Kompatscher: «Alto Adige ad alto rischio nella mappa Ue? Solo perché facciamo molti test covid»
«Purtroppo, le valutazioni si basano soprattutto sull’incidenza settimanale (sui positivi ogni 100mila abitanti), senza mettere questo dato in correlazione ai numeri di test effettuati, ovvero il numero test ogni 100mila abitanti. Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perché avrebbe un’incidenza di zero».
Commenta così il governatore altoatesino Arno Kompatscher le affermazioni del commissario Ue Didier Reynders che in una mappa di simulazione, in vista di un futuro regime di sorveglianza nei viaggi infra Ue, pone la Provincia di Bolzano tra le regioni a rischio «rosso scuro». I casi per la provincia autonoma al 17 gennaio erano 696 su 100mila abitanti.
La giunta provinciale domani valuterà possibili misure ulteriori di contenimento dei contagi e un eventuale invito a usare mascherine Ffp2, come avvenuto oggi in Austria.
Bruxelles dunque presenta la sua stretta coordinata sui viaggi. E lo fa aggiungendo innanzitutto un nuovo colore, il ‘rosso scurò, alla mappa del rischio aggiornata ogni settimana dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
Le aree che nei prossimi giorni saranno etichettate a rischio elevato sono quelle dove il tasso di incidenza del Covid-19 è maggiore o uguale a 500 casi ogni 100mila abitanti nell’arco di 14 giorni.
Per i cittadini, il cambio di colore significherà restrizioni agli spostamenti da e verso queste zone, con gli Stati che dovranno prevedere un test prima della partenza e una quarantena all’arrivo.
La nuova gradazione di rosso, stando a una prima simulazione sugli ultimi dati raccolti dall’Ecdc, risalenti al 17 gennaio scorso, colpirebbe anche Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto.
Il rischio è ancora del tutto ipotetico ma le regioni sono subito insorte
Le dure critiche al metodo Ue formulate da Arno Kompatscher sono condivise dai presidenti delle altre tre regioni coinvolte.
«Imporre ai cittadini delle nostre regioni l’obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell’Ue significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi», hanno detto Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, confortati anche dai dati odierni che mettono in luce una sensibile riduzione dell’indice Rt nelle rispettive aree.
Ad ogni modo fonti di governo hanno fatto sapere che non c’è al momento alcuna ipotesi di inasprimento delle misure restrittive in Italia: le attuali misure e il sistema delle fasce, viene sottolineato, hanno permesso all’Italia di contenere la diffusione del virus, che invece è esploso in altri Paesi europei.
Numeri a parte, e in attesa che gli ambasciatori Ue si confrontino mercoledì sulle proposte, Bruxelles ha ribadito l’intenzione di scoraggiare tutti i viaggi non essenziali all’interno dell’Unione «finché la situazione epidemiologica non sia migliorata considerevolmente».
Anche al fine di «alleggerire il carico sui sistemi sanitari sopraffatti», ha detto il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders. Una stretta che non fa distinzioni geografiche: in tutta Europa, sarebbero a oggi tra i dieci e i venti i Paesi a vedere parti delle loro cartine colorarsi di rosso scuro. Da ampie zone del Portogallo e della Spagna, passando per l’Italia, e arrivando fino a Francia, Germania e Paesi scandinavi. La Commissione incoraggia poi gli Stati a «usare di più i test pre-partenza anche nelle aree arancioni, rosse o grigie».
Chi rientra nel proprio Stato di residenza, in qualunque zona si trovi, «dovrebbe invece poter fare il test appena arrivato». Indicazioni che trovano anche alcune eccezioni a tutela dei transfrontalieri, che per lavoro o motivi di famiglia passano i confini molto spesso, e dei lavoratori del settore dei trasporti.