Punto nascite da riaprire: tremila firme in due settimane
Nonostante «il non si torna più indietro» dell'assessore alla Sanità trentina Luca Zeni, in molti chiedono un ripensamento
Il movimento sta crescendo. La raccolta firme contro la chiusura del punto nascite sta divampando come un incendio. In sole due settimane raccolte quasi tremila firme, circa duemila su carta e 822 online (dato di ieri pimeriggio).
Non solo: i sindaci dei comuni limitrofi si stanno interessano e i punti raccolta firme si stanno moltiplicando come un fuoco alimentato a benzina, «sono quasi un centinaio i posti dove si può firmare» fa sapere Franca Bazzanella, portavoce del comitato «Salviamo il punto nascite di Arco». E sono postazioni che sono spuntate senza «nessun tipo di richiesta o esortazione ma semplicemente - continua - perché la gente ci crede e rivuole il proprio ospedale funzionante come prima».
I punti di raccolta sono stati attivati anche fuori dal territorio della Comunità di valle Alto Garda e Ledro, nelle Giudicarie ma anche a Malcesine e Limone, in territorio veronese e bresciano, a testimoniare «quanto sia largo il bacino d’utenza di riferimento per Arco» e quanto «non sia stato calcolato l’effetto deleterio della doppia soppressione di Arco e Tione».
La zona della raccolta firme è molto estesa e va avanti spedita a una velocità di mille alla settimana, escluse quelle online. «L’aggiornamento del numero totale delle firme su carta è settimanale e siamo a duemila e in questo momento sono 822 quelle online» spiega Bazzanella, che ha dato vita in agosto, assieme ad altri 20 soci fondatori al comitato presieduto da Stefano Santorum.
Domani sera riunone organizzativa aperta per decidere come proseguire. Gli attivisti ancora non si sono dati un termine per la raccolta; un’inizitiva che è assolutamente trasversale ai partiti, «tanto che ci sono anche esponenti del Pd che si sono messi di lena a raccogliere sottoscrizioni. Noi continuiamo a ricevere grande sostegno da parte dell’opinione pubblica, una partecipazione fatta di messaggi, telefonate, incoraggiamenti che ci spronano come non mai a continuare. La situazione per le donne partorienti dell’Alto Garda e Ledro e dei comuni limitrofi continua a essere difficilissima. Le firme sono anche contro il depotenziamento del servizio di guardia medica, scelte incredibili fatte dalla giunta provinciale e che hanno scatenato la rivolta in tutto il Trentino».
Il comitato si sta aprendo anche ad altre associazioni per cercare sinergie e continuare la lotta per la sanità pubblica. «Non siamo stati noi ad andare in val del Chiese - conclude Bazzanella - ci hanno chiamato loro, a Pieve di Bono e a Tione. È una mobilitazione popolare».
Firma per firma, persona per persona continua dunque imperterrito il lavoro del comitato che ha già battuto a tappeto i vari paesi del Basso Sarca e della valle di Ledro. E seppure la condanna del reparto pare sia cosa definita, qualcosa si sta muovendo e la politica dovrà tenerne conto.