Si svuota il lago di Pezzé e l'Avisio soffre lo svaso: l'allarme dei pescatori
Sono in pieno svolgimento, fino al 5 giugno prossimo, le manovre di svuotamento della diga di Pezzé in Val di Fassa. I lavori di svaso del bacino fra Soraga e Moena, sono necessariamente una violenza a tutto il corso del fiume Avisio.
I lavori sono certamente necessari, ogni quattro anni occorre svuotare il bacino artificiale, e quest’anno ancora di più dato che la piena della tempesta Vaja ha fatto danni nello scorso ottobre. Ma ogni volta che si apre la diga, si versano tonnellate di fango scuro (e puzzolente) lungo tutto il corso in Val di Fiemme.
I pescatori sono come sempre in allarme, dati i gravissimi danni provocati dagli ultimi due svasi del 2009 e del 2012. Il problema è che il limo rilasciato, ricopre la flora del fiume, e uccide tutto il pesce fino al terzo anno di età, in particolare gli avannotti più piccoli.
Un danno enorme, che molti comuni e forze politiche nei giorni scorsi hanno denunciato sia a livello comunale in Val di Fiemme, sia a livello provinciale con delle interrogazioni. La società concessionaria del bacino, Hydro Dolomiti Energia, in sinergia con la Provincia ha questa volta avviato un programma di accurato monitoraggio nell’ambito del progetto europeo HyMoCARES; esso prevede cinque stazioni di rilevamento dalla diga fino a Stramentizzo, affidate all’Agenzia provinciale dell’ambiente, ma anche a studenti delle università di Trento e Bolzano che seguiranno lo svaso con una serie di relazioni specifiche.
Possibile che non si possa fare altro che sversare il fango ogni tre anni nel fiume provocando un disastro ambientale? Evidentemente questa soluzione è la meno costosa per il concessionario. L’ingegner Magnaguaagno, responsabile per Hydro Dolomiti Energia dello svaso, ci dice: «Questa è ormai una modalità in evoluzione, che oggi possiamo eseguire con tranquillità: semplicemente facciamo un’azione naturale, dato che anche il fiume sposta il limo da monte a valle. Quello che facciamo, è restituire il limo a valle in un periodo concentrato di due settimane invece che in tre anni».
In molti, sui social network, si sono chiesto come mai non si pensa a una soluzione èiù rispettosa per l’ambiente. «La soluzione di dragare il bacino, che può essere un’alternativa, comporta molti altri problemi - spiega Magnaguagno -: bisogna trovare un’area per stoccare i fanghi che vengono prelevati, lasciargli asciugare, e comunque c’è un problema di trasporto di questo materiale, con l’inquinamento provocato da centinaia di camion che vanno avanti e indietro».
Eppure una soluazione alternativa la vorrebbero i pescatori dell’Associazione di Fiemme, come ci spiega Fulvio Ceol: «Questo doveva esserel’ultimo svaso, perché la concessione scadeva nel 2019, ma intanto l’hanno già prorogata fino al 2021», e quiindi sappiamo già che fra 3 anni sarà la stessa musica.
Quella deipescatori è una situazione paradossale: nell’impianto ittiogenico che hanno a Predazzo, dove allevano gli avannotti e le trote, oggi hanno tonnellate di pesce pronto a essere immesso, ma ci vorranno due o tre mesi dalla fine dello svaso per avere le condizioni adatte alla sopravvivenza del pesce più piccolo. «Bisogna perciò aspettare - dice Ceolan - che si ripristini almeno la fauna dei micro organismi di fiume, e la flora che dà il nutrimento a questi pesci, i quali altrimenti morirebbero di fame o sarebbero preda delle stesse trote più grandi».
Se quello del bacino di Pezze è un problema ambientale che si presenta ogni tre anni, ben più grave è quello del bacino di Stramentizzo, più a valle, che è molto più grande e che non viene ripulito dal fango fin dai tempi della tragedia di Stava. I fanghi di Stramentizzo, sono quindi in gran parte formati da scarti di lavorazione di elementi chimici delle miniere di Prestavel. Il fango ormai occupa due terzi se non di di più del volume del bacino, il quale così perde anche la sua funzione di laminazione delle piene in caso di alluvione. Ma come liberare questo lago dal limbo, non si sa.
Per ora la nuova concessione alla società Stf legata anche questa a Hydro Dolomiti Energia, prevede la costruzione a Molina di Fiemme di un nuovo sgrigliastore, che almeno eviti ad altro materiale di finire nel lago. L’ipotesi che ci sia anche uno svaso di Stramentizzo circola da anni negli ambienti dei pescatori, i quali promettono, in caso si metta in atto, una durissima battaglia.
Ma è un problema quantomeno provinciale: lo stesso è successo al lago di Molveno (in questi giorni i pescatori lamentano che è tornata l’acqua, ma non il pescato), e di conseguenza a Santa Massenza e Toblino, laghi “sterili” per l’arrivo delle tubature da Molveno.
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