Lockdown, boom dei podcast Fai da te o professionali, vero trend dei "microfoni"

Corre a doppia cifra l’avanzata dei podcast in Italia, da fenomeno di nicchia nel giro di pochissimo tempo è esploso con un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo e una varietà di generi, dall’intrattenimento all’inchiesta giornalistica con contenuti sempre più di qualità. Sono quasi 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast quest’anno, un dato in crescita del 15% rispetto ai circa 12 milioni del 2019.

E da ascolto in movimento - mentre si va al lavoro o si fa sport - è diventato anche casalingo visto che durante il lockdown della prima ondata di coronavirus è cresciuto - per 1 utente su 4 - modalità che ha mantenuto lo stesso livello di ascolto anche dopo l’estate, segno questo di una nuova abitudine consolidata nel comportamento degli italiani.
Sono le maggiori evidenze dell’annuale ricerca Nielsen per Audible presentata in occasione della terza edizione di United States of Podcast, appuntamento unico interamente dedicato al mondo del podcast in Italia. Nei podcast italiani si può trovare di tutto: è un nuovo prodotto culturale che non ha confini di genere né gabbie tecniche, “per quanto la nuova sfida e la maturità del settore sono nella direzione della qualità”, dice all’ANSA Francesco Bono, content Director di Audible per l’Italia. “Podcast non è un microfono davanti e via, non è il riascolto della radio, non è un libro letto ad alta voce come pure magari in una fase iniziale si è confuso. La scommessa ora è sui podcast nativi originali. L’aspetto di affinamento qualitativo è sempre più importante, decisivo è il sound designer e questo fenomeno sta facendo nascere un nuovo settore dentro l’audiovisivo, sta diventando sbocco professionale per tanti giovani, da nuovi autori agli artigiani del suono e della post produzione ormai fondamentali”.

Nell’offerta ampia di generi - dai podcast di informazione pura alle inchieste approfondite, dai reportage alle serie divulgative di scienza e storia, ma anche alle comedy, alla fiction - “c’è spazio davvero per tutti i gusti e se c’è un trend da rilevare è proprio questo: si ascolta di tutto, senza steccati nè generi. E le sperimentazioni vanno avanti. Nel nostro palinsesto abbiamo una serie, The Sandman dalla graphic novel di Neil Gaiman che ha ben 70 personaggi e altrettante voci. Però accanto a questo ci sono anche i podcast ad un’unica voce e va benissimo uguale”. Lo step successivo sarà “far capire che realizzare un podcast non vuol dire registrare un audio ma un prodotto culturale pensato per l’audio. All’ascoltatore piace essere trasportato in questa esperienza immersiva, che fa immaginare situazioni, mondi, attraverso l’udito, lasciando da parte per un momento la visione in cui continuamente siamo impegnati che sia tv, computer, smartphone ecc. In tempi di esaltazione dell’immagine l’affermazione del fenomeno podcast sembra andare - prosegue Bono - nella direzione contraria: zero immagini solo voci. Ma alla base c’è lo stesso desiderio di conoscere storie. E’ la narrazione al centro di tutto”.
Intrattenimento, informazione, approfondimento sono i tre macrogeneri dei podcast, in ciascun caso il contenuto sfrutta al 100 per cento la potenzialità audio. “A livello Audible Original abbiamo assistito alla forte crescita delle inchieste con interviste, voci reali, come il caso di Oltre il confine, il podcast di Matteo Caccia che racconta del primo italiano che lotta contro l’Isis, Karim Franceschi a Kobane come pure il gigantesco boom di quelli di divulgazione sulla filosofia, sulla storia e sulla scienza, diventati persino un valido supporto per gli studenti a costretti a studiare a casa con la didattica a distanza, mi riferisco ad Alberto Angela, Roberto Saviano ma non solo.

Cofinanziamo oltre 50 podcast l’anno, un investimento importante”. In generale l’Italia sta crescendo tantissimo nel settore, con molti player - tra cui Spreaker, la piattaforma dei podcast che sono fruibili anche sul sito Ansa.it - “e più velocemente di altri paesi. Certo America, Gran Bretagna e Germania sono ancora parecchio più avanti per diffusione ma questo significa che c’è un ampio margine di sviluppo”.

 

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