Belluno, verso l'esordio elettorale degli autonomisti
Gli autonomisti bellunesi del movimento Bard sono in piena attività, in questi giorni, per decidere la linea in vista delle elezioni regionali venete in programma in maggio. Gli iscritti si stanno confrontando sia sulla scelta di fondo riguardante la partecipazione o meno alla competizione elettorale sia sulle opzioni in campo nel caso prevalga l'ipotesi (al momento maggioritaria) di partecipare per la prima volta direttamente alla sfida nelle urne.
Assemblee si sono già svolte in diverse vallate dolomitiche bellunesi, ieri è stata la volta del capoluogo e dintorni, mentre venerdì toccherà agli iscritti dell'Agordino ragionare sulle possibilità sul tappeto, che sono il frutto di un'intensa attività di contatti e confronti con tutte le forze politiche, per capire quali siano i soggetti realmente interessati a sostenere la battaglia per l'autogoverno di questo fazzoletto alpino inglobato in una regione prevalentemente di pianura.
A spingere il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti verso la discesa nell'arena elettorale è, fra l'altro, la consapevolezza del proprio peso elettorale: alle europee dell'anno scorso il Bard aveva stretto un'intesa con la Svp assicurando il sostegno all'europarlamentare sudtirolese uscente, Herbert Dorfmann: un'accordo elettorale inedito che ha portato di punto in bianco la lista della Stella alpina a sfiorare il 10% dei consensi, con il candidato bolzanino che ha raccolto oltre 6 mila preferenze nella piccola provincia dolomitica (200 mila abitanti in una regione da cinque milioni).
E Dorfmann ha poi realmente adottato anche il Bellunese come suo territorio di riferimento, facendosi spesso interprete a livello europeo delle varie istanze che emergono, dalle questioni dell'agricoltura e del turismo, a quelle dei trasporti e delle relazioni con le autonomie di Trento e di Bolzano, due province che il Bard considera alleate naturali e imprescindibili, con l'idea di costruire una profonda coesione e cooperazione sulle Dolomiti.
Forte di un potenziale elettorale che pare sia stimabile ragionevolmente attorno a 30 mila voti, il Bard ora sta cercando di capire se sia possibile un'intesa che possa condurre non solo all'obiettivo specifico di ottenere un rappresentante in consiglio regionale a Venezia (l'intera provincia ne conta appena tre), ma soprattutto che implichi garanzie precise - da parte degli interlocutori - circa la trasformazione dello status istituzionale di Belluno, vale a dire l'attuazione di quella forma di autonomia che ormai da decenni viene rivendicata da queste popolazioni alpine.
Sul fronte delle alleanze il quadro sembra tuttora parecchio fluido, anche se il contesto e il precedente delle europee (la Svp è alleata del centrosinistra), potrebbero indurre a ritenere che i maggiori spazi di manovra per portare avanti le rivendicazioni bellunesi si presentino nell'area attualmente di opposizione in Veneto e di governo in italia, quindi con la ricerca di un dialogo con il Pd (e la candidata presidente Alessandra Moretti), malgrado i trascorsi caratterizzati da forti tensioni fra gli autonomisti e il partito del premier Renzi, accusato di centralismo e nel caso specifico di aver quasi smantellato la Provincia ordinaria.
Per Belluno, in questa delicata fase storica, si tratta di ottenere da Roma garanzie precise circa l'evoluzione istituzionale, con la previsione di uno status di autonomia che potrebbe essere inserito nella stessa riforma del titolo V della Costituzione, come peraltro sanciva un emendamento - bocciato dall'aula su indicazione del governo - presentato tre settimane fa alla Camera dall'ex presidente trentino e oggi deputato Lorenzo Dellai.
Sul fronte veneto, invece, resta aperto il confronto degli autonomisti del Bard con la giunta guidata dal leghista Luca Zaia, che ha appena lasciato scadere il termine (l'8 febbraio) per il trasferimento a Belluno di una vasta serie di competenze come previsto dalla legge regionale dell'8 agosto scorso che dà attuazione al nuovo Statuto veneto per quanto riguarda la specificità riconosciuta alla provincia montana.
Sullo sfondo resta un quadro generale ancora in parte instabile, stanti le tensioni all'interno della Lega Nord, con lo scontro fra il sindaco di Verona Flavio Tosi e lo stesso Zaia, che al momento apre nuove prospettive di incertezza.
Nel giro di un paio di settimane o poco più, lo scenario elettorale dovrebbe definitivamente chiarirsi.