Belluno, il prefetto invita alla calma sulla questione lupi: niente pericolo per la popolazione, allarme sociale ingiustificato
Nel comitato ordine e sicurezza della vicina provincia dolomitica, che ospita un centinaio di lupi, il rappresentante del governo ha risposto all'appello di una serie di sindaci, dopo alcuni avvistamenti nei centri abitati: l'invito a far prevalere la scienza sull'emotività. Quanto alle numerose predazioni di capi di allevamento, si sottolinea la necessità di custodire i propri animali in luoghi protetti
BELLUNO Ecco come convivono lupi e allevamenti sul Nevegal
ALTO ADIGE La Provincia: "Facilitare gli abbattimenti di lupi"
BELLUNO. Anche in provincia di Belluno, così come in varie zone del Trentino e dell'Alto Adige, gli enti locali manifestano preoccupazione per la crescente presenza di lupi sul territorio.
La settimana scorsa la questione, sollevata da vari sindaci, è approdata in sede di comitato ordine e sicurezza pubblica e qui il prefetto di Belluno, Mariano Savastano, pur precisando di non voler sottovalutare nulla ha richiamato tutto a un'analisi razionale del tema, evitando allarmismi fuori luogo e reazioni emotive.
In una lettera inviata nei giorni precedenti ad alcuni primi cittadini, compresi quelli del capoluogo e di Feltre, il prefetto ridimensiona il problema: «Il lupo non attacca l’uomo, anzi, lo evita per natura. Al momento la presenza di questo predatore sul territorio non rappresenta una minaccia per la pubblica incolumità».
Dal rappresentante del governo anche una sottolineatura sul numero di esemplari in circolazione: non si può certop parlare di sovrapopolazione di lupi e dunque bisogna guardarsi dal rischio di psicosi. Insomma, in un territorio di montagna come quello bellunese, spiega il prefetto, supportato dalle consulenze scientifiche, è normale anche che ci abitino i lupi e si tratta di costruire la convivenza migliore con gli esseri umani e le loro attività.
A far scattare l'allarme, oltre a una serie di predazioni diffuse in particolare nella fascia meridionale della vicina provincia dolomitica, erano stati anche alcuni avvistamenti, nel corso dell'inverno, di esemplari solitari di lupi (o presunti tali) anche in alcuni centri abitati.
Secondo i dati ufficiali più recenti, cui fa riferimento anche la prefettura, nel Bellunese si trovano fra gli 80 e i 120 lupi, suddivisi in 17 branchi. Le montagne dell'area prealpina sono quelle più frequentate dai lupi.
Dunque, la conoscenza dei numeri e del comportamento di questo animale è fondamentale per adottare un approccio corretto, spiega ancora il prefetto, invitando le istituzioni locali ad affidarsi alla scienza e non all'emotività: «Certo, è un predatore ma non attacca l’uomo. Da 150 anni non si registrano aggressioni dirette a persone». Va ricordato, sottolinea il prefetto, di che si tratta di una specie protetta, quindi è l’uomo a essere chiamato a comportamenti adeguati nei suoi riguardi.
Per quanto attiene alla presenza dei lupi in aree abitate, l'importante è evitare di favorirla: dunque, non bisogna lasciare avanzi di cibo a disposizione all'aperto e vanno custoditi al sicuro gli animali di allevamento e di affezione, in particolare ovviamente di notte.
Al grido degli allevatori che subiscono perdite per predazioni, dunque, la risposta principale è che va tenuta presente la necessità di attrezzarsi sul fronte della protezione e i semplici recinti elettrificati non sempre sono sufficienti, servono locali chiusi e coperti, insomam, come le vecchie stalle o simili.
Solo a fronte di singole situazioni che indichino la presenza di lupi ormai troppo confidenti, nei pressi delle case, la polizia provinciale bellunese procederà con azioni dissuasive (in qualche caso già avvenute dopo l'autorizzazione dell'Ispra), come lo sparo di proiettili di gomma per allontanare gli animali e riabituarli a non uscire dai boschi.
Niente panico, insomma, e attenzione alle campagne (anche mediatiche) di chi rischia di confondere la popolazione alimentando un allarme fuori misura.