Avete iniziato questa guerra fallimentare. Vi avevamo detto dall’inizio che non è la vostra guerra, ma non lo avete capito e avete continuato a chiudere i nostri account su Twitter, ma come vedete noi torniamo sempre.
Ma quando i nostri leoni (uomini coraggiosi) verranno a togliervi il respiro, allora voi non resusciterete», prosegue il messaggio.
«A tutti i jihadisti individuali nel mondo - è l’appello contenuto nel testo -: colpite Twitter e i suoi interessi in ogni luogo, persona ed edificio, e non lasciate sopravvivere nessun ateo».
Twitter ha dichiarato che sta collaborando con le forze dell’ordine per verificare l’attendibilità delle minacce di presunti fiancheggiatori dell’Isis contro il cofondatore del social network Jack Dorsey.
«Il nostro team di sicurezza sta indagando la veridicità di queste minacce con le pertinenti forze di polizia», dice Twitter alla rete Nbc.
La presunta minaccia è apparsa su un sito web di pastebin (solitamente usato dai programmatori per archiviare e condividere frammenti ed esempi di codice sorgente) con sede in Polonia, secondo quanto riporta la Nbc.
Proprio pochi giorni fa si era appreso anche che l’Isis parla italiano: con un testo di 64 pagine pubblicato on line sui forum jihadisti si rivolge agli aspiranti terroristi nostrani con l’obiettivo di «fare chiarezza» su natura e obiettivi del sedicente Stato islamico e chiamare alle armi in vista della futura «conquista» di Roma.
La particolarità del documento - scrive il sito Wikilao, che lo ha scovato - è che si tratta del primo «di una certa importanza (per elaborazione e contenuti) diffuso in italiano, da parte dell’autoproclamato Califfato». Un italiano, peraltro, quasi perfetto.
Intitolato «Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare» e firmato «Il vostro fratello in Allah, Mehdi», il documento - che è al vaglio dell’intelligence - potrebbe essere stato elaborato con la collaborazione di persone legate all’Italia, se non proprio di italiani arruolatisi nell’Isis. È ricco di foto e di grafici e ripropone tutti i temi della propaganda jihadista. «Propagare la conoscenza Islamica, correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire la verità»: sono questi, si legge, «i più importanti obiettivi da raggiungere fissati dalla politica dello Stato Islamico».
Il testo contiene cronache propagandistiche della vita nei territori conquistati e amministrati dall’Isis, nei quali, si afferma, «grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah si è instaurata» una «reale sicurezza». I crimini sarebbero calati «in poco tempo» del 90 per cento. Vengono illustrate le campagne anti-alcol e anti-fumo, ci sono interviste al «capo della polizia» islamica, al responsabile della produzione del pane e a quello di un ufficio per la protezione dei consumatori. «Lo Stato Islamico è una vera e propria rivoluzione», si aggiunge nella parte che spiega l’introduzione della moneta ufficiale, il dinaro.
Non sono presenti minacce esplicite all’Italia, ma vi è una chiara chiamata alle armi e si evoca la «conquista di Roma»: «Accorri al supporto del Califfato Islamico» che «ha allargato i propri territori... Per grazia di Allah i soldati sotto diretto controllo dello Stato Islamico sono in Algeria, Nigeria, Ciad, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen e altri Paesi ancora». E, sotto una mappa, questa didascalia: «Accorrete Musulmani, questo con il permesso di Allah è il Califfato Islamico che conquisterà Costantinopoli e Roma come Muhammad profetizzò».
Alla fine del documento, come quasi sempre negli scritti più strutturati riconducibili all’Isis, compare una lista di consigli concernente materiale da consultare. Tra l’altro anche un video, con traduzione in italiano, relativo alla «distruzione del confine Sykes-Picot», quando «la barriera colonialista dividente Iraq e Siria è stata abbattuta. Un giorno di felicità per i Musulmani in tutto il mondo», si legge nel testo.
Il documento non ha colto di sorpresa gli analisti dell’antiterrorismo e quelli dell’intelligence. Nella Relazione dei servizi al Parlamento, si sottolineava la centralità del web come luogo di «reclutamento per aspiranti jihadisti», pronti a passare dalla tastiera di un computer ai teatri di guerra siriani e iracheni. Secondo gli 007 italiani, e non solo, è ormai acclarato come l’Isis abbia una «sofisticata strategia di comunicazione e propaganda» che vede nella Rete lo strumento principale.
E proprio nel monitorare il Web, sottolineano i Servizi, «si è registrata la tendenza», soprattutto da parte dei più giovani, «a privilegiare i social network, attraverso i quali, tra l’altro, i foreign fighters europei, per spronare i connazionali correligionari, alimentano un’informazione parallela ai comunicati “ufficiali” dei gruppi armati - peraltro sempre più spesso sottotitolati o tradotti in italiano - diffondendo immagini di guerra», ricordi di martiri e il racconto della loro esperienza «accanto ai fratelli provenienti da tutto il mondo».