Bezzecca, dal Tar via libera alla nuova stalla in S.Lucia
Via libera alla stalla sui prati di Santa Lucia.
Lo ha deciso il Tar di Trento, che ha emesso ieri la sentenza respingendo in toto le richieste di annullamento dei provvedimenti adottati nell’autunno scorso dal consiglio comunale e dagli uffici tecnici, ossia la delibera alla deroga al Prg di Bezzecca, relativa alle distanze tra la struttura che andrà ad ospitare un centinaio di capre, alcune proprietà private, il parco Don Renzo, la chiesetta di Santa Lucia, e la concessione edilizia.
«Le aree interessate dall’intervento rientrano nella categoria delle “aree non di pregio” e quindi nelle “aree agricole locali” - si legge nella risposta del presidente della Camera di consiglio, il giudice Roberta Vigotti - e considerato che la superficie della nuova stalla risulta pari a 11.414 mq., mentre la superficie fondiaria complessiva dell’azienda è di 76.686 mq., l’intervento rientra nei parametri prescritti dalle norme tecniche di attuazione.
Il permesso di costruire non contrasta inoltre nemmeno con gli strumenti urbanistici, considerato che nel provvedimento di deroga, riguardo le distanze della stalla dalle “zone a verde privato”, si evidenzia come queste siano rispettate».
Respinta pure l’istanza relativa alla distanza con il parco Don Renzo, «in quanto non ci si riferisce alla particella bensì alla stalla intesa come edificio e sedime».
«È il caso di rilevare poi che tra il nuovo insediamento rurale e il parco pubblico si interpongono non solo altre particelle ma anche la strada comunale - si legge ancora - mentre riguardo la tutela paesaggistico-ambientale dell’area di localizzazione dell’intervento va detto che il progetto iniziale era stato modificato arretrandolo rispetto alla strada, in modo da evitare interferenze visuali anche con la chiesa di Santa Lucia, bene architettonico di interesse culturale costituente elemento dell’insieme paesistico».
Riguardo il rapporto tra la nuova costruzione e la chiesetta, il Tar ha tra l’altro preso atto di quanto già osservato dalla Soprintendenza per i Beni architettonici, «prevedendo alcuna prescrizione considerato che l’integrità del contesto appare già compromessa dal limitrofo insediamento industriale (l’area agricola confina con la zona artigianale) e dal parziale isolamento della chiesa determinato dallo sviluppo del reticolo viario, chiedendo tuttavia il mantenimento delle condizioni di luce, prospettiva e decoro della chiesetta e dei relativi prati».
Rigettata pure la questione dell’interesse pubblico, «poiché, diversamente da quanto ritenuto dai ricorrenti - conclude il giudice - la deroga è sostenuta dal fatto che in più passaggi emerge la rilevanza dell’intervento circa la valorizzazione del territorio, grazie ad una produzione quasi interamente ledrense, un’attività che favorisce la conoscenza della storia, della vita rurale, e aumenta il valore dell’offerta turistica ed agrituristica della valle».