Idroelettrico, «Adesso basta centrali» La campagna bellunese sfida Venezia
Ci sono stati anche momenti particolarmente scenografici, ieri, sul Col Toront, una delle cime che delimitano a sud la provincia di Belluno, dove si è svolta una nuova marcia per chiedere alla Regione Veneto una politica diversa sulle concessioni pubbliche a impianti idroelettici privati nei corsi d'acqua che per il 90% dei quali è giù interessato da centrali e derivazioni.
La campagna «Adesso basta centrali» si è rivolta dunque al potere regionale proprio dalle creste che offrono sguardi panoramici, da un lato, verso la pianura Veneta, dall'altro sulle Dolomiti bellunesi, fino al confine con l'Austria.
Il Comitato bellunese acqua bene comune (cui aderiscono moltissime realtà organizzate del territorio) chiede, in particolare, una sorta di moratoria sulle cementificazioni degli alvei per le derivazioni a scopo idrolettrico, che - denuncia il Comitato - hanno un peso irrisorio nel quadro energetico nazionale (per produrre più energia basterebbe migliorare le grandi centrali storiche) ma sono un comodo business privato grazie ai forti incentivi statali (pagati dai cittadini nella bolletta).
Inoltre, spiega ancora il comitato, gli impianti rappresentano una grave criticità ambientale (devastante per l’ecosistema la sommatoria del reticolo di interventi su fiumi e torrenti) ma anche sociale e economica, perché danneggia le attività locali, specie il turismo che vive anche grazie alla floridità di corsi d’acqua e laghi (già prosciugati peraltro dall’utilizzo pesante a scopi irrigui, per la pianura veneta).
Nel corso della marcia c'è stata una tappa nei pressi del Giardino botanico del Nevegal, sul monte Faverghera, per un ricordo dedicato a Virginio Rotelli, noto naturalista, archeologo e ambientalista, scomparso a 89 anni dieci giorni fa, che fu anche uno dei padri del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
I partecipanti hanno composto la scritta «Adesso basta centrali», a conclusione di una manifestazione favorita dal clima mite in quota (l'inversione termica ha portato ampiamente sopra lo zero la temperatura che a fondovalle toccava i -8 poco prima delle novpe del mattino).
La questione idroelettrico ultimamente è salita di tono anche in trentino, con l'aumento delle autorizzazione richieste in Provincia e con una mobilitazione sia nei Comuni sia fra i cittadini, per esempio in relazione alla diga progettata sull'Adige poco a nord di Rovereto, alle cinque derivazioni richieste per il torrente Arnò, agli impianti sul Noce e in Primiero.
Ecco il comunicato diffuso ieri dal Comitato bellunese.
«Ad un mese dalla fine del conto alla rovescia, la campagna #AdessoBastaCentrali, dopo l’intervento in Val del Mis è salita fino in cima al Visentin per lanciare il proprio messaggio forte e chiaro alla Regione Veneto.
Comitato Acqua Bene Comune, cittadini e organizzazioni, si sono ritrovati per ribadire la necessità di un intervento immediato della giunta e dell’assessore regionale Bottacin, manifestando la volontà di un incontro per discutere delle nuove linee guida in materia di concessioni idriche.
Bottacin ha infatti più volte dichiarato che la Regione sta lavorando ad un intervento normativo, di cui però, ancora, non si conoscono le reali ricadute, in merito alle oltre 150 richieste per nuove centrali idroelettriche, attualmente in fase di iter autorizzativo.
Questa nuova normativa chiarirà, infatti, le vere intenzioni di questa giunta regionale: se non dovessero bloccare le richieste già in essere, sarà l’ennesima conferma di quanto già visto in questi anni, la volontà di Zaia&Co. di restare dalla parte degli speculatori che stanno depredando fino all’ultima goccia i nostri torrenti e fiumi, invece che difendere questi territori.
Oggi, a -29 del nostro countdown, abbiamo deciso di attraversare un luogo simbolico di questo territorio per rilanciare la battaglia contro l’ipersfruttamento idroelettrico.
Un gruppo di escursionisti atipici è partito stamattina, facendo tappa all’Orto Botanico, per un piccolo ma sentito omaggio a chi, Virginio Rotelli, ha speso tutta la propria esistenza, in difesa di questo bene comune. Obiettivo finale, raggiungere il rifugio Bristot e le creste del Visentin, da cui renderci, forse, visibili da Palazzo Balbi.
Ad accoglierci, uno striscione apparso nella notte e svettante da una delle antenne che sovrastano il Nevegal: il messaggio è elementare, ABC, adesso basta centrali. E questa è la scritta che i presenti hanno composto sul crinale della montagna, con enormi lettere azzurre, le stesse usate in Valle del Mis qualche settimana fa. Perché fosse chiaro, con così tanta bellezza dietro e con tutta la Valbelluna ai piedi, quale sia la posta in gioco.
L’allegra determinazione dimostrata oggi, quella che caratterizza tutta la storia del movimento in difesa dell’acqua, è solo una piccola parte di quanto metteremo in campo in futuro.
Fino a che non sarà bloccato l’ipersfruttamento idroelettrico nel Bellunese, noi continueremo a marciare e a lottare in difesa delle Dolomiti e di quelle sue preziose e meravigliose arterie che sono i fiumi.
Non ci spaventano oggi le minacce di querele, che denotano solamente il nervosismo di una casta veneziana completamente impermeabile alle istanze di questo territorio, come non ci hanno spaventato in passato i tentativi di fermare le attività del comitato, colpevole di aver ribadito verità palesi, sulla malagestione passata, o di aver ripulito un cantiere già illegale.
Una situazione incredibile, in cui mentre gli attivisti sono costretti ad affrontare i processi, gli speculatori dell’acqua possano continuare a devastare un patrimonio di tutti, legittimati da normative regionali fosche e “incentivati”dal governo centrale.
Noi continuiamo a rivendicare il diritto di manifestare, dalle creste alle piazze cittadine, perché, “caro” Assessore Bottacin, si scrive acqua, ma si legge democrazia».