I satelliti della Nasa  per studiare i caprioli

Per loro si è scomodato nientepopodimeno che un professore dell'Università del Montana (Usa) e per loro si utilizzeranno addirittura i satelliti della Nasa. «Loro» sono i caprioli delle valli Giudicarie e Rendena, oggetto di una ricerca della Fondazione Mach che punta a studiare il comportamento degli ungulati per capire come si concilia la presenza di aree naturali con una popolazione dedita alle più svariate attività

di Denise Rocca

caprioloGIUDICARIE – Cosa hanno a che fare i caprioli giudicariesi con i satelliti della Nasa? E con il riscaldamento globale? Il legame ce lo spiega Mark Hebblewhite, professore associato all'università del Montana, negli Stati Uniti, sbarcato da un mese a Massimeno, piccolissimo comune della Val Rendena. Obiettivo: studiare il comportamento della popolazione di ungulati nelle vallate trentine e vedere come si fa, in questo pezzo di mondo, a coniugare la presenza di aree naturali protette con una popolazione dedita alle più svariate attività umane.


La Nasa, l'ente americano per le attività spaziali e aeronautiche, si diceva: «Ha dei satelliti che misurano il pianeta – spiega Hebblewhite - ma cosa misurano esattamente? Hanno finanziato uno dei progetti del mio dipartimento sul riscaldamento globale e ci stiamo chiedendo se si può misurare dallo spazio anche il cibo degli ungulati per capire, in ultima istanza, se il mondo stia diventando un posto migliore o peggiore per questi animali e di riflesso anche per noi».


Hebblewhite è arrivato in Trentino per un anno sabbatico da spendere a lavorare fianco a fianco con Francesca Cagnacci , ricercatrice alla Fondazione Mach, al progetto 2C2T: acronimo per «Capriolo e cervo in Trentino e tecnologia» studia le dinamiche di utilizzo dello spazio degli ungulati per comprendere come i fattori naturali, l'attività antropica e l'interazione con altre specie ne influenzano i comportamenti.


La prima curiosità che sorge ad incontrare di persona Mr Hebblewhite, occhi turchese che spiccano sull'abbronzatura, scarpe da trekking, camicia a scacchi e berretto da baseball – inequivocabile segno della sua provenienza assieme alla pronta risposta alle e-mail, lontana dalle altezzosità dei suoi colleghi italici – è per la sua tipica giornata in Giudicarie: «Qualche ora in ufficio ad incrociare i dati che i gps ci restituiscono – spiega - poi con Vibke controlliamo i siti nei quali i gps indossati dagli animali che monitoriamo ci indicano che sono passati, con una settimana di scarto in maniera da non disturbarli».


Una vita a contatto con la natura nelle riserve naturali americane, canadesi ed europee. Ma ad affascinare sono anche gli obiettivi ultimi della sua professione di biologo: in ultima istanza – spiega Hebblewhite – è importante conoscere le dinamiche naturali per una ragione molto materiale che risponde alla domanda: qual è il valore monetario dell'ambiente naturale che vedo attorno a me e della sua conservazione? Molti progetti in collaborazione con gli economisti stanno cercando di determinare quanti dollari genera un ambiente come quello che vediamo qua attorno. In Montana, per esempio, in una valle poco più grande della Val Rendena, la presenza dell'alce genera un indotto che va dai 12 ai 14 milioni di dollari. E poi ci sono ragioni immateriali, più difficilmente misurabili: cervi e caprioli vivono nelle foreste, hanno bisogno di boschi, acqua, di un intero sistema sano.Quanto vale per un trentino vivere in questo ambiente nel quale passeggiando è possibile fermarsi a riflettere o anche semplicemente bere l'acqua direttamente da una fontana, raccogliere i vostri "finferli", andare a caccia? Difficile dargli un esatto valore monetario, ma come si può sostenere che tutto questo non abbia un valore»?

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