La seconda vita di Chiara, lo studio e il sogno olimpico

di Daniele Ferrari

La vita può tornare a sorridere anche dopo un terribile incidente, cercando nello studio e nello sport la speranza e le motivazioni per «andare avanti» anche se ora le tue gambe sono le ruote di una carrozzina. Gli occhi di Chiara Soma tornano a sorridere dietro i suoi sottili occhiali neri, mentre lo sguardo e i pensieri volano lontano, grazie anche alla vela di una speciale imbarcazione, superando così le immagini del drammatico schianto di quasi due anni fa. 

«Era una serata come tante altre, un pomeriggio di lavoro in pizzeria a Riva e quindi il ritorno a casa lungo la tangenziale di Arco - racconta Chiara Soma, 26 anni residente con la famiglia a Ceniga e ora ad Arco - dopo l'incidente, il buio, un mese di coma e sei mesi di riabilitazione nel centro di Villa Rosa a Pergine. In tanti ci sono stati vicini in quei momenti e tante le iniziative avviate da imprenditori, ristoratori, gruppi ed associazioni (Oratorio di Dro, Rotary e Lions dell'Alto Garda) dando un aiuto concreto alla mia famiglia: un grazie di cuore a tutti voi, senza dimenticare nessuno». 

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Poi la vita torna a scorrere, piano piano si impara a convivere e gestire la propria disabilità, ma si cercano anche nuovi stimoli e motivazioni per ritrovare la propria dimensione umana, famigliare e sociale. «Prima tutto scorreva velocemente tra lavoro (in alcuni bar e ristoranti di Arco e Riva), gli amici e tante escursioni in mtb, in montagna e arrampicate nel Basso Sarca - spiega Chiara trasmettendo simpatia e buonumore - ora sarebbe impossibile tornare a questa vita e allora si scoprono spazi e dimensioni nuove. Ho molto più tempo per riflettere e pensare, leggere e studiare, passioni prima sacrificate per il lavoro, e grazie a questo mi sono iscritta alla Facoltà di lettere e filosofia di Trento». 

Una «rinascita» passata anche da una nuova dimensione sportiva legata alla barca a vela e alla cooperativa sociale «Archè» attiva anche a Riva del Garda. «Ho conosciuto questo mondo in un evento dedicato a sport e disabilità tenuto ad Arco nell'estate 2015 - precisa ancora Chiara - era una delle prime volte che uscivo dal centro riabilitativo di Pergine, e subito ho trovato grande affetto e accoglienza da parte di tanti istruttori e del presidente di "Archè" Gianluca Samarelli. Mi sono avvicinata gradualmente alla pratica della vela, con l'utilizzo dell'imbarcazione completamente accessibile per i disabili al centro Ekon sul lago di Caldonazzo, affinando la mia preparazione in quest'ultima estate».  

Un allenamento costante che potrebbe aprire a Chiara nuovi traguardi. «Lo sport è molto importante per far ritrovare motivazioni, entusiasmo e traguardi personali alle persone con disabilità fisica o mentale - spiega Gianluca Samarelli di "Archè", dal 2005 impegnata nell'inclusione sociale e sportiva di ragazzi disabili ed autistici - tutto va fatto per gradi e senza forzature, riscoprendo la giusta dimensione e voglia di tornare ad essere protagonisti». 

«La vela mi piace e mi regala forti sensazioni - conferma Chiara - spero di poter partecipare nel 2016 ai campionati Italiani di vela per disabili, confrontandomi con altri ragazzi e atleti che hanno vissuto e superato i timori e le difficoltà della disabilità, trovando nello sport piena inclusione e soddisfazione. Non so se mi vedrete mai alle Paralimpiadi, ma perché non provarci? Mi piacerebbe conoscere qualche nostro campione trentino che ha vissuto le emozioni a cinque cerchi». Intanto Chiara ha anche un altro sogno: poter proseguire gli allenamenti sul Lago di Garda, dove la cooperativa «Archè» opera già a porto San Nicolò ma non ha un'imbarcazione a vela biposto per disabili. «Un'opportunità per altri ragazzi disabili residenti o turisti - conclude Samarelli - giovani che sull'esempio e l'aiuto di Chiara potrebbero ritrovare il sorriso e la speranza».

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