Progetto diga e mega invaso sul Vanoi: anche il Cai veneto esprime contrarietà
Il Club alpino sottolinea che l'opera voluta fra Trentino e Bellunese per l'irrigazione in pianura dal consorzio di bonifica Brenta (Padova) è «di forte impatto ambientale e fortemente e motivatamente osteggiata dagli abitanti del Primiero e del Feltrino». Si chiede di far decidere i territori di montagna ma anche di migliorare la manutenzione degli invasi esistenti e di utilizzare in agricoltura sistemi innovativi che tagliano i consumi di acqua
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BELLUNO. Anche il Club alpino veneto assume una posizione critica sul mega progetto di diga e invaso sul torrente Vanoi, in territorio trentino e bellunese.
Il Cai ha affrontato il tema in una riunione svoltasi a Feltre il 18 luglio: sono emerse contrarietà all'opera, voluta per l'irrigazione in pianura dal consorzio di bonifica Brenta (Padova), definita dal sodalizo alpino «di forte impatto ambientale, fortemente e motivatamente osteggiata dagli abitanti del Primiero e del Feltrino e progettata su un territorio già sottoposto a servitù a causa della presenza di numerosi invasi per la produzione di energia elettrica».
I presidenti del Cai Veneto, Renato Frigo, e di Feltre, Renzo Zollet, insistono piuttosto sulla necessità di un’adeguata manutenzione degli invasi già presenti, la cui capacità si può aumentare grazie a interventi di pulizia dei bacini del materiale franoso o depositato dalle correnti dei corsi d'acqua.
E se l'agricoltura di pianura si preoccupa di non avere acqua a sufficienza per le piantagioni, il Cai sottolina l'urgenza di «pianificare un diverso utilizzo della risorsa idrica nelle coltivazioni, adottando con metodi meno dispersivi, più razionali e attenti ai cambiamenti climatici in atto».
Si fa riferimento, fra l'altro, alla riduzione sensibile dei consumi di acqua che sarebbe garantita da impianti di irrigazione a goccia o da sistemi di agricoltura di precisione.
In una nota, i due presidenti spiega: «L’Italia detiene il record in Europa per prelievi di acqua, con quasi 40 miliardi di metri cubi all’anno. Si tratta di acqua prelevata da fiumi o falde acquifere per l’utilizzo dell’uomo. Questo dato, messo in rapporto alla disponibilità, ci rende il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico.
L’Italia con circa 130 miliardi di metri cubi ogni anno è il terzo Paese europeo con la maggiore disponibilità di acqua, necessaria non solo alle attività umane ma anche al sostentamento di tutti gli ecosistemi. Questo valore si è già ridotto del 20% rispetto a inizio ‘900 e potrebbe diminuire di un altro 40% (con picchi del 90% al Sud).
In Italia l’agricoltura è il primo settore per consumo di acqua (16 miliardi di metri cubi in un anno, ben il 40% del totale) ed è secondo solo alla Spagna. Il degrado del suolo agricolo, aggravato dalla crisi climatica, in Italia è particolarmente critico: non solo perché stiamo perdendo in media ogni anno 10 tonnellate di suolo fertile per ettaro (record in Europa), ma in quanto l’Italia vanta anche il record europeo di acqua prelevata a usi civili, quasi doppiando i valori di Germania, Francia e Spagna.
Il prelievo è alto per due motivi: da un lato, perché l’infrastruttura idrica è vecchia, caratterizzata da investimenti insufficienti, e perde per strada 42 litri ogni 100 prelevati (contro i 33 di fine anni ‘90); dall’altro, perché il consumo pro capite di un cittadino italiano è il più alto d’Europa, con quasi 220 litri al giorno (fonte dei dati: ricerca 2023 di Italy for Climate)».
Sul piano normativo, il Cai veneto ricorda che dal 26 giugno 2023 vige il Regolamento europeo 2020/741 per il riutilizzo delle acque reflue trattate ai fini irrigui: un'altra opportunità per evitare di intaccare i corsi d'acqua di montagna ai fini irrigui nei campi di pianura.
«Come Cai – concludono Frigo e Zollet – riteniamo importante ascoltare le popolazioni che sono coinvolte territorialmente dall’opera mediante referendum, non rivolto alla scelta dell’ipotesi A, B, C o D di costruzione dell’invaso, ma sulle ricadute sociali e ambientali dell’opera nel territorio dove vivono».