Punto nascite, i sindaci vogliono una revisione della decisione
Subito un consiglio generale di Comunità, sul punto nascite di Arco. Questo chiede il coordinamento pro Punto Nascita, che riunisce i consiglieri di minoranza di Comuni e Comunità dell’Alto Garda e Ledro. Una richiesta che ha il sapore dell’ultimatum: «Nel caso la richiesta venga rifiutata il coordinamento si riserva di mettere in campo azioni forti e diversificate». Una richiesta che si aggiunge a quella già annunciata dai Cinque stelle, che chiedono alle giunte interessate di presentare ricorso contro la decisione del comitato nazionale, dopo la bocciatura della deroga al punto nascita di Arco. In realtà, quantomeno i sindaci di Arco e Riva sembrano avere scarsa fiducia nel ricorso - «i precedenti che ho trovato sono tutti negativi», spiega Mosaner - e sembrano più concentrati sulla possibilità di chiedere una revisione del parere. Ma è chiaro a tutti che la strada è tutta in salita.
Partendo da Riva del Garda, il primo cittadino non si lancia in accuse, ma certo qualche perplessità ce l’ha. Parla di «chiusura indotta», del punto nascite di Arco, che arriva da lontano. Ricorda la scelta, anni fa, di spostare a Rovereto tutti i parti che potenzialmente potevano portare a complicanze, osserva che la recentissima apertura della terza sala parto a Rovereto è frutto di un progetto che arriva da lontano, ma soprattutto si concentra sul parere arrivato dal comitato nazionale: «Per molto tempo si è ragionato di sicurezza legata al numero di parti. Ora apprendo che entra in gioco la distanza chilometrica dall’ospedale più vicino. Ecco, io ho visto le carte inviate dalla Provincia. Ma mi chiedo come oralmente la nostra peculiarità orografica sia stata illustrata. Perché qui abbiamo solo due strade, una verso Trento e l’altra verso Riva. E per sei mesi il collegamento con Rovereto non è semplice. Mi chiedo se è stato spiegato e come. Perché se il criterio è solo chilometrico, allora è a rischio tutto l’ospedale». È su queste basi che immagina lo spazio per una revisione della decisione: «Lunedì ci sarà consiglio comunale e decideremo se ci sono elementi per chiedere un supplemento di istruttoria. Poi, una volta valutate le peculiarità, se gli esperti diranno che la sicurezza impone di arrivare a Rovereto, allora ne prenderemo atto. Ma va spiegato il contesto».
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Arco Alessandro Betta: «Non posso non notare che i due punti nascita a nord rimangono, quelli a sud no. Senza contare che quello di Arco era l’ultimo a dover chiudere. Io ho visto e ho fatto avere a tutti i consiglieri le carte, c’erano tutti i dati. Credo però che il comitato li abbia letti con una certa superficialità, non si può paragonare Riva e Arco con la pianura. Il ricorso? Mi sembra difficilmente percorribile, forse si può ragionare di una revisione».
Intanto, come detto, il comitato pro punto nascita, a fronte delle «carenze dei dati tecnici presi in esame dallo stesso comitato ministeriale» chiede alla conferenza dei sindaci che si riunirà domani, la convocazione di un consiglio generale di Comunità entro il 5 luglio, da cui «possa emergere un segnale forte di unità di intenti capace di coinvolgere tutte le forze politiche, quale unico percorso in grado di salvare il punto nascita di Arco». In caso di rifiuto, il comitato è pronto a«porre in essere azioni forti e diversificate in ogni ambito istituzionale».