Uccise la moglie incinta a calci e pugni in Val Pusteria, ergastolo e isolamento
I fatti, accaduti a Versciaco, risalgono alla notte del 30 gennaio 2020. L'uomo è stato ritenuto anche colpevole del reato di interruzione volontaria di gravidanza, accertato che la morte della bambina è stata determinata dall'uccisione della madre, che la portava in grembo
BOLZANO. Nessuna attenuante. La condanna all'ergastolo del quarantenne pachistano Mustafa Zeeshan per aver ammazzato a calci e pugni e poi soffocato nel suo letto la moglie Fatima, di 28 anni, incinta di otto mesi, prevede anche l'isolamento diurno per sei mesi. I fatti, accaduti a Versciaco, in Alta Val Pusteria, risalgono alla notte del 30 gennaio 2020.
L'uomo è stato ritenuto anche colpevole del reato di interruzione volontaria di gravidanza, accertato che la morte della bambina è stata determinata dall'uccisione della madre, che la portava in grembo. Lo scorso marzo l'uomo la Corte di assise di primo grado di Bolzano lo aveva condannato al massimo della pena e venerdì 9 giugno sono state depositate le motivazioni della sentenza. La Corte - informa la presidenza del tribunale di Bolzano - ha stabilito anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale durante l'esecuzione della pena.
A titolo di provvisionale, Zeeshan è chiamato a pagare 50.000 euro e a rifondere le spese del procedimento alla parte civile. La determinazione dei danni patrimoniali e non per la parte civile sono rimessi al giudice civile.
Sono state riconosciute tutte le circostanze aggravanti contestate (omicidio in danno del coniuge, abuso della situazione di coabitazione, fatto commesso in danno di persona in stato di gravidanza e approfittamento delle condizioni di persona tali da ostacolare la difesa, in ragione della grande differenza di corporatura tra vittima e imputato). Non sono stati individuati elementi di consistenza tale da poter giustificare il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.