Punto nascite Cavalese, sacrificio minimo per le altre unità operative
Dopo quasi due anni, il punto nascita di Cavalese riaprirà a partire dal 1° dicembre con effetti temporanei, come spiega il direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Paolo Bordon, sull’operatività di altre Unità Operative come Chirurgia e Ortopedia. Ma si tratterà di una fase che si ipotizza possa concludersi tra giugno e luglio dell’anno prossimo.
«In questo momento è chiesto un minimo sacrifico alle altre aree - commenta il dirigente - finché, cioè, non sarà pronta per l’utilizzo la sala operatoria per il parto in emergenza nel blocco operatorio. Attualmente, i requisiti prevedono che se durante il travaglio della donna si rende necessario effettuare un cesareo in emergenza, questo debba essere fatto nella sala operatoria a fianco. Prima del nostro intervento a Cavalese c’era una sola sala parto, quando, obbligatoriamente, le sale parto devono essere due. Ora abbiamo realizzato la seconda, che sarà operativa da giugno, e nel frattempo il Ministero alla Salute ci consente di utilizzare una delle due sale operatorie, che oggi sono usate una per l’Ortopedia e l’altra per la Chirurgia. In questo momento, quindi, il protocollo prevede che, quando in ospedale entrerà una donna per partorire, una sala operatoria dovrà essere messa a disposizione per un eventuale cesareo in emergenza. Questo piccolo sacrificio durerà, quindi, sei mesi».
Bordon aggiunge poi come l’Azienda sanitaria continuerà a promuovere concorsi (uno si terrà il 27 novembre per Pediatria) per recuperare il personale necessario a garantire in maniera stabile il servizio: «Questa è una carenza che non è solo di Cavalese - conclude - ma è diffusa su tutti gli ospedali. Una rilevazione nazionale ci prospetta che da qua al 2025 circa il 40% di alcune figure, pediatri e ginecologi, verranno a mancare».
Nel frattempo, il presidente della Comunità territoriale della Valle di Fiemme Giovanni Zanon, il 13 novembre scorso, ha inviato alla nuova giunta provinciale, ai consiglieri provinciali e ai sindaci e agli amministratori delle zone interessate dal servizio ospedaliero, una nota contenente un’ampia riflessione sugli aspetti socio sanitari della valle, non legati solo al punto nascita.
In particolare, nel documento il presidente prende in considerazione l’intero sistema ospedaliero della valle, evidenziando come «se non si riuscirà a modificare alcuni parametri, in particolare riferiti alla presenza attiva di alcune figure professionali, difficilmente il sistema sarà in grado di reggere a lungo termine» e auspicando anche la promozione di un ragionamento sulla definizione chiara delle Unità Operative e dei servizi, che si devono considerarsi necessari per chi vive in montagna, un «confronto franco» sulla rotazione periodica dei professionisti tra ospedali centrali e periferici e una particolare attenzione ai reparti di Chirurgia (visto il prossimo pensionamento del direttore dell’U.O.) e Ortopedia per la sostituzione e il mantenimento delle competenze.
Sotto la lente di Zanon anche la riorganizzazione dell’Azienda sanitaria, che con l’ultimo regolamento, dice, «ha ulteriormente accentrato tanti aspetti organizzativi, perdendo con questo sistema quella praticità necessaria per dare risposte concrete alle esigenze dei territori», e la riforma del welfare per gli anziani e «Spazio Argento» per cui, sebbene ne condivida la proposta di un sistema integrato e sostenibile di servizi, il presidente ribadisce la richiesta di autonomia organizzativa e programmatica delle Comunità.