Boscaiolo muore travolto da un carico, nuovo appello della Cgil per la sicurezza sul lavoro
L'incidente in Agordino (Belluno), al confine con il Trentino: l'operaio era all'opera in un cantiere per gli schianti di Vaia affidato a un'impresa del Primiero
PREDAZZO Muore a 22 anni mentre lavora nei boschi scoscesi sopra il paese
BELLUNO. Il sindacato lancia un nuovo monito sulla sicurezza sul lavoro, dopo l'ennesimo incidente nei boschi che è costato la vita a un operaio.
La tragedia l'altroieri, 7 aprile, sui monti di Gosaldo, in Agordino (Belluno), proprio al confine con il Primiero (Trentino).
Un operaio 59enne, Paolo Marcon, residente in zona, è morto mentre lavorava in un cantiere di ebosco affidato a una ditta del Primiero: sono intervenuti i soccorsi, con l'ausilio dell'elicottero, ma per l'uommo non c'era niente da fare.
L'uomo sarebbe stato travolto da un carico di tronchi: su dinamica e cause dell'incidente sono in corso le indagini dei carabinieri e dello Spisal: fra le ipotesi ancora da verificare, anche quella della rottura di un cavo della teleferica.
L'incidente è avvenuto in località "Troi de le Caore" (sentiero delle capre), un'area particolarmente impervia e scoscesa, tanto che anche per il recupero della salma è intervenuto l'elicottero, quello dei vigili del fuoco.
All'indomani della tragedia la Cgil bellunese ha diffuso una nota che richiama l'attenzione sulla sicurezza nel settore dei lavori boschivi.
Sebastiano Grosselle, segretario generale di Flai Cgil Belluno, e Mauro De Carli segretario generale Cgil provinciale, scrivono: «Non possiamo non rinnovare il grido di allarme rispetto alle condizioni di sicurezza del lavoro in questo settore.
A ottobre dell’anno scorso sono accaduti due gravi infortuni, di cui uno mortale, che si sommano agli altri occorsi nel contesto dei lavori di esbosco nelle foreste colpite dalla tempesta Vaia che ha pesantemente colpito il nostro territorio.
Operare in un contesto di bosco - scrivono ancora i sindacalisti bellunesi - danneggiato da un evento di questa natura, come dalle prime notizie sembrerebbe essere accaduto anche in questa circostanza, richiede un’attenzione ancora maggiore rispetto al normale.
La nostra organizzazione ha già denunciato nei mesi scorsi le condizioni di lavoro in cui normalmente si opera nel nostro territorio esponendo pesanti dubbi sul fatto che le operazioni di esbosco siano svolte sempre in condizioni di sicurezza, questo nuovo episodio non fa che confermare quanto denunciato».
Sul tema della sicurezza per chi opera nei boschi, la Cgil bellunese ha chiesto maggiore impegno alle istituzioni ed è in attesa di essere ascoltata anche in prefettura.
«Vanno sicuramente aumentate - proseguono i due sindacalisti - le forme di controllo anche e soprattutto attraverso l’implementazione del personale dello Spisal, ma riteniamo sia anche necessario che sia fatta un’approfondita verifica circa la puntuale applicazione nei cantieri boschivi di tutta la normativa sulla sicurezza e, inoltre, riteniamo necessario istituire una forma di controllo “a monte” rispetto alla formazione e alla dotazione tecnologica per le imprese chiamate a operare sull’esbosco in contesti di bosco schiantato.
Questi tragici eventi - concludono Grossell e De Carli - non sono praticamente mai frutto di fatalità imprevedibili su cui non si possa fare nulla, ma nella stragrande maggioranza dei casi conseguenza della mancanza di un’opportuna prevenzione e di un’organizzazione del lavoro non adeguata ai fattori di rischio. Su questi aspetti si può e si deve fare molto di più e meglio e in questo senso lavoreremo affinché sia invertita una tendenza tragica e non accettabile».