Morto dopo la scarica di taser, il sindacato dei Carabinieri chiede «più tutela per le divise»
Il segretario dell’Usmia Carabinieri, Caforio: «uso legittimo della pistola a impulsi elettrici, delle armi da fuoco e di tutti i dispositivi di coazione fisica, indispensabili per garantire l'ordine e la sicurezza»
IL FATTO Malore fatale dopo il taser
LE REAZIONI Accusa e difesa
BOLOGNA. "Chi tutela non viene tutelato". Lo dice Carmine Caforio, segretario generale del sindacato Usmia Carabinieri, rivolgendo un apppello al Governo per "un intervento urgente per introdurre nel nostro ordinamento giudiziario un istituto che preveda una sorta di 'immunità penale funzionale' per chi rappresenta lo Stato e agisce in suo nome e nel suo interesse".
Lo spunto è quanto avvenuto a Colle Isarco dove un uomo è morto a seguito di un malore, dopo che i carabinieri avevano utilizzato un taser per fermarlo. Usmia ricorda le dichiarazioni della Procura di Bolzano, «che non ha riscontrato una correlazione diretta tra il decesso del 42enne e l'uso del taser da parte dei Carabinieri», ma il segretario generale Caforio «esprime alcune riflessioni sull'uso legittimo della pistola a impulsi elettrici, delle armi da fuoco e di tutti i dispositivi di coazione fisica, indispensabili per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica».
«Pur convinti che anche in questo caso i militari abbiano agito legittimamente nell'adempimento del dovere», Caforio manifesta «profonda preoccupazione per l'incertezza e il disorientamento che continuano a diffondersi tra le Forze dell'Ordine.
«Un fenomeno inquietante che vede sempre più spesso gli operatori di polizia costretti a difendere la loro innocenza, pagando di tasca propria le conseguenze di azioni compiute a difesa del cittadino».
Servirebbe quindi, per Caforio, «un provvedimento normativo ritenuto non più differibile, fondamentale per tutelare le donne e gli uomini in uniforme in tutti quei casi correlati a un'azione compiuta nell'adempimento del dovere e nell'esercizio delle funzioni a essi demandate».