L'Accademia della Crusca in difesa dei toponimi italiani
Quella dei nomi delle località altoatesine è una questione che si trascina da tempo
Salvate i nomi italiani delle località dell'Alto Adige. C'è anche il presidente dell'Accademia della Crusca Claudio Marazzini tra i 48 docenti di atenei italiani e tedeschi che hanno sottoscritto un appello alle autorità statali e provinciali per la tutela della toponomastica bilingue. Quella dei nomi delle località altoatesine è una questione che si trascina da tempo, provocando tensioni tra la comunità di lingua tedesca e quella di lingua italiana che convivono nella Provincia autonoma.
La questione prese il via quando, nel 1906, Ettore Tolomei, geografo roveretano esponente del nazionalismo novecentesco, cominciò la stesura del suo Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige, che poi venne pubblicato dalla Reale società geografica nel 1916. I nomi dei luoghi, quasi tutti di lingua tedesca dato che la provincia faceva parte dell'Austria sino al termine della Prima guerra mondiale, divennero ufficiali con un decreto di Mussolini del '23. Ed è da quel giorno che se ne parla, con gli esponenti politici del mondo di lingua tedesca a chiedere in qualche modo una limitazione nell'uso ufficiale dei nomi, considerati semplici invenzioni con scopi nazionalisti. Oggi la questione torna alla ribalta in seno alla Commissione paritetica dei Sei, consultiva del governo per l'attuazione dello statuto di autonomia.
In Commissione girerebbe un elenco di qualche centinaio di nomi di località italiane destinati a sparire dai documenti ufficiali. Di qui le proteste, specialmente della destra di lingua italiana dell' Alto Adige, sfociate ora nell'appello dei professori universitari di cui fa parte il presidente dell'Accademia della Crusca.
«L'ipotizzata cancellazione di parte della toponomastica in lingua italiana - si dice nel documento - violerebbe gravemente i principi della Costituzione e l'obbligo del bilinguismo italiano-tedesco sancito da leggi costituzionali, da sentenze della Corte costituzionale e dall'Accordo De Gasperi-Gruber del 1946». Per questo, i docenti chiedono, assieme a Marazzini, che «si fermi in tempo il tentativo di esclusiva natura politica e privo di qualsiasi serio appiglio storico».