Divelto l'autovelox a Santo Stefano di Cadore: sei mesi fa su quella strada un'auto uccise tre pedoni
Il box in via Udine è stato lasciato a terra, il Comune ha comunicato che sarà subito ripristinato. Nel luglio scorso l'auto guidata da una giovane tedesca travolse una famiglia di turisti veneziani uccidendo un bimbo di due anni, il papà e la nonna
DRAMMA La famiglia travolta da un'auto in Cadore: uccisi padre, figlio e nonna
IMMAGINI La drammatica scena della tragedia a Santo Stefano di Cadore
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BELLUNO. Nemmeno su una strada che appena sei mesi fa fu teatro di una tragedia che distrusse una famiglia, si rispettano i dispositivi di sicurezza: un altro autovelox è stato abbattuto la scorsa notte a Santo Stefano di Cadore (Belluno), lungo via Udine, dove il 6 luglio scorso un'automobile guidata da Angelika Hutter, bavarese di 32 anni, travolse un gruppo di turisti veneziani uccidendo papà, figlioletto di due anni e nonna.
Fra l'altro, nei giorni successivi all'immane tragedia, arrivavano segnalazioni sul mancato rispetto dei limiti di velocità nel emdesimo tratto di strada, in paese.
Si tratta del secondo caso di vandalismo in provincia di Belluno dopo il palo segato sulla strada del passo Giau, sopra Cortina D'Ampezzo, tornanti molto utilizzati da chi fa scorribande in moto o con auto sportive.
Il modo di agire a Santo Stefano di Cadore non è stato quello tipico dell'ignoto "Fleximan", ossia quello di tagliare con una sega elettrica la base del palo dove è montato l'apparecchio. In questo caso infatti è bastato svitare i bulloni e far sbilanciare contro la parete di un edificio vicino il contenitore blu posto a lato della strada, che comunque è vuoto al suo interno, e quindi in questo periodo non registra gli eccessi di velocità dei veicoli di passaggio.
Si tratta infatti di quelle colonnine che vengono attivate e utilizzate, in genere, soltanto in presenza di una pattuglia della polizia locale.
Ma poco importava, evidentemente, al vandalo che, incurante come i vari "Fleximan" delle vittime della velocità sulle strade italiane, ha divelto il contenitore dell'autovelox.
Il Comune di Santo Stefano di Cadore ha già comunicato che ripristinerà il dispositivo di sicurezza.
Si tratta del sedicesimo danneggiamento di un apparecchio autovelox in Veneto messo a segno da emuli dello sconosciuto Fleximan.
Nei giorni scorsi Angelika Hutter, che finora non ha spiegato che cosa le fosse successo quel giorno in Cadore, è stata ricoverata in un ospedale a Venezia: un trattamento sanitario obbligatorio disposto, come ha scritto il quotidiano veneto Il Gazzettino, in seguito a episodi di aggressione ai danni di compagne di cella e di agenti della polizia penitenziaria, nel carcere femminile della Giudecca.
La donna resta in stato di detenzione preventiva, il gip di Belluno ha chiesto una perizia psichiatrica, come incidente probatorio i cui esiti sono attesi il 12 marzo. Una prima consulenza psichiatrica, lo scorso anno, l'aveva riconosciuta capace di intendere e di volere. Per lei, al momento, l'accusa è di omicidio stradale plurimo.
Nell'ottobre scorso a Santo Stefano di Cadore, alla presenza dei periti e dei consulenti delle parti e del procuratore della Repubblica di Belluno, Paolo Luca, si svolse l'esperimento giudiziale disposto dalla magistratura per riprodurre lo scenario nel quale lo scorso 6 luglio si verificò l'incidente che costò la vita a Marco Antonello, 48 anni, al figlio Mattia (2) e alla nonna Mariagrazia Zuin (65), tutti di Favaro Veneto (Venezia).
L'iniziativa giudiziaria aveva lo scopo di cercare di chiarire, attraverso l'uso di manichini e di un'automobile di massa e cilindrata analoga e lanciata alla elevata velocità ricavata dalle precedenti perizie, quali condizioni di visibilità potesse aver avuto la conducente che non risultò aver assunto stupefacenti o alcolici oppure essere stata distratta da attività sul proprio telefono cellulare.