Alla foce del Sarca rinascono i canneti: quello a sinistra sarà protetto, a destra ne nascerà uno nuovo
«Si tratta di sistemare quello che, impropriamente, spesso viene chiamato biotopo - spiega il sindaco di Nago-Torbole Gianni Morandi - l'area del nostro territorio affacciata sulla foce. Ci sono canne e vegetazione che agevolano la nidificazione e la permanenza di molte specie ed è quindi giusto tutelare e valorizzare la zona»
TORBOLE. C'era una volta la lunga sponda trentina del Garda senza spiagge, alberghi, ormeggi ma piena di canneti e zone umide perfette per gli uccelli e i pesci che le abitavano. Di quel lungolago originario resta pochissimo: dalla Casa Rossa di Riva alla Conca d'Oro di Torbole si conta un solo angolo residuale dove il delicato ecosistema delle "zone umide" sopravvive, ed è il canneto sulla sinistra della foce del Sarca.
Ora il comune di Nago-Torbole intende prendersene cura nel contesto di un più ampio intervento di valorizzazione di tutta la foce e del tratto finale di sponda (in questo caso destra) del fiume.
«Si tratta di sistemare quello che, impropriamente, spesso viene chiamato biotopo - spiega il sindaco Gianni Morandi - l'area del nostro territorio affacciata sulla foce. Ci sono canne e vegetazione che agevolano la nidificazione e la permanenza di molte specie ed è quindi giusto tutelare e valorizzare la zona con pulizia, rinverdimento e altri lavori».
Il sindaco coglie l'occasione per ricordare il rispetto che l'area merita: «Invito tutti a rispettare il divieto, da sempre presente, di accesso, pesca e balneazione in quest'area. Il divieto segue ragioni di sicurezza: qui il Sarca confluisce nel Garda e ci sono temperature diverse dell'acqua, il formarsi di correnti e la possibilità di sbalzi negli afflussi a seconda dei prelievi che vengono fatti lungo il corso del fiume. È dunque proibito e pericoloso, oltre che nocivo per l'habitat, usare le foci del Sarca per pesca o bagni. Lo dico anche perché, in questo momento di siccità, l'acqua bassa potrebbe spingere i più incoscienti a ignorare i divieti».
Il progetto varato dalla giunta torbolana si divide in tre interventi. Il primo riguarda proprio il canneto (area ripariale lacustre) e dovrà ripristinare le condizioni di semi naturalità dell'area per favorire la sosta e la presenza di volatili che, già oggi, utilizzano questa zona come tappa del percorso migratorio.
L'area sarà ampliata, portandone il limite fino al molo antistante il Surfcenter Lido Blu. Ci saranno delimitazione con barriera graticcio, pulizia rovi, piantumazione di specie già presenti, interventi di ingegneria naturalistica. Il tutto costerà 60 mila euro.
La seconda parte riguarda invece la scogliera sull'altro lato del fiume, dove qualche anno fa si era intervenuti massicciamente anche per eliminare l'isola che si era formata alla foce per il deposito dei detriti del fiume. La scogliera artificiale, lunga circa 65 metri, necessita di una riqualificazione ambientale che ne mitigherà l'impatto visivo e ne migliorerà l'inserimento nella naturalità del contesto.
Verrà tolta parte della ghiaia e sostituita con terreno sul quale piantare talee di salici e un canneto, posizionamento di un pannello illustrativo sulle specie vegetali e sull'intervento. Qui si investiranno circa 20 mila euro.Infine il tratto di sponda destra compreso tra la passerella alla foce e il ponte sulla statale. Qui si punta al rafforzamento della diffusione e della crescita di alcune specie vegetali autoctone.
Ci sarà la movimentazione e riposizionamento dei massi ciclopici già presenti e la stesa di terreno all'interno di sacchi di juta, oltre alla piantumazione di talee di salice e cespugli di ginestra. Inoltre si creeranno alcune "zone morte" per la sosta dei natanti, principalmente canoe.
Il costo stimato è di 27 mila euro. Il totale dell’investimento sul tratto finale del fiume sarà di 108 mila euro, coperto per 43 mila dal Bim, per 55 mila dalla Comunità di valle e per circa 10 mila con fondi propri del Comune.