Verso il Garda con la bicicletta, una ciclabile bella e incompleta

Solo 15 chilometri tra l'Adige e Torbole, ma a parte il tratto di Loppio tutto il resto è su strade urbane, di campagna e con traffico promiscuo

di Davide Pivetti

IL PERCORSO
Una volta ci pensava il trenino a portare viandanti, lavoratori e turisti (i primi della storia moderna) verso il Garda. Poi venne l’era dell’asfalto, della gomma e dei pistoni, e la celebre «M.A.R.» (cioè la ferrovia «Mori Arco Riva») venne smantellata salvo oggi ripensarla in modo necessariamente utopico a suon di milioni di euro. Niente via ferrata, quindi, per arrivare al Garda. E lo si vede nelle infinite code sull’ormai tristemente celebre Loppio-Busa. Ma un’alternativa all’auto c’è, ed è costituita dalla ciclovia del «Garda», cioè dalla pista che diramandosi dall’asta dell’Adige raggiunge il Grande lago attraversando alcuni tra i paesaggi più incantevoli della nostra terra.

Dei suoi difetti cronici riferiamo qui sotto. Anche perché nonostante l’evidente incompletezza, la ciclabile verso il Garda resta bellissima da percorrere e vivere fino a destinazione.

Il suo tracciato inizia ufficialmente dalla «Ciclabile dell’Adige», all’altezza di località Seghe a Mori. Siamo poco a valle della diga sul fiume, proprio accanto al canale artificiale Biffis. Di qui parte una strada promiscua sulla quale si sviluppa la ciclabile subito in salita. Giunti all’altezza della statale rivana (Ss240) il percorso ripiega a sinistra in discesa, attraversando poche case per poi entrare nel primo vero tratto di pista ciclabile protetta. Di qui si procede tra saliscendi aggirando il campo sportivo di Mori, per poi ritrovarsi di nuovo in percorso promiscuo in centro del paese lagarino. Occorre seguire le indicazioni della segnaletica orizzontale che fanno percorrere alle bici piazza Malfatti, quindi Cal di Ponte, via Garibaldi, via Filzi e la svolta in via Don Sturzo dopo di che, attraversata la statale, si entra in via Orsi, che prevede una corsia disegnata a terra per le bici e si inserisce dopo poco in una strada di campagna che prosegue gradevolmente fino a Loppio (paese) tra vigneti, campi arati, cantieri abbandonati e con vista sulle montagne di Brentonico da un lato e della Val di Gresta dall’altro.

È solo qui, all’altezza della rotonda per Ronzo Chienis, che il tracciato ritrova la ciclabile vera e propria nel suo tratto più spettacolare: il nastro d’asfalto, ben tenuto, scivola via accanto ai campi di mais, poi entra nel fitto della vegetazione accanto all’alveo del lago di Loppio, ora vuoto ma comunque interessante da ammirare nel suo aspetto da “savana” alpina.

Il percorso raggiunge ben presto la salita di passo San Giovanni e prima di arrivare in cima si transita proprio sull’ex massicciata ferroviaria, dalla quale si gode una veduta d’assieme della conca di Loppio. Gli ultimi duecento metri di salita - impegnativa - sono nel fitto del bosco. Poi, giunti a San Giovanni (279 metri sul livello del mare) la pista inizia a scendere verso le campagne di Nago (altro contesto paesaggistico notevole) biforcandosi. Il tracciato può seguire le strade di campagna che portando dietro alla scuola e arrivano in paese, oppure fa il giro largo nell’olivaia restando sul tracciato dell’ex ferrovia. In entrambi i casi il punto d’arrivo è la rotonda di Nago, da dove si scende per la pericolosa «Nago Vecchia», strada promiscua tanto bella per la veduta del Garda quanto rischiosa sia per la pendenza che per le buche e il traffico locale. Gli ultimi metri sono in via Pontalti a Torbole, tra le alte mura di pietra sotto la chiesa di S.Andrea e poi in piazza Goethe, tra ristoranti, negozi di vestiti e souvenir, accanto al portico dove il poeta germanico soggiornò per una notte durante il suo «Viaggio in Italia».

Il Garda è appena oltre la strada. La meta è raggiunta. Di qui si può poi proseguire lungo la spiaggia verso Riva o risalire verso Arco e la valle del Sarca con la «Ciclabile del Sarca».
Un giorno - tra qualche anno - si potrà scendere verso Malcesine e Limone con la futuribile «Garda by bike», ma per ora no. Anzi, quelle due Gardesane sono l’ultimo posto dove un cicloturista sensano dovrebbe metter le proprie ruote, soprattutto in estate.

LE CRITICITA'
Non ha molto senso parlare di mobilità alternativa e valorizzazione dei percorsi ciclabili lasciando poi un collegamento strategico come quello tra l’asta dell’Adige e il Garda di fatto incompleto.

Uno «spettacolare spezzatino» - potremmo definirlo così - che ha un po’ il sapore del vorrei ma non posso. Solo una parte di tutto il percorso è in realtà su vera ciclabile, cioè quella accanto al lago di Loppio, alla quale si aggiungono altri tratti come i pochi metri dietro il velodromo di Mori o il sottopasso di piazza Malfatti. Tutto il resto è promiscuo. Dall’Adige si risale lungo la strada delle Seghe, comunale e percorsa da chi ci abita. A Mori si attraversa il centro storico e le due piazze principali, con tanto di attraversamento della statale per Riva. Poi ci si immette nella stradina interpoderale che conduce a Loppio, condivisa con mezzi agricoli e proprietari dei terreni ma anche percorsa dagli automobilisti più indisciplinati quando la Loppio-Busa si blocca completamente per le grandi code dei ponti estivi. Solo quando si arriva alle porte di Loppio, all’altezza della nuova rotatoria per la Val di Gresta, si entra prima nel sottopasso dedicato alle bici e poi sulla ciclabile che costeggia l’alveo del lago. Qui si pedala in totale sicurezza ma superato passo San Giovanni si torna ben presto al promiscuo. La ciclabile finisce nelle campagne di Nago, con tanto di biforcazione (le indicazioni spingono i ciclisti verso via Stazione, ma c’è sempre la possibilità di arrivare in paese da via Scuole). Superata la borgata (il cui attraversamento avviene tutto su strade urbane) ci si ritrova di fronte allo spettacolo del Garda, nella balconata tra i due Forti asburgici. Il problema è che per arrivarci, al lago, la “ciclabile” non c’è. Si scende per un chilometro e mezzo sull’asfalto pieno di buche e tombini della «Vecchia Nago», con pendenze attorno al 12-16% e il traffico automobilistico, di locali e di turisti residenti nelle villette soprastanti. L’approdo è nella trafficatissima piazza Goethe.

 

 

comments powered by Disqus