Ecco come convivono lupi e allevamenti Il Cai premia un'azienda bellunese che protegge adeguatamente le capre
La convivenza tra zootecnia e presenza di grandi carnivori sul territorio? Possibile, se gli allevatori adottano le normali precauzioni, a cominciare dalle recinzioni elettrificate, per proteggere i propri animali. D'altra parte nell'alevamento tradizionale si era soliti dare un ricovero ai capi di bestiame per la notte.
Per incoraggiare questa consapevolezza e superare gli atteggiamenti da muro contro muro, ben noti anche in Trentino, si colloca il Club alpino italiano con il premio “Sulla via della coesistenza”, conferito ieri a un allevatore del Bellunese, come riconoscimento per le buone pratiche messe in atto in modo da favorire la coesistenza del lupo e delle capre.
Il premio nazionale istituito dal gruppo grandi carnivori del Cai è andato a dieci aziende agricole di tutta Italia, selezionate come modelli cui ispirarsi in termini di sostenibilità ecologica e di equilibrio possibile fra attività economiche in montagna e salvaguardia della fauna selvatica, specie dei grandi predatori.
Sulle Dolomiti è stata individuata l’azienda agricola “Apitardi” di Luisa Poto e Jacopo Gabrieli, sorta nel 2017 sul colle del Nevegal, un monte che sta alla città di Belluno più o meno come il Bondone sta a Trento. Luogo pittoresco di pascoli, attività agricole di montagna e turismo estivo e (faticosamente) invernale, sul crinale meridionale della provincia.
Per proteggere una decina di capre, gli allevatori, in località Col Canil-Begher (a quota 1.300 circa) hanno recintato, anche con l'aiuto di volontari del Cai, circa 4.000 metri quadrati con reti elettrificate anti-lupo.
La protezione ha funzionato perfettamente, i lupi sono sempre rimasti fuori dal recinto, dove peraltro circolano regolarmente, come testimoniano le fototrappole sistemate attorno all'azienda. Il contributo fornito dai volontari del Cai all'installazione deriva da una convenzione con la Regione Veneto nell'ambito del progetto Life Wolfalps: una sessantina i recinti già costruito in questa cornice di intervento.
«C’è una via mediana - ha spiegato Jacopo Gabrieli – tra l’essere assolutamente pro lupo e l’essere assolutamente contro il lupo. Noi abbiamo impiantato una micro-azienda in zona Col Canil, ma nel nostro piccolo gestiamo una decina di ettari di territorio che altrimenti sarebbero lasciati a loro stessi. Abbiamo aperto anche un b&b e devo dire che la presenza del lupo non ci ha dato problemi, perché abbiamo installato fin dall’inizio le recinzioni apposite, consapevoli della presenza del grande carnivoro
«Si tratta di un riconoscimento - commenta il consigliere provinciale Franco De Bon - importante, che testimonia la qualità del lavoro di una giovane azienda agricola. Ci complimentiamo con i due allevatori che hanno impiantato sul Nevegal un piccolo allevamento di capre cachemire. Questo genere di attività sono fondamentali per la cura del paesaggio e la manutenzione del territorio e la Provincia, nei limiti delle sue competenze, cerca di agevolare l’agricoltura e la zootecnica di montagna. Anche in relazione alla presenza della fauna selvatica, che rappresenta un patrimonio per la biodiversità, e talvolta costituisce un problema di convivenza con le attività antropiche.
Un ritorno che ormai è assodato e stabile anche sulla montagna bellunese. L’augurio è che si possa andare sempre più verso la convivenza tra allevamenti e lupo, con tutti gli strumenti che saranno necessari. Il lupo rappresenta l’elemento di regolazione naturale della fauna selvatica che tanti danni sta provocando alle aziende agricole della Valbelluna. Riteniamo che la soluzione ottimale, nel difficile rapporto tra attività zootecniche e lupo, passi attraverso la predisposizione di un piano nazionale di gestione, in grado di tener conto delle varie casistiche».
All’azienda “Apitardi” è andato un premio di 500 euro, erogato dal Cai e proveniente dalla mostra e dall’opuscolo “Presenze Silenziose, ritorni e nuovi arrivi di carnivori nelle Alpi”.
La presenza dei lupi, fra l'altro, aiuta a fermare altri predatori più piccoli che più facilmente potrebbero rendersi dannosi.