La strage sulla Marmolada: sei le vittime accertate. I feriti sono almeno 10, si teme vi siano altri morti
Il dramma verso 13.45 di oggi, 3 luglio, sul versante trentino del ghiacciaio: una scarica violenta e gigantesca di ghiaccio e roccia si è abbattuta sulle cordate, composte da italiani e stranieri. Le ricerche proseguono anche di notte con i droni, domani gli esperti verificheranno il rischio di altri crolli. Continuano i controlli anche sulle auto parcheggiate, per cercare di capire se qualcuno manca all'appello. Il ghiacciaio ora è una zona interdetta al pubblico, fatti scendere tutti gli escursionisti e gli alpinisti
CROLLI La cima resta instabile: si temono nuovi distacchi
CLIMA Fa troppo caldo, gli effetti dell'inquinamento sulle montagne
LE FOTO Ecco il punto in cui si è staccata la massa di ghiaccio
TRENTO. Sono sei le vittime accertate della valanga sulla Marmolada. In serata domenica 3 luglio, risultano almeno dieci feriti (due gravi), ricoverati negli ospedali di Trento, Belluno, Bolzano e Treviso. Ma potrebbero essere 14: sono in corso le verifiche.
Ma c'è grande incertezza sulla presenza di dispersi: c'è il timore che il bilancio delle vittime possa aggravarsi.
Ancora in corso le operazioni di riconoscimento delle vittime.
I testimoni parlano di una scarica violenta e gigantesca di ghiaccio e roccia che si è abbattuta sulle persone.
"È una carneficina tale che difficilmente riusciremo ad identificare le vittime, perché i corpi sono stati smembrati", ammettono gli inquirenti. Chi c'era racconta di un boato assordante, prima, e poi una specie di fiume di neve, ghiaccio e roccia che travolge tutto. Nessuno, a memoria, ricorda una tragedia simile sulla Regina delle Dolomiti. Il caldo di questi giorni e le nevi del ghiacciaio sciolte a maggio come fosse metà luglio, hanno certamente contribuito a provocare il distacco di una massa di ghiaccio talmente grande che è difficile, al momento calcolarne l'entità.
Quattro gli alpinisti tratti in salvo illesi durante le operazioni di soccorso.
Operazioni che a terra sono state sospese nel tardo pomeriggio, perché è elevato il rischio di nuovi distacchi che potrebbero travolgere il personale del Soccorso alpino.
Sono proseguite però le ricognizioni con gli elicotteri, per cercare di individuare eventuali dispersi.
Per segnalazioni o richieste di informazioni - esclusivamente da parte di familiari di eventuali persone disperse - la Provincia ha attivato il numero di telefono 0461.495272 (gli operatori rispondono 24 ore su 24).
Resta infatti il dubbio sulla presenza, sotto la massa enorme di ghiaccio e roccia, di altre persone. In serata si stavano verificando le auto parcheggiate per cercare di capire se qualcuno manca ancora all'appello. Le ricerche proseguono intanto con i droni dei vigili del fuoco.
Diciotto persone sono state fatte evacuare dalla cime di Punta Rocca e sono state fatte rientrare tutte quelle che si trovavano più in basso. La Marmolada è interdetta al pubblico al momento.
"Non ho mai visto su queste cime una cosa del genere. Non è stata la solita valanga: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l'edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale", racconta un soccorritore, che attribuisce al gran caldo di questi giorni la probabile causa dell'incidente.
Nella zona, oggi è stata registrata la temperatura record di 10,3 gradi, con la minima che la scorsa notte è rimasta sempre sopra i 5 gradi. Lo zero termico è oltre i 4mila metri. Il distacco è avvenuto intorno all'ora di pranzo nei pressi di Punta Rocca, lungo l'itinerario di salita della via normale, e ha travolto diverse cordate di escursionisti - italiani e stranieri secondo quanto si apprende - che stavano raggiungendo la vetta con i ramponi. Secondo i primi testimoni c'erano 4 cordate lungo la parete: due in alto, sulla via normale, e due più in basso. Ma al momento nessuno è ancora riuscito a chiarire esattamente da quante persone fossero composte le cordate.
