Offesa sul web: chiede 15mila euro, ne pagherà 8mila
Già candidata alle comunali di Trento, l’influencer Vittoria De Felice si era ritenuta offesa da un bolzanino su Instagram
BOLZANO. Nel 2020 si era candidata alle comunali di Trento, nelle fila del Pd, al fianco del candidato sindaco Franco Ianeselli. Vittoria De Felice, bellissima influencer napoletana residente da diversi anni a Piedicastello, storico quartiere del capoluogo trentino, aveva ben presto ottenuto la ribalta nazionale.
Di lei si erano occupati televisioni e giornali e anche il numero dei suoi follower sui social aveva fatto registrare un'impennata. Non tutti i commenti ai suoi post e alle sue immagini, però, erano lusinghieri o gradevoli. Uno, in particolare, non le era piaciuto e dopo aver fatto uno screenshot (dopo aver fotografato la schermata), aveva dato mandato al suo avvocato di procedere contro l'autore del commento con una denuncia per diffamazione.
Si era trattato di un epiteto volgare, lasciato il 30 novembre del 2021 da un bolzanino sotto la foto pubblicata da Vittoria nelle "storie" di Facebook. Non sulla bacheca di uno dei suoi numerosi profili Facebook, quindi.
La forma dialettale dell'insulto "tr..." che, ovviamente, aveva "profondamente ferita nell'onore" la De Felice, impegnata in politica e anche nel volontariato. Quindicimila gli euro che l'influencer aveva chiesto al bolzanino come risarcimento per il danno non patrimoniale per la diffamazione. Fallita la mediazione, le parti sono finite in tribunale e il bolzanino, difeso dall'avvocato Christian Perathoner, è stato assolto.
Pochi giorni fa, infatti, il giudice Günter Morandell ha accolto la tesi difensiva di Perathoner, il quale ha sottolineato come la parola scritta dal suo assistito non solo non aveva alcuna accezione offensiva, ma, pur volgare, andava letta come un commento riferito alla bellezza della De Felice.
Parola che era stata scritto come commento ad una "storia" di Facebook, quindi visibile soltanto allo scrivente e alla stessa De Felice. Particolare, questo, che per il giudice non può integrare «il reato di diffamazione che presuppone la comunicazione avvenga con più persone».
Non si configura nemmeno il reato di ingiuria «considerato il dubbio significato offensivo di un espressione inusuale che costituisce una mera allitterazione con parole disprezzative».
E così, Vittoria De Felice ha visto rigettata la sua domanda «perché infondata nel fatto e nel diritto», ma è stata anche condannata a rimborsare le spese del bolzanino a cui aveva chiesto i danni e dovrà sborsare 8mila euro.