A Gosaldo l’autonomia è un sogno distante pochi metri: «Ma senza i vostri fondi per noi è la morte»
Viaggio al confine col Trentino nel bacino del Piave. Il sindaco Da Zanche: «Gottardi vole toglierci i soldi del Fondo per i comuni di confine? Ingordo»
SAGRON MIS/GOSALDO. Da una parte la piazza del Municipio e della chiesa con la colonnina di ricarica delle auto elettriche, il Wi-Fi gratuito garantito da Trentino Network, la “Zeus Charging Station” per mountain bike elettriche e monopattini di nuova generazione.
Dall’altra parte, una piazza comunale con i locali vuoti del fruttivendolo con appesi due cartelli sulle vetrine: “Vendesi” e “Affittasi”. E poi ancora a fianco, la macelleria con un altro cartello altrettanto eloquente: “Sabato 10 settembre sarà il nostro ultimo giorno, grazie a tutti”.
Benvenuti a Sagron Mis e Gosaldo, i due paesi di montagna abbarbicati nell’alta valle del Mis, nel bacino idrografico del Piave, tra le Pale di San Martino e il Gruppo del Cimonega. Centosettantacinque anime il primo, cinquecentodiciassette il secondo. A separarli il torrente Mis, con una sponda decisamente più Speciale dell’altra, quella dell’autonomia trentina che abbraccia Sagron Mis, ma non il confinante Gosaldo.
Solitamente a dividere le regioni di montagna c’è un monte, un passo da salire a volte dolce, a volte erto, come passo San Pellegrino o il Fedaia. Ma non in questo caso. Quando si sale da Fiera di Primiero verso il passo Cereda, bisogna poi scendere lungo i tornanti della Ss 347 per oltre quattro chilometri per arrivare prima a Mis, poi a Sagron, con gli occhi che ammirano il foliage d’autunno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un unicum trentino. Il Comune più orientale, quello più distante da Trento (108 chilometri) e più vicino a Belluno (che dista 49 chilometri) e all’Agordino, a un tiro di schioppo da lì. Per arrivare a Sagron c’è una strada asfaltata di fresco, una sorta di panno da biliardo nero che rende la discesa dolce e sinuosa.
Per arrivare a Gosaldo, invece, tutta un’altra storia: fino al Mis e poco oltre una strada “normale”, e poi quattro chilometri che definire scoscesi è poco. Si costeggia Sarasin, Pongan con l’asfalto ferito dal passare degli anni, e poi ancora Masoch, Pette. «Cosa vuole che le dica, ci manca solo che ci tolgano i soldi del Fondo comuni confinanti e poi possiamo anche chiudere tutto. Senza quei soldi per noi è la morte. Quei cinquecentomila euro l’anno servono per cercare di sistemare quelle strade, servono ad evitare di chiudere la nostra scuola elementare, a fare in modo che ci sia un futuro per chi ha deciso, nonostante tutto, di restare qui».
Stefano Da Zanche è il sindaco di Gosaldo da poco più di due anni. Lavora alla Luxottica, come quasi tutti i suoi concittadini che devono la vita lavorativa all’intuizione di Leonardo Del Vecchio che decise di lasciare Milano per cercare fortuna nel lontano agordino, dove il settore dell’occhialeria stava vedendo i suoi albori, e piano piano da lì conquistare il mondo. «In Luxottica ci lavorano anche i primierotti», dice Da Zanche, «ogni giorno partono due pullman da Primiero. Quando li incontro giù in fabbrica, mi dicono che fino al Mis i bus potrebbero anche tenere le gomme estive tutto l’anno per come la strada è tenuta in Trentino, e che si capisce chiaramente dagli scossoni quando si arriva in Veneto».
Non sono stati anni facili, per Gosaldo. «Prima Vaia, poi due fortissime ondate di maltempo che ci hanno messo in ginocchio. Frazioni isolate, ponti crollati». L’ultimo episodio è quello del 6 dicembre 2020. «Finimmo su tutti i telegiornali nazionali quando crollò il ponte di Ren con la camionetta dei vigili del fuoco che precipitò nel torrente. Per fortuna non ci furono morti, ma di noi si ricordano solo quando ci sono le tragedie», commenta amaro.
Gli anziani di Gosaldo escono alla chetichella dalla messa, il sindaco Da Zanche li saluta uno ad uno. Sono una grande famiglia, abituata a guardare al di là del torrente Mis le fortune trentine. «Invidia? No, non direi. Però davvero senza i soldi del Trentino e dell’Alto Adige non so come farei».
Perfino il bar della piazza non è un vero bar. «È un locale del Comune, i volontari della Pro Loco danno da bere cercando di tenerlo aperto il più possibile». Il bar, quello vero, è nelle mani del Trentino. «Abbiamo utilizzato i Fondi del 2018 per costruirlo al posto dell’attuale locale della Pro Loco, sarà pronto nel 2024 perché il nostro nemico numero uno si chiama burocrazia. Provate voi ad avere a che fare con Venezia invece che con Trento. Laggiù, in Laguna, non sanno davvero com’è vivere in montagna, e d’altronde ai padovani, ai trevisani, ai veneziani interessa poco quello che succede su da noi».
Se per molti Comuni medio-grandi un contributo annuo di mezzo milione di euro può essere più o meno importante, qui a Gosaldo è tutto. «Il nostro bilancio senza quei Fondi sarebbe in profondo rosso, e anche col contributo restiamo a malapena a galla». Quel confine così labile, com’è la sponda del Mis, a volte sembra quasi non esserci. «Ma sì, da un certo punto di vista siamo quasi un’unica realtà. I trentini vengono a Gosaldo perché qui c’è la farmacia, c’è la caserma dei carabinieri, mentre noialtri andiamo al Mis perché c’è la pizzeria».
L’idraulico abita proprio nella casa bianca che sta sul confine, ma preferisce non parlare. Non sarebbe facile raccontare a chi sta a dieci metri da lui cosa significa essere in Trentino: il Fondo con il “Plafond Ripresa Trentino”, interventi di sostegno alla liquidità delle imprese trentine per il caro energia solo per citare le più recenti. E l’ormai famoso bonus energia da 180 euro per la sua famiglia. Quando ha letto le dichiarazioni dell’assessore provinciale Mattia Gottardi sul futuro del Fondo per i comuni confinanti, Da Zanche ha fatto un salto sulla sedia in Municipio.
«Ma dai, come si fa a non pensare a chi è appena oltre i tuoi confini? Ingordo, capisco che anche in Trentino non ci saranno più i soldi di una volta, ma bisognerebbe non ragionare da ingordi. Qui a Gosaldo stiamo facendo i salti mortali per tenere aperta la scuola elementare con i suoi sette studenti che sono in pluriclasse, se chiudesse anche quella sarebbe la morte del paese».
Gosaldo ha usato parte dei fondi del 2020 proprio per adeguare i locali della scuola cambiando le coperture. «Una volta c’erano alberghi, ora non più. Ha chiuso la banca, poi anche il fruttivendolo, il macellaio, il panettiere, il bar. Negli anni Sessanta c’erano oltre tremila abitanti, ora sono cinquecentodiciassette, moltissimi anziani».
Ma in mezzo a questa situazione difficile, anche qualche segnale di speranza. «Ci sono sette famiglie giovani che hanno recentemente deciso di trasferirsi qui, dobbiamo tenere duro anche per loro». All’asilo ci sono nove bambini, un piccolo segnale di speranza. «Tre dei nove bimbi arrivano da Sagron Mis, altrimenti dovrebbero andare a Fiera di Primiero, vuole mettere il disagio?».
Il sindaco Da Zanche conosce a memoria ogni euro speso del Fondo comuni confinanti. «Ora devo pensare a migliorare le nostre strade, ci sono tante, troppe cose da fare. Un anno di contributi trentini servono per sistemare circa tre chilometri di strade, ma con gli ultimi aumenti pazzi dei costi rischio di fermarmi a due chilometri. Capisce? Due chi-lo-me-tri. E ai miei concittadini chi lo va a dire?».
I rapporti con il vicino comune di Sagron Mis sono ottimi, e nella quotidianità nessuno pensa più di tanto a quell’Autonomia speciale che separa le due rive del torrente Mis. «Con il sindaco Marco Depaoli si ragiona, ma non è facile pensare a mettere assieme dei servizi visto che siamo in due regioni diverse, due regioni così incredibilmente diverse». Da Zanche avrebbe una gran voglia di ragionare su accorpamenti di servizi sovracomunali, ma sa bene che sarà come scalare l’Everest più che le Pale di San Martino. Per il sindaco Da Zanche la piazza di Gosaldo è un po’ il suo vero ufficio, quasi e più del municipio. Per anni è stato l’anima del Comitato che organizza le feste, gli eventi, le sagre per portare in centro al paese i cittadini di Gosaldo e anche quelli dei Comuni limitrofi.
«Due anni fa abbiamo deciso di mettere in piedi una lista giovane per provare a dare un futuro al paese. Tanti miei amici hanno lasciato Gosaldo per trasferirsi più vicino ad Agordo, qualcuno è anche andato a Sagron Mis ma sono stati pochi. Io da qui non mi muovo, il futuro di Gosaldo lo si costruisce da dentro». In località Don c’è una porzione di una vecchia casa da ristrutturare in vendita a 40mila euro, a Sant’Andrea un piccolo appartamento con garage lo porti via a 45mila, a Tiser per un appartamento su tre livelli servono 55mila euro. A Trento, solo per un garage in San Pio X ne chiedono 90mila, per uno in zona Santa Chiara siamo a 82mila euro.
Un caldo sole di novembre sembra baciare Gosaldo e fa luccicare l’acqua del torrente Mis, quel torrente che di Speciale ha l’autonomia trentina in uno solo dei suoi lati. Da Zanche sembra guardare oltre, verso il Primiero, verso Trento, verso chi sta pensando di ridiscutere il Fondo comuni confinanti.
«Vengano qui», dice, «anzi cercherò di scendere io a Trento per spiegare com’è la nostra situazione. Già così amministrare il Comune è molto difficile, senza il contributo trentino sarebbe quasi impossibile. Chi glielo andrebbe a dire ai miei vecchietti che non siamo più in grado di dare un futuro a Gosaldo?».