A venire giù è stata proprio una parte della cima della Marmolada, un ghiacciaio che ha centinaia di anni: il crollo si è verificato attorno ai 3mila metri, 300 metri sotto la vetta, mentre le ricerche si sono concentrate ad una quota più bassa, tra i 2.500 e i 2.800 metri.
Quel che è certo è che in pochi secondi dalla montagna sono caduti giganteschi blocchi di ghiaccio e di roccia che hanno travolto chiunque fosse lungo il percorso. I feriti si sono salvati solo perché erano lontani dall'area del crollo, investiti dallo spostamento d'aria e da piccoli detriti.
Subito dopo le prime notizie che giungevano dalla cima della montagna, si sono attivate tutte le stazioni del soccorso alpino della zona, sei elicotteri e le unità cinofile, che hanno operato fino a quando anche i soccorritori sono stati evacuati per l'elevato pericolo di ulteriori distacchi.
Un pezzo della calotta sommitale di Punta Rocca è rimasto in bilico, centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio che potrebbero venire giù da un momento all'altro. Per questo motivo i comuni di Canazei (Trento) e di Rocca Pietore (Belluno) hanno vietato, con apposite ordinanze, l'accesso e la percorrenza dell'area interessata dalla valanga fino a quando non sarà accertata la natura del distacco con gli opportuni rilievi glaciologici e geologici
Frattanto, la procura di Trento ha aperto un fascicolo sul crollo del seracco: disastro colposo è il reato ipotizzato, al momento a carico di ignoti. Ad occuparsi delle indagini, con il procuratore Sandro Raimondi, è il pm Antonella Nazzaro.
La Provincia autonoma di Trento ha tenuto una conferenza stampa nel tardo pomeriggio, confermando il bilancio provvisiorio di sei vittime ("non si esclude che sia anche quello definitivo", si legge in una nota stampa). A Canazei è arrivato anche il presidente, Maurizio Fugatti.
Si spiega che il distacco del seracco dalla calotta sommitale del ghiacciaio, sotto Punta Rocca, ha generato una valanga di neve, ghiaccio e roccia che nel suo passaggio di circa due chilometri lungo il versante trentino della Marmolada ha coinvolto anche il percorso della via normale, mentre vi si trovavano delle cordate.
L'allarme al numero unico trentino per le emergenze 112 è arrivato intorno alle 13.45. I soccorsi sono scattati immediatamente: sono stati impiegati sei elicotteri, personale del Soccorso alpino e speleologico con le unità cinofile, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e guardia di finanza provenienti anche dalle vicine province di Bolzano, Belluno e da Venezia.
La centrale operativa dei soccorsi è stata allestita alla caserma dei vigili del fuoco di Canazei, sede anche del soccorso alpino.
"È venuta giù una parte di ghiacciaio che era lì da centinaia di anni, è un evento straordinario", ha detto il presidente del Soccorso alpino fassano Maurizio Dellantonio.
Da un immediato sopralluogo - spiega - abbiamo capito che c'è un pericolo a monte del ghiacciaio in quanto la calotta di ghiaccio si è staccata, ma è rimasto un pezzo in bilico, che non è piccolo ma parliamo di centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio".
Per questo al momento sono state sospese le ricerche di eventuali dispersi.
"Tutta la parte 'slavinata' di ghiaccio e roccia è stata monitorata a vista sia dall'alto, con i mezzi aerei, che dai lati. Dunque riteniamo che, se non subentrano indicazioni certe di eventuali dispersi, perché al momento certezza non ce n'è, noi dobbiamo fermarci finché non mettiamo in sicurezza la zona, cioè fin quando quel pezzetto non cade o non lo facciamo cadere".
Espressioni di cordoglio sono giunte oggi da numerosi esponenti istituzionali, compreso il presidente del consiglio, Mario Draghi: "Il governo è vicino alle famiglie delle vittime e a tutti i feriti. Il presidente Draghi è costantemente informato sull'andamento dei soccorsi dal capo del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dal Soccorso alpino, dai vigili del fuoco, dalle autorità locali, che ringrazia per il loro incessante lavoro".