La figlia del carabiniere ucciso incontra l’ex terrorista Steger
Dina Tiralongo si è vista con una delle persone ritenuta dalle autorità italiane tra i responsabili del delitto del padre
BOLZANO. "Che non succeda mai più". E' questo il motivo che ha spinto Dina Tiralongo, figlia del carabiniere Giuseppe Tiralongo ucciso nel 1964 durante un'imboscata davanti alla caserma di Selva dei Mulini, ad incontrare l'ex terrorista sudtirolese Siegfried Steger, ritenuto dalle autorità italiane uno dei responsabili del delitto. Rai Südtirol ha trasmesso ieri sera, lunedì 15 marzo, il film sull'incontro, a 56 anni dal tragico fatto, dell'82enne con la figlia e Franca Cornallo, la vedova del carabinieri ucciso. "Voglio guardarlo negli occhi" è il titolo del documentario del giornalista bolzanino Artur Oberhofer che a breve sarà disponibile anche in lingua italiana.
Steger era uno dei cosiddetti ''bravi ragazzi della Valle Aurina'', condannato all'ergastolo, vive da molti decenni in contumacia in Austria. Steger non ammette direttamente l'agguato, ma neanche lo nega. "Non so esattamente quante persone sono morte in Val Pusteria", afferma. "Certe cose non si possono fare con i guanti bianchi". "Mi dispiace per i morti su entrambi le parti", prosegue, aggiungendo però che rifarebbe tutto: "Mentirei se dicessi che mi pento di qualcosa che ho fatto". "Se non fosse successo niente, gli italiani avrebbero ritardato ulteriormente (l'autonomia, ndr.), fino ad essere in maggioranza", ribadisce Steger.
L'incontro inizia sul portone di casa con Steger in difensiva e, con i minuti che passano, culmina in momenti di commozione su entrambi i lati. L'82enne propone una lapide "per gli italiani caduti". Dina Tiralongo chiede più volte a prendere la distanza dalla violenza. "Vorrei - risponde - che una cosa del genere non accadesse mai più. Non abbiamo bisogno della violenza". "Porto il papà nel cuore", confessa Steger, invitando infine la figlia e la vedova Tiralongo nella sua casa.