Il comitato Santa Lucia contro il cemento sul lago di Ledro
Nuovo cemento sul lago di Ledro: c’è chi non gradisce. «Il territorio, per essere turisticamente attrattivo, deve possedere non solo un paesaggio bello e suggestivo ma deve anche essere il più integro possibile», osserva il comitato Pro piana di Santa Lucia in merito ai prossimi ampliamenti edilizi sulla riva del lago resi possibili o probabili dalla giunta municipale di Renato Girardi.
Dopo i consiglieri di opposizione, Anna Maria Santolini e Achille Brigà, solleva perplessità anche il comitato Pro Santa Lucia sulle nuove costruzioni pensate per la fascia costiera di Pieve. Ci saranno volumi certi, come quelli derogati dal consiglio comunale per l’hotel Lido, e volumi probabili, come quelli del compendio che fa capo a Ezio Tarolli, ristoratore e consigliere comunale di maggioranza, inseriti nella variante al piano regolatore (Prg).
«Alla luce di quanto letto su <+corsivo>l’Adige<+testo> di sabato 10 agosto a titolo” Nuovi cantieri in fascia lago” - inizia l’analisi del comitato, nota inviata al giornale - la variante urbanistica adottata dal consiglio comunale di Ledro ha modificato le destinazioni d’uso prevedendo nuove costruzioni sulla striscia costiera di Pieve e del lago di Ledro, andando a saturare di cemento il paesaggio. L’attuale amministrazione pubblica non è nuova a prendere posizione in tal senso: ricordiamo che nella piana di Santa Lucia è stata costruita in deroga, deroga di 120 metri su 200 metri di rispetto prescritti, dalla chiesetta e dal parco “don Renzo Cassoni”, una stalla per 120 caprini di circa 3.500 metri cubi adagiata in quello che una volta era un vero angolo verde della valle». Il comitato ricorda nella nota che si è ancora in attesa delle decisioni in merito del Consiglio di Stato, dopo la bocciatura del Tar.
Gli attivisti sottolineano che «la tutela di un territorio, non solo di pregio naturalistico e ambientale come la fascia lago, ma anche luogo della memoria, quali sono sia la Piana sia la suggestiva chiesetta del XIV secolo in località Santa Lucia, non dovrebbe essere l’obiettivo di un singolo gruppo di cittadini, bensì dell’intera comunità ledrense e trentina. Solo in un tale scenario avrebbero avuto riconoscimento e senso gli sforzi per tutelare questo ultimo gioiello della Valle, che ora risulta irrimediabilmente compromesso e magari non ci troveremmo oggi a cercare di proteggere dalla cementificazione le sponde del lago».
Secondo il comitato «Purtroppo, molto spesso, gli “amministratori pubblici” non dimostrano né preparazione né lungimiranza circa le scelte che interessano il loro territorio e la loro comunità, cosicché si giunge a scelte che non tengono in conto il rispetto degli equilibri ambientali, con conseguenze che, se non direttamente visibili nell’immediato, si rifletteranno inesorabilmente sulle generazioni future. Ulteriore cementificazione sulle sponde del lago comporta non solo un problema paesaggistico ma anche un maggior carico biologico a discapito del territorio. La vicenda che riguarda non solo Santa Lucia ma anche la variante al Prg di Valle dimostra infatti l’aspetto più lacunoso di questo sistema poco lungimirante».
Per il comitato, «Le scelte future non potranno mai più basarsi sul semplice rispetto delle norma ma dovranno tener conto dei precari equilibri ambientali che regolano il nostro territorio». Sarebbe auspicabile per gli attivisti «l’“opzione zero”, cioè la conservazione dell’ambiente». E concludono: «Il territorio per essere turisticamente attrattivo deve possedere non solo un paesaggio bello e suggestivo ma deve anche essere il più integro possibile».
LEGGI ANCHE: Ledro, nuovo cemento in fascia lago