Gianni Morandi, sfiducia senza numero legale
Questa volta tutto si è risolto col venir meno del numero legale sul punto e il rinvio della mozione, ma per Gianni Morandi, sindaco di Nago-Torbole e assessore in Comunità, l’ostacolo è solo rimandato.
Giovedì sera l’assemblea della Comunità di valle doveva discutere le mozione con la quale i consiglieri di minoranza Maino e Viglietti chiedevano al presidente Malfer di ritirare la fiducia a Morandi sia perché il suo comune è l’unico a non aver approvato lo Statuto della Comunità (lo hanno fatto invece gli altri sei consigli) sia per la poca presenza del sindaco naghese alle sedute dell’assemblea stessa. Una mozione arrivata in aula dopo un paio di mesi di polemiche a distanza, con il sindaco Morandi che non ha mai fatto mistero di avere molte perplessità sulla politicizzazione della Comunità stessa e quindi sul suo Statuto. Un posizione forse anche più morbida, la sua, rispetto ad alcuni “falchi” del consiglio torbolano.
Fatto sta che l’altra sera in aula Morandi non c’era. Il presidente Malfer ha riunito i capigruppo della sua maggioranza cercando di trovare la quadra per non far passare la mozione di minoranza (con un ampio margine di sicurezza visti i numeri a disposizione del presidente). Ma qualcosa non è andato come avrebbe dovuto.
Al momento del voto, infatti, ben cinque consiglieri di maggioranza risultano assenti: il droato Igor Rossi e il tennese Giuliano Marocchi (giustificato perché a Roma per un convegno col ministro Delrio) perché non c’erano proprio, il rivano Gabriele Hamel, la drenese Giovanna Chiarani e la ledrense Tatiana Longhi perché o sono usciti dall’aula o vi sono entrati a cose fatte. Vista la situazione anche tutta la minoranza (i due di «Onestà, partecipazione e ambiente» e i cinque di «Obiettivo Comunità») lasciano l’aula facendo cadere il numero legale. Una mossa tattica azzeccata: Malfer avrebbe comunque avuto i numeri per bocciare la sfiducia a Morandi, invece così il punto dovrà essere riproposto e la minoranza è riuscita ad evidenziare le tensioni interne alla maggioranza attorno alla figura di Morandi. «L’argomento ha creato una profonda frattura all’interno della maggioranza - scrivono insieme le minoranze - al punto di non arrivare alla votazione della mozione, facendo mancare il numero legale. Il fatto che un assessore voti contro lo Statuto della propria Comunità, rappresenta già di per sè un fatto gravissimo, per di più Morandi non aveva mai in passato espresso dubbi o perplessità sul nuovo Statuto, sia in sede di consiglio di Comunità che in sede di Conferenza dei sindaci dove è stato presentato cinque volte. Poi gli ha votato contro quando ormai era già stato approvato da tutti i consigli comunali e dal consiglio della Comunità. L’assenteismo dell’assessore Morandi è il secondo aspetto ingiustificabile. Negli ultimi 9 consigli di Comunità è stato presente una sola volta, risultando spesso assente anche in sede di giunta e persino nella Commissione per la pianificazione territoriale e il paesaggio che presiede».
Interpretazione diversa dal presidente Malfer: «Il vero dato politico - osserva - è che la maggioranza è stata compatta e coesa nella votazione del bilancio e del documento unico di programmazione e questo è ciò che davvero conta. Per quanto concerne la mozione ne riparleremo nel prossimo consiglio, ma la maggioranza c’è ed è compatta».
E il diretto interessato cosa dice? «Se Nago-Torbole con il suo consiglio comunale esprime un giudizio diverso va rispettato - afferma Gianni Morandi - in Comunità si fa politica ideologica all’interno di un ente che non se lo può permettere. Quando non si fa politica i risultati, concreti, si vedono e lo abbiamo dimostrato, si pensi ad esempio al Fondo strategico e a interventi come quelli in atto sulla Ponale. Forzando ideologicamente il dibattito si è finito per marcare le differenze che naturalmente ci sono tra diverse amministrazioni: un gioco che porta allo sfascio e dà un’immagine negativa della Comunità. Chi in maggioranza è uscito dall’aula ha finito per mettere in difficoltà Malfer e sottolineare le fratture interne. In tutto questo vedo un trabocchetto ai danni del presidente. Le mie dimissioni? Non sono lì per la poltrona, io faccio il sindaco e continuerò a farlo. Quindi richiesta respinta al mittente. È in Conferenza dei sindaci che conta esserci e lì ci sarò, battagliero come sempre».