«Multato perché portavo i fiori dove è morto mio figlio»

Il dolore di un padre, che voleva onorare la memoria del figlio di 9 anni deponendo un mazzo di fiori sulla pista da sci di Cortina dove morì cinque anni fa, sconfitto dalle inflessibili logiche della legge. Neppure la pietà umana ha consentito che venisse accolto il ricorso di Mauro Rossato, un ingegnere di Mestre, contro la multa di 50 euro che gli è stata inflitta nel 2015 per essersi avventurato su una pista, interdetta a causa di quell'incidente, per raggiungere il punto esatto in cui il piccolo Andrea, giovane promessa della discesa, si schiantò a tutta velocità contro un larice.

«Per raggiungere l'albero - racconta Rossato - ho percorso una pista vicina. Poi mi sono addentrato nel bosco all'altezza del punto che volevo raggiungere. Ci sono arrivato accanto, ma una ventina di metri più sotto. Sprofondavo nella neve, così ho messo gli sci per risalire a scaletta. I suoi movimenti sono stati notati da un agente di Polizia che gli ha contestato l'invasione del tracciato. «Ho cercato di spiegare che non avevo percorso la pista chiusa, ma ci ero arrivato da un'altra parte - spiega -. Nulla da fare. Ma sapevo già che sarebbe finita così».

La sua colpa, fa capire l'ingegnere, è di non aver accettato quella che all'inizio era stata stata archiviata solo come una tragica fatalità. E di aver preteso che si indagasse e si facesse giustizia. Proprio il 4 marzo scorso sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo il presidente della società di gestione degli impianti di risalita della Tofana, Luigi Pompanin, e l'accompagnatore del piccolo, Giuseppe Bisotto. Il primo per inadeguata segnalazione del 'saltò che avrebbe fatto perdere l'equilibrio ad Andrea, il secondo per non aver vigilato correttamente sul bambino.

«Quella pista - ha sempre ripetuto Rossato - non avrebbe dovuto essere aperta». La decisione di ricorrere alla magistratura, fa capire, a qualcuno potrebbe non essere piaciuta. Sta di fatto che il ricorso dell'uomo contro la multa è stato respinto. «Quella di negare il ricorso - si difende il sindaco di Cortina, Andrea Franceschi - è stata una decisione presa in autonomia dal Comandante dei Vigili urbani di Cortina dopo aver ascoltato le controdeduzioni della Polizia di Stato».

Franceschi nega qualunque coinvolgimento nella decisione dell'amministrazione municipale. «Né io né la Giunta abbiamo mai respinto alcun ricorso - puntualizza -. La richiesta di Rossato infatti si è fermata presso gli uffici della Polizia Locale, così come prevede la normativa».

Il sindaco ammette di essere «dispiaciuto per il triste fatto» ma afferma di non voler aggiungere altro «per rispetto dei soggetti coinvolti e della loro sensibilità».

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