Sul nuovo polo culturale scoppia la guerra del nome

Tutto è male ciò che finisce male. A Mezzolombardo, anche il nome del nuovo polo culturale diventa oggetto di scontro e divisione, con la maggioranza che ama giocare sul filo del rasoio. Il polo potrebbe, infatti, chiamarsi «La casa dello spirito»

di Antonio Longo

polo culturale di mezzolombardoMEZZOLOMBARDO - Tutto è male ciò che finisce male. A Mezzolombardo, anche il nome del nuovo polo culturale diventa oggetto di scontro e divisione, con la maggioranza che ama giocare sul filo del rasoio. Il polo potrebbe, infatti, chiamarsi «La casa dello spirito». Questo è il responso del sondaggio, fatto in biblioteca, dopo che il sindaco Anna Maria Helfer e l’assessore alla cultura Roberto Guadagnini si erano divisi in giunta.


Guadagnini, infatti, ha proposto il nome di Enzo Perlot, originario di Mezzolombardo e uno dei tecnici di diritto che ha architettato l’Europa. Persona, nonostante lo spessore internazionale, forse poco conosciuta in paese, la cui esperienza è servita a creare i presupposti per la pace nel vecchio continente, dopo la tragedia del conflitto bellico mondiale. Il sindaco Helfer, invece, avrebbe obiettato, proponendo in prima battuta altri nomi, politici del passato e artisti locali. Nulla da fare: posizioni distanti ed inconciliabili.

 

Che fare? Come uscire dall’ennesima matassa? Dal cilindro del sindaco esce un’idea: avviare un sondaggio. Proporre due nomi, il primo Braide (la località dell’ex macello), soluzione forse più da Prg, e il secondo Paideia, termine greco, il cui significato originario equivaleva a «educazione» e che assunse poi il valore di «formazione umana» per giungere, infine, a contemplare il contenuto di detta formazione, ovvero la cultura nel senso più elevato e personale. A Napoli si dice «o 1 o 90». Ai due nomi, il sondaggio chiede di accostare una proposta, quella della «gente» in una sorta di rete grillina, le «policulturali» verrebbe da pensare. Per un po' tutto tace. Fino al colpo a sorpresa: 80 votanti al sondaggio. Braide e Paideia sono distaccati e di molto. Al primo posto, con una quarantina di preferenze, si piazza «Casa dello spirito».


Musica futura per le orecchie dei gruppi di minoranza. Facile immaginare il sarcasmo, magari con qualche interrogazione che chiede se l’esorcista avrà o meno una stanza nell’ex macello. «E adesso che facciamo?» si sarebbero detti in giunta, a fronte, appare evidente, di qualcuno che ha voluto boicottare l’indagine. Forse, magari ci sbagliamo, un regolamento più ferreo della consultazione (uno solo voto certificato, solo gli abitanti del paese, maggiore comunicazione) avrebbe evitato questo risultato. Il Pd avrebbe provato una mediazione: «intitoliamo il centro a Margherita Hack». Ipotesi, però, scartata dopo le polemiche degli anni scorsi. La giunta deve adesso uscire dal problema: annullare il sondaggio e trovare subito una soluzione condivisa.

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