Giustizia / Ambiente

Albero di Natale ledrense in Vaticano: depositata la denuncia degli ambientalisti alla Procura di Rovereto

Nel giorno dell’accensione, parte la causa: «Ma quale sostenibilità ecologica? Per 53 mila cittadini si è trattato di un atto illegittimo, ci affidiamo alla Magistratura»

DELEGAZIONE Seicento trentini in Vaticano e dal Papa

CITTA’ DEL VATICANO. Nel giorno dell’inaugurazione ufficiale in piazza San Pietro, con un seguito di 600 cittadini ledrensi, oltre a una nutritissima pattuglia di amministratori e politici, arriva una nuova denuncia da parte degli ambientalisti.

Il Comitato “Quaranta e tre milioni”, il Comitato per la Legalità e la Trasparenza del Trentino Alto Adige e l’Associazione Bearsandothers ODV, hanno infatti depositato un esposto alla Procura di Rovereto per la vicenda dell’albero prelevato in Val di Ledro e trasferito morente in piazza San Pietro a Roma.

«Il Gigante Verde di Malga Cita (Ledro) è stato abbattuto per soddisfare interessi economici e di immagine che nulla hanno a che vedere con il concetto di rispetto della biodiversità, millantato sia dal sindaco Girardi, sia dal Vaticano che fa eco a tale assurda definizione. Hanno potuto millantare la foglia di fico del " naturale ricambio" fino all' ora antelucana del 18 novembre. Mentre la "sostenibilità" più volte dichiarata, crolla al solo concepire l'idea di trascinare per seicento chilometri lungo mezza Italia, un abete agonizzante che è stato vigilato da forestali e più pattuglie di Carabinieri, fin dalla mezzanotte del giorno del suo taglio» dicono i comitati.

Per loro, «Il Gigante Verde di Malga Cita è stato segato alla chetichella e sezionato fino a farlo rientrare nella dimensione voluta, con grande dispiegamento di mezzi. E di fronte alla falsità più volte ribadite da chi regge la cosa pubblica come un feudo privato, è evidente a tutti che tale visione sia in antitesi con il rispetto della biodiversità, nonché con il concetto del simbolo che rappresenta tale taglio assurdo. Si contesta il simbolo che rappresenta questa operazione, spregio a qualsiasi buon senso, sia per i soldi della collettività letteralmente buttati, 60.000 euro, sia per aver agito contro il rispetto di quella

vita che tanto si predica ma poco si pratica! A nulla sono valse le oltre 53.000 firme di cittadini indignati che chiedevano di fermare lo scempio; a nulla sono valsi gli avvisi preventivi che le scriventi associazioni hanno effettuato ai decisori di tale scempio, che avrebbero potuto fermarsi per dare un segnale di rispetto diverso. E quindi, l’inevitabile scelta: oggi è stato depositato un esposto che chiede alla magistratura di indagare e approfondire se siano state rispettate leggi e norme vigenti in tema di tutela ambientale e

in tema di corretto uso di fondi pubblici».

Scrivono i comitati: «Ci rimettiamo alla magistratura, affinché venga appurato se ciò che è stato fatto sia legittimo; restiamo convinti che eticamente la vicenda sia da condannare, perché non è possibile continuare con prassi che hanno condotto l’umanità sull’orlo di una crisi climatica imminente; non è certo l’albero, lo sappiamo bene, ma Santa Madre Chiesa vive di simboli da millenni e poteva generare un atto simbolico forte rinunciando a questo scempio, così come i decisori tecnico-politici potevano usare diversamente i soldi pubblici, magari aiutando chi è in difficoltà, invece che abbattendo un albero che ora sta morendo».

Nel comunicati si ripercorre poi la storia della vicenda: «Non faceva parte di un lotto di legname da opera! “Se non lo avessimo donato - chiosa il sindaco, sarebbe comunque finito in segheria (11 novembre 2024);  ma il Gigante di Malga Cita non fa parte di un'abetaia o di un lotto di legname da taglio, ma cresce isolato in un pascolo! Non è stato " segnato " dai forestali. Possiamo tranquillamente affermare che chi ha affermato tali cose vede una realtà diversa da ciò che realmente è stato. E chi mente, sapendo di mentire, per fini demagogici, per sostenere un comportamento che potrebbe anche essere illegittimo, dovrà renderne conto; la giustizia deciderà.».

L’esposto è stato presentato e chiede alla Procura di Rovereto di indagare su presunti reati ambientali e omissioni di atti d’ufficio da parte dei decisori di questa vicenda».

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