Voltago in Trentino, il governo vara il ddl costituzionale
Il consiglio dei ministri ha dato il via libera, a sorpresa, al disegno di legge costituzionale sulò distacco del Comune di Voltago Agordino (Belluno) sia distaccato dalla regione Veneto per essere aggregato alla provincia di Trento, dando corso all’esito del referendum popolare svoltosi il 31 agosto scorso secondo la procedura prevista dall’articolo 132 della Costituzione.
A partire dal 2005, con il comune di Lamon, sono andati al voto tutti i municipi bellunesi di confine con le autonomie speciali, a partire da quelli occidentali come appunto il paese battistrada, che si trova vicino a Tesino e Vanoi, finoi all’estremità orientale della provincia alpina, con Sappada che ha votato per la fuga in Friuli, passando per la fascia ladina che ha chiesto il passaggio in Alto Adige (resta fuori il piccolo San Pietro di Cadore che confina solo con l’Austria...).
In realtà la lunga catena di referendum costituzionali è stata fondamentalmente una forma, quasi disperata, di lotta politica, per richiamare l’attenzione del legislatore su una terra di montagna che da sempre reclama l’autogoverno e che oggi vede nella debolezza istituzionale un fattore che aggrava le ripercussioni della crisi economica
Quattro anni fa ci fu anche un’iniziativa, appoggiata dall’intero consiglio provinciale (salvo parte della Lega Nord) e promossa dal movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard), per una consultazione generale dell’intero corpo elettorale sul passaggio in blocco al Trentino Alto Adige come terza provincia.
Ma il referendum provinciale fu bloccato dalla Corte di cassazione che con una sentenza molto contestata a Belluno ritenne di affermare il principio dell’immodificabilità costituzionale della composizione “«binaria» della Regione Trentino Alto Adige cui dunque non si potrebbe aggiungere una terza provincia alpina.
Ora sull’intera vicenda bellunese si apre un orizzonte nuovo sul piano istituzionale e i bellunesi si augurano che sia una svolta.
Dopo anni di commissariamento voluto da Roma, è rinata con la nuova riforma la Provincia ordinaria, composta solo da sindaci e consiglieri comunali eletti dai loro colleghi. Dieci membri e un presidente, Daniela Larese Filon (sindaco di Auronzo, centrosinistra), che dovranno confrontarsi con la Regione e con lo Stato per far rispettare i tempi del trasferimento di competenze in una nutrita serie di materie strategiche, come previsto dal nuovo Statuto del Veneto (attività produttive, l’agricoltura, il turismo, risorse idriche, energia, le relazioni transfrontaliere e le minoranze linguistiche ladine e germanofone).
La mobilitazione popolare e le manovre politiche, in proposito, proseguono.
Sarà interessante capire quale piega prenderà il confronto, specie tenendo conto che i provvedimenti attuativi dovrebbero arrivare prima delle elezioni regionali della prossima primavera (alle scorse europee il Bard aveva sostenuto con successo l’europarlamentare Svp uscente Herbert Dorfmann).
Il tutto in uno scenario denso di incognite a livello nazionale (a cominciare dalla riforma del titolo V della Costituzione che riguarda appunto le articolazioni territoriali della Repubblica) e con una situazione locale in cui arriverà probabilmente ben presto al pettine il nodo di un ente molto debole sul fronte della rappresentanza democratica, la Provincia ordinaria depotenziata dalla nuova legge, ente che stando alle norme dovrebbe però diventare presto l’interprete di una rimarchevole forma di autonomia istituzionale.
Va da sé che si farà sempre più pressante l’ovvia richiesta che a scegliere gli eletti nell’ente della futura autonomia siano direttamente i cittadini bellunesi.
Per tornare alla situazione di Voltago, va rilevato che la decisione del govenor di dar corso rapidamenter al ddl costituzionale non è piaciuta al presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia, che ricorda lo stallo perdurante per quanto riguarda gli iter parlamentari degli altri referendum: «Il governo ha messo in atto l’ennesima scelta raffazzonata, pensa più agli annunci di sapore elettorale che a dare risposte ai cittadini», ha detto, sfidando l’esecutivo a dare ora corso concreto all’iniziativa legislativa anziché lasciarla finire in un binario morto, come è stato per le altre.
Nel frattempo, proseguono i contatti fra Belluno, Trento e Bolzano, che dovrebbero sfociare anche nell'ingresso nell'Euregio della vicina provincia.