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Agricoltura: decolla il drone da irrorazione, già usato in mezza Europa

Negli scorsi giorni una dimostrazione sul territorio della Predaia. Viaggia a livello del fogliame delle piante, e rilascia il prodotto al bersaglio senza creare la classica nube che causa il problema della deriva dei prodotti anticrittogamici

VAL DI NON. Approda in valle il drone da irrorazione. Un sistema utilizzato nei maggiori paesi europei, ma agli albori in Italia, già presentato in occasione della fiera dell'agricoltura di Cles a maggio. Lì non era stato possibile mostrarne le capacità, data la folla presente.

L'apparecchio è realizzato da Scaligera Drone Solutions di Bovolone (Verona), da anni impegnata con i droni per monitoraggi, rilevazioni dati e ora irrorazione. Il drone in parola pesa a pieno carico 80 chilogrammi (la metà è per il prodotto da irrorare). Un quadricottero, con due eliche anteriori che muovono le foglie del campo da irrorare e due posteriori sotto le quali viene rilasciato il prodotto.

Vero che in Italia esiste una legge che vieta l'irrorazione aerea (varata mezzo secolo fa, quando si usavano il Ddt e prodotti simili), ma in questo caso - secondo i tecnici - c'è un vantaggio notevole. Innanzitutto il drone viaggia a livello del fogliame delle piante, e rilascia il prodotto al bersaglio senza creare la classica nube che causa il problema della deriva dei prodotti anticrittogamici.

Tesi confermata da uno studio condotto da un istituto agrario lombardo. Inoltre il campo da trattare non verrebbe più percorso dall'agricoltore (sia pure con tute da palombaro), con benefici per la sua salute; vantaggi inoltre ne trarrebbero soprattutto i contadini con frutteti in forte pendenza, dove eseguire il trattamento con il classico trattore e l'atomizzatore al traino risulta pericoloso di norma e ancor più dopo le piogge, sul terreno fangoso.

Chiaramente per utilizzarlo bisogna imparare la redazione dei piani di volo; il drone va "istruito" e svolge in solitaria il trattamento, tornando alla base quando il prodotto finisce o quando la batteria è quasi scarica per proseguire dopo il rifornimento esattamente da dove ha interrotto il lavoro.

Come detto, questa tecnica è già utilizzata in Spagna, Francia, Germania, Svizzera, e facilita il lavoro dei coltivatori. Se, come affermato, il problema della deriva viene quasi totalmente eliminato, i punti a favore aumenterebbero notevolmente.

Negli scorsi giorni c’è stata una dimostrazione sul territorio della Predaia. Seguirà, prossimamente, una ulteriore "prova" in collaborazione con l'Istituto agrario di San Michele.

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