Fusione negata a Dro e Drena, matrimonio mancato sull'altare
Il quorum non è stato raggiunto, tutto da rifare. Grande delusione soprattutto nel più piccolo dei due comuni, dove si sono sentiti un po' abbandonati dai cugini droati
Un matrimonio fallito sull’altare, un’occasione persa che non tornerà. Tanti i commenti raccolti nelle comunità di Dro e Drena a poche ore del fallimento del referendum consultivo, che interrompe il processo di fusione tra le due amministrazioni.
È mancato il raggiungimento del quorum a Dro, dove ci si è fermati a 112 voti dal minino richiesto di 1.450 votanti (ha votato il 36,96% pari a 1.339 persone), mentre a Drena, dove l’esito della consultazione pareva più incerto, ha votato il 65,05%, ed hanno prevalso i «sì» (189 pari al 63,8%), e i «no» sono stati 104 (35,1%).
«È difficile capire cosa sia mancato e quali le ragioni dell’astensionismo - spiega il sindaco-senatore di Dro Vittorio Fravezzi - un trend confermato in altri grandi comuni trentini e forse agevolato dalla bella giornata primaverile e dalla chiusura anticipata dei seggi (a Dro alle 17 di domenica aveva votato solo il 19,32%, ndr). Il tema della fusione e del referendum è stato più vissuto a Drena, ma anche a Dro c’è stato il coinvolgimento popolare (diversi gli incontri tenuti) e l’invio di lettere informative in ogni famiglia. Il nuovo comune sarebbe partito nel 2020, abbiamo ancora i tempi per riproporre il quesito referendario, ma per ora partono le gestioni associate, e senza poter contare su importati risorse. Se poi qualcuno ha pensato di fare un dispetto al sottoscritto non andando a votare o invitando a non andare a votare, sappia che ha sbagliato - osserva Fravezzi - il dispetto lo ha fatto alla propria comunità, ai suoi stessi concittadini, perdendo una grande occasione di crescita e sviluppo per tutti».
«Il rammarico è tanto, ed il futuro è ricco d’incognite - spiega da Drena il sindaco Tarcisio Michelotti - la mia comunità ha espresso un voto attento e responsabile, ma ciò non è bastato. Non serve cercare colpevoli e responsabilità semmai trovare le risorse per far quadrare il bilancio, evitando tagli dolorosi. È prematuro parlare di nuovo referendum o di nuove tappe verso la fusione, serve un’analisi attenta su cosa è mancato per dare continuità a questo storico e rilevante passo unitario tra comunità. La delusione in paese è forte: era un matrimonio da fare in due, ma sulla porta della chiesa siamo rimasti soli».
Meno tenero il giudizio delle minoranze consigliari e della società civile che ieri ha voluto esprimere, anche affidandosi ai “social”, tutta la sua delusione e rammarico. «Il sindaco Fravezzi ha delle precise responsabilità ed è mancato un più attento coinvolgimento della comunità - spiega il consigliere grillino di Dro Alvaro Tavernini - abbiamo perso un’ennesima opportunità per il rilancio economico e sociale delle nostre comunità. Paghiamo la mancanza di dialogo e contatto diretto con la gente, non bastano i cartelli o gli sms dell’ultima ora per fa votare le gente, serve spiegare bene le ragioni della fusione, valorizzando le identità delle varie frazioni».
Discorsi in parte diversi sotto il castello di Drena. «La gente di Drena è delusa per non essere stata assecondata dalla comunità droata in uno cammino condiviso di fusione ed ottimizzazione della struttura e delle risorse comunali, anche se tutto è stato fatto troppo in fretta - spiega Fabio Zanetti per 15 anni sindaco di Drena ed ora il capogruppo di minoranza - la nostra comunità ha vissuto momenti peggiori e non ci siamo mai arresi, anche stavolta faremo da soli. Daremo vita alla Pro Loco per la gestione futura delle nostre risorse e strutture turistiche (il campeggio, il castello, la malga), la fusione andrà spiegata meglio, affrontando un discorso più ampio con Arco e tutto il Garda Trentino».
Le responsabilità ricadono anche sui consigli comunali. «Le forze politiche ed i gruppi consigliari di Dro sono stati i grandi assenti ed hanno lasciato solo il sindaco Fravezzi - conclude l’ex-vicesindaco Marco Santoni - non solo Pietramurata (32% i votanti), ma anche i quartieri storici di Dro non sono andati a votare (33% e 38% nei due seggi droati), abbiamo fallito un’occasione che peserà sui servizi e le opportunità per le famiglie».