Facebook, Instagram e WhatsApp ripartono dopo un blackout storico di oltre cinque ore
Il colosso social spiega che la peggiore interruziopne di sempre è stata determinata da una riconfigurazione dei router con instradamento errato delt raffico in rete: ma come mai è accaduto? Il blackout proprio nei giorni dello scandalo dopo le accuse di una ex manager della piattaforma, Frances Haugen, che accusa Fb di anteporre la ricerca del profitto alla lotta ai contenuti violenti e dannosi
WASHINGTON. Dopo cinque-sei ore di ko, Facebook e le sue app Instagram e WhatsApp dalla notte scorsa hanno lentamente ripreso a funzionare.
Al momento non sono chiare le cause del lungo blackout e in Europa e negli Stati Uniti.
Nelle prime dichiarazioni ufficiali Facebook ha affermato che il clamoroso disservizio è stato provocato da modifiche alla configurazione dei router che coordinano il traffico di rete tra i suoi centri dati.
"Questa interruzione del traffico di rete ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati, bloccando i nostri servizi", ha dichiarato in un post il vicepresidente delle infrastrutture di Facebook Santosh Janardhan.
Ma resta da capire come e perché siano avvenute queste modifiche, a quanto pare dunque della risoluzione dei nomi a dominio fondamentale per instradare correttamente il traffico.
È stato solo un errore internno o si è trattato di un episodio diverso?
Si tratta della peggiore interruzione di servizio del colosso dei social media dal 2008.
Alla vigilia del blackout era scoppiata per Facebook la grana delle rivelazioni di un insider sui comportamenti del gigante social.
La talpa che ha rivelato la negligenza di Fb nell'eliminare la violenza, la disinformazione e altri contenuti dannosi dalle sue piattaforme è uscita allo scoperto rincarando la dose delle accuse.
E la sua testimonianza martedì al Senato potrebbe essere dirompente.
"Facebook nella sua attuale forma è pericolosa, pone una minaccia alla democrazia", ha denunciato in alcune interviste l'ex product manager Frances Haugen, dopo essersi presentata nella popolare trasmissione 60 Minutes della Cbs News come la whistleblower dietro agli scoop del Wall Street Journal 'Facebook Files'.
La fuga di notizie e la rivelazione pubblica della fonte rappresenta forse la crisi più grave nella storia della società di Mark Zuckerberg, dopo la maxi multa di 5 miliardi di dollari per aver violato le norme sulla privacy ai danni di milioni di utenti nella raccolta dati di Cambridge Analytica per alcune campagne elettorali, tra cui quella (vincente) di Donald Trump nel 2016.
E rischia di deteriorare ulteriormente i rapporti della piattaforma non solo col pubblico ma anche con il Congresso, che da anni discute su come limitare lo strapotere e la crescente influenza di Big Tech.
Senza contare la minaccia di un'inchiesta da parte della Securities and Exchange Commission (Sec), l'equivalente della Consob italiana, mentre Fb è già sotto tiro in una storica indagine della Federal Trade Commission per abuso di posizione dominante.
Le accuse della 37enne Haugen pesano come macigni, anche perché arrivano da una veterana del settore, che ha lavorato per Pinterest, Yelp e Google prima di dimettersi lo scorso maggio da Facebook, dove era arrivata due anni prima proprio per limitare la disinformazione elettorale.
La manager contesta alla società di anteporre il profitto e lo sviluppo alla sicurezza, ingannando il pubblico e gli investitori, tanto che ha presentato ben otto denunce alla Sec.
"C'erano conflitti di interesse tra ciò che è buono per il pubblico e ciò che è buono per Facebook. E Facebook, ancora una volta, ha scelto di ottimizzare i suoi interessi, come il fare più soldi", ha denunciato. Haugen ha anche svelato che il social ha rimosso le protezioni contro la disinformazione subito dopo le ultime elezioni Usa.
"Non appena sono finite, hanno fatto marcia indietro per dare priorità alla crescita sulla sicurezza e questo mi sembra davvero un tradimento della democrazia", ha spiegato.
Un'accusa che ha fatto capolino nell'inchiesta del Congresso sull'assalto a Capitol Hill, dove si indaga anche sul ruolo di Fb e ci si lamenta della sua scarsa collaborazione.
La compagnia di Zuckerberg ha cercato di parare i colpi: "Ogni giorno i nostri team devono bilanciare la protezione della capacità di miliardi di persone di esprimere apertamente se stessi con la necessità di mantenere la nostra piattaforma un posto sicuro e positivo... Suggerire che incoraggiamo i cattivi contenuti e non facciamo nulla è semplicemente non vero", ha replicato un portavoce.
Ma il Congresso si è già messo in moto e martedì Haugen verrà sentita al Senato. La lista delle accuse, basata su documenti interni pubblicati dal Wsj, è lunga e descrive come le regole della compagnia favoriscano le elite, come i suoi algoritmi contribuiscano a seminare discordia, come i cartelli della droga e dei trafficanti usino apertamente i suoi servizi.
E come Instagram danneggi la salute mentale delle adolescenti aggravando la percezione del loro corpo.