Ermanno Salvaterra in volo dal Brento in coppia con il jumper Di Palma

di Claudio Chiarani

Il 21 gennaio Ermanno Salvaterra ha compiuto sessant’anni. Nella sua vita intensa di alpinista ha scalato tutto quello che c’era da scalare, dal Cerro Torre alle vie che le Dolomiti Di Brenta, casa sua, hanno da offrire. E’ indiscutibilmente l’uomo che ha dato una svolta all’alpinismo aprendo diverse vie sul Pilastro Bruno, sul Crozzon del Brenta sul Campanil Basso. Di lui parla Wikipedia, di lui parlano le sue imprese, di lui tutto è noto. Il Cerro Torre lo aspetta («ho in parte alcune cose mie - ci ha detto ieri mattina - torno a vedere che ci siano ancora»), ma in Patagonia. Al Brento, invece, non è venuto per arrampicare sulla via Vertigine (l’ha fatta in libera tanto per capirci), ma per saltare con Maurizio Di Palma dal Becco dell’Aquila.
«Ho letto l’articolo su l’Adige, poi ho visto il video - ci racconta appena atterrato - del suo fantastico volo dal Campanil Basso. Ho voluto chiamarlo per complimentarmi con lui, e dopo l’approccio iniziale mi ha detto “guarda che se vuoi possiamo saltare assieme”. Allora dimmi quando, gli ho risposto, ed eccomi qui a dirvi che è un’esperienza che va assolutamente fatta».
Squilla il telefono, gli amici vogliono sapere com’è andata. Risponde che ha ancora addosso l’imbrago, poi estrae dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette, deposita i mozziconi di quelle che ha fumato durante l’ascesa al Becco dell’Aquila a piedi e risponde: «Bellissimo, guarda che lo devi fare anche te, capito?» Maurizio Di Palma, e si vede, ha enorme ammirazione per quest’uomo che a sessant’anni ha deciso di saltare con lui da quella parete che conosce alla perfezione. C’è salito a mani nude, dicevamo, ma Ermanno Salvaterra è l’uomo del Cerro. Chi arrampica non ha bisogno d’altro, lui è leggenda.

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«E’ tutta un’altra cosa che arrampicare - ci risponde - un’esperienza unica, grande, da fare ripeto». Maurizio lo chiama: «Ermanno ci togliamo l’imbrago? - gli chiede - e lui risponde “certo, mica vorrete togliermelo voi, sono ancora capace da solo». La tensione, normale, che il più grande alpinista trentino ha accumulato svanisce in una risata di gruppo. Con lui e Di Palma è saltato Chris, l’operatore che ha filmato il salto, mentre dal decollo poco distante l’amico Luca Tamburini, colui che con Andrea Galizzi aveva accompagnato di Palma sul Campanil Basso il 9 settembre per la sua impresa con la tuta alare, scende con la sua vela da Speed Flying in una spirale velocissima. Vuole atterrare prima dei due che sono appena saltati dal becco dell’Aquila.
«Per il salto di tandem Base è stata posata una nuova pedana sull’exit point - spiega Di Palma - e di biposti ne ho fatti diversi. Lo scorso week end una signora si è regalata un salto per i suoi cinquant’anni, è venuta apposta da Londra. Ermanno è una persona speciale, una vera leggenda dell’alpinismo, è stato un onore per me farlo saltare». Salvaterra filma deciso il suo primo salto nel vuoto col paracadute, accarezza con lo sguardo quella parete che lui conosce in ogni piccolo anfratto, chissà se pensa di ripetere l’esperienza.

INTERVISTA A ERMANNO SALVATERRA

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