A Mori fa discutere l'albero con i kalashnikov
Più d'uno si è interrogato sul senso dell'albero di Natale che, insieme ad altri, compone il «bosco incantato» in piazza a Mori. La pianta in questione si chiama «l'albero di Aleppo» ed è addobbato con degli Ak47, il Kalashnikov, appoggiati al tronco e che, al posto delle palle di Natale, ha delle granate a frammentazione, il tutto ovviamente finto, di plastica
Più d'uno si è interrogato sul senso dell'albero di Natale che, insieme ad altri, compone il «bosco incantato» in piazza a Mori. La pianta in questione si chiama «l'albero di Aleppo» ed è addobbato con degli Ak47, il Kalashnikov, appoggiati al tronco e che, al posto delle palle di Natale, ha delle granate a frammentazione, il tutto ovviamente finto, di plastica.
L'albero è in mezzo a una cinquantina di esemplari di piante in vaso, accanto alle altre due opere d'arte vincitrici del concorso indetto per addobbare la piazza.
A farsi interprete del disagio di alcuni cittadini ci pensano persone diverse, come Fiorenzo Marzari, capogruppo della Lega Nord a Mori e il parroco, don Tarcisio Guarnieri. Ma a frenare tutti ci pensa l'assessore alla cultura, Patrizia Caproni che difende il senso dell'opera d'arte «che deve fare riflettere, noi mica vogliamo esaltare la guerra».
Dice Marzari: «Molti cittadini mi hanno confidato la loro contrarietà e ammetto che pure io sono perplesso. Sarà pure un'opera d'arte, con un significato profondo sicuramente nobile, ma messo così in mezzo alla piazza, dove passano bambini, senza alcuna spiegazione, potrebbe lanciare il messaggio sbagliato».
Don Tarcisio Guarnieri, decano di Mori (l'albero è proprio sotto la chiesa arcipretale) dice: «La piazza è uno spazio utilizzato da chiunque, bambini, nonni, famiglie. In una simile massa, non so che cosa ognuno possa pensare. Una cosa è mettere un'opera in un salotto di intellettuali, dove si avvia una discussione; un'altra è metterla in piazza, senza controlli. Sicuramente l'intenzione degli organizzatori era quella di invitare a deporre le armi, però messo così si presta a diverse interpretazioni, non tutti hanno un giudizio critico. Sappiamo quanto sia diffusa la violenza tra i giovani. La collocazione è ambigua, un albero con le bombe in mezzo a un elogio della natura non ce lo vedo proprio».
Usa toni tranquilli per rispondere Patrizia Caproni: «È evidente che noi non facciamo un albero così perché siamo a favore della guerra, è proprio il contrario. Del resto l'arte questo ruolo deve avere: fare riflettere. Capisco l'osservazione del parroco, ma quando siamo partiti con questo progetto con gli artisti dell'iniziativa e il direttore artistico Luigi Zoppello volevo proprio evitare un messaggio sbagliato».
L'opera è stata allestita dal Collettivo Poeta ignoto che sul sito del nataleamori.it spiega che «mentre qui celebriamo il Natale, in altri Paesi del mondo infuria la guerra. Non ci dimentichiamo delle persone che soffrono. Abbiamo pensato di costruire un albero di plastica decorato con armi, poiché le armi sono il prodotto delle nostre industrie».
Ancora Patrizia Caproni spiega: «Se l'arte deve fare pensare non è bello pensare che deve stare al chiuso. Poi per quanto riguarda i bambini, questi sono comunque accompagnati dagli adulti e dire che non c'è capacità critica è sminuire le persone, perché così non cambierà mai niente. Comunque - continua Caproni - raccolgo l'informazione, perché è utile e ci fa riflettere».