Loris Cocca lascia il carcere e va ai domiciliari
Loris Cocca, il cuoco 33enne arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato, può lasciare il carcere. Il giudice Francesco Forlenza, al termine dell’udienza di convalida che si è svolta ieri mattina a Spini, ha infatti disposto gli arresti domiciliari. Una misura ritenuta adeguata anche dal pubblico ministero Carmine Russo. La difesa, sostenuta dagli avvocati Antonio Saracino e Marco Vernillo, aveva invece chiesto la scarcerazione, o in subordine l’obbligo di firma, ritenendo che non sussistesse alcun rischio di reiterazione del reato, visto che il veicolo è stato sequestrato e la patente del giovane ritirata. Ma i legali hanno ottenuto dal giudice che Cocca possa lasciare l’abitazione di Moena, dove vive in affitto, per recarsi al lavoro: i difensori hanno infatti prodotto il contratto di lavoro a tempo determinato con un hotel del paese.
Durante l’interrogatorio di convalida il cuoco si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. «È ancora molto provato e scioccato», evidenzia l’avvocato Vernillo, chiarendo che mancavano le condizioni psicologiche per rispondere al magistrato con serenità ed evidenziando che, comunque, il cuoco aveva già reso dichiarazioni spontanee nell’immediatezza del fatto. Il giovane, originario della provincia di Benevento, ha detto che lunedì pomeriggio stava rientrando a Moena proveniente da Bolzano. La tragedia si è consumata, pochi minuti prima delle 18, a meno di un chilometro dalla meta. Cocca stava percorrendo con la sua Ford Focus la vecchia statale, la strada de Pecé, ormai in vista di Moena.
L’indagato sostiene di aver tenuto una velocità moderata. Mattia Sommariva, con il suo inseparabile monopattino, stava viaggiando sul marciapiede. All’improvviso - questo è il racconto, di parte, dell’indagato - il 19enne avrebbe invaso la sede stradale, di fatto tagliando la strada alla Ford Focus. Quello che è certo è che il ragazzo è stato travolto. Dopo l’impatto, però, Cocca non si è fermato: è fuggito, lasciando Mattia a terra esanime. «Non sono più stato in grado di ragionare - aveva raccontato Cocca ai suoi legali - ho avuto paura e sono andato a casa a Moena dove ho bevuto della birra. Poi, ancora sotto shock, sono andato al lavoro in albergo».
L’hotel dove, dopo nemmeno un’ora, carabinieri, polizia locale Fassa e polizia stradale lo hanno rintracciato e arrestato. Cocca deve rispondere di omicidio stradale, aggravato dalla fuga e dall’alcol, ma anche di non avere tenuto una velocità adeguata alle condizioni della strada. Cocca è stato trovato positivo all’alcoltest: 1,57 e 1,60 sono i risultati delle due misurazioni prescritte per legge. Il giovane cuoco, come detto, sostiene di aver bevuto dopo l’incidente: «Una circostanza riferita in tempi non sospetti, prima ancora di essere sottoposto all’accertamento con l’alcoltest», evidenzia il legale, sottolineando poi che i due precedenti per guida in stato di ebbrezza sono risalenti nel tempo (2004 e 2012).
Una ricostruzione che è ora al vaglio degli inquirenti, al lavoro anche per ricostruire con certezza la dinamica dell’investimento mortale (anche la difesa potrebbe chiedere una consulenza). L’appartamento in cui Cocca vive in affitto, poco lontano dall’hotel dove lavora, è stata perquisito e sono stati acquisiti anche i filmati delle telecamere della zona.