Val di Ledro, nuova frana sulla statale 240 nel cantiere di Mezzolago
Su carreggiata e muro di contenimento ora c'è una crepa di otto metri, fortunatamente nessuna conseguenza per le persone al lavoro nell'area, per ripristinare la transitabilità, dopo il pauroso crollo del febbraio scorso
IMMAGINI Dopo il nuovo crollo proseguono i lavori sulla statale
IL PUNTO Semaforo sulla strada di Pur: statale chiusa anche a Pasqua
OPERA Ledro, a Mezzolago si lavora con mezzi telecomandati
LA FRANA Pauroso crollo tra Mezzolago e Molina di Ledro
LEDRO. «I guai sono come i fogli di carta igienica: ne prendi uno, ne vengono via dieci». Che l'abbia detto Woody Allen oppure sia frutto di un detto popolare poco importa: la scena dell'immaginario comune qui descritta esemplifica fin troppo bene i distaccamenti "gratuiti" di materiale roccioso che stanno interessando i lavori di ripristino della statale 240 in val di Ledro.
Nel tardo pomeriggio di domenica, attorno alle ore 18, operai e tecnici della ditta «Zampedri Andrea srl» stavano procedendo con le operazioni di demolizione dell'ultimo segmento roccioso facente capo al "balcone panoramico" franato l'11 febbraio quando, all'improvviso, due massi dal peso di 40 tonnellate (in totale) sono precipitati a terra. O, meglio, sul muro di contenimento costituito da alcuni legoblock che la ditta aveva posizionato nel tratto privo di guard-rail (la barriera di protezione era stata infatti sfondata dalla scarica di due mesi fa) al fine di evitare la caduta della roccia in acqua.
Grazie alla presenza di quei blocchi (in aggiunta all'utilizzo di un pannello mobile alto 26 metri per frenare lo scivolamento dei massi nel lago) la sottostante presa della centrale idroelettrica è stata salvaguardata.
Una crepa di 8 metri si è insinuata verticalmente nel muro di contenimento.
Nessuna persona sul posto per fortuna è stata ferita o colpita superficialmente da schegge: merito dell'escavatore radiocomandato, anch'esso rimasto indenne al violento urto.
«Il distacco di roccia è stato talmente imponente da portare al collasso del muro di contenimento - ha spiegato Roberto Sartori, assessore alle opere pubbliche - ringrazio la Provincia che prontamente è intervenuta per un sopralluogo e si è organizzata in così poco tempo al fine di consentire il proseguo dei lavori e la ditta di Andrea Zampedri che, nonostante la pericolosità, le continue difficoltà e la pressione con cui si sta misurando non molla e, anzi, cerca di fare l'impossibile. Tanto di cappello, va detto: non è scontato. Personalmente sono abituato a gestire molti cantieri ma dinamiche tanto imprevedibili non sono semplici da risolvere.
Domani interverrà l'impresa, assoldata dalla Provincia, che avrà il compito di gettare le fondazioni.
Per garantire il passaggio dei mezzi pesanti che si occuperanno di questa operazione abbiamo dovuto chiedere l'autorizzazione al Commissariato del Governo: il loro peso superava il limite consentito. Verrà impiegato un cemento speciale, con aggiunta di additivi capaci di indurire la miscela nel minor tempo possibile, così da concedere la ripresa alla ditta di Nago-Torbole».
Tecnici ed operai lavoreranno anche sabato, con l'auspicio di poter riprendere tra le mani gli strumenti di controllo dell'escavatore martedì e procedere con le azioni che porteranno, prima o poi, alla riapertura a senso unico alternato della statale (non c'è una data definitiva).
«La Provincia sta valutando come ricostruire la ciclopedonale che sovrasta la strada 240, parzialmente distrutta dalla frana nel suo tratto centrale - ha aggiunto Sartori - importantissima è la circolazione viaria ma, al tempo stesso, è significativa la passeggiata panoramica poiché unico passaggio per pedoni e ciclisti lontano dal pericolo della strada.
La priorità è senza dubbio riaprire al traffico veicolare tra Molina e Mezzolago, gli studenti e le nostre aziende sono in grave difficoltà. A questo però si somma la sicurezza di chi desidera fare il giro del lago. Nei prossimi giorni comunque avremo i risultati di tutti i rilievi e li comunicheremo».
Tempestare di chiamate la ditta che sta operando in condizioni di indubbia complessità non serve a nulla: rispettare limiti e divieti lungo il versante di Pur invece vale come una pillola per alleggerire l'umore collettivo